XXVI

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Garrett sembrava ogni giorno più inquieto, e Ashley ne era esausta. Non riusciva a capire cosa lo tormentasse tanto, ma sapeva che c'era qualcosa che lui non le stava dicendo. Ogni tentativo di chiarimento sembrava cadere nel vuoto, con Garrett che trovava sempre il modo di sviare l'argomento.

Una sera, dopo aver rimandato ancora una volta, lui la prese da parte. L'espressione sul suo volto era seria, quasi grave, e lei sentì un nodo formarsi nello stomaco.

"Ashley," iniziò, "devi fidarti di me. C'è un motivo per cui insisto così tanto, qualcosa che... può cambiare tutto." Fece una pausa, guardandola intensamente. "Vorrei che venissi con me in America. È importante."

Ashley incrociò le braccia, perplessa e scocciata. "Perché continui a insistere? Cos'è che non mi dici?"

Garrett sembrava cercare le parole giuste, ma esitava, come se ogni parola potesse tradire un segreto troppo pesante da rivelare. "Non posso spiegartelo qui... è complicato, ma ho bisogno che tu mi dia fiducia e venga con me," disse, cercando di trattenere l'urgenza nella voce.

Ashley sentì una stretta nel petto. Era abituata alla franchezza di Garrett, alla sua sincerità disarmante, e ora si trovava di fronte a un mistero che non riusciva a decifrare. "Mi stai chiedendo di tornare nel posto da cui sono scappata e non mi vuoi nemmeno dare una spiegazione"

Lui si passò una mano sul viso, frustrato. "Lo so, è assurdo. Ma ti giuro che tutto avrà un senso una volta lì. Mi prenderò ogni responsabilità se deciderai che è stato un errore. Ma devo chiedertelo... per favore."

Ashley guardò quegli occhi pieni di ombre e si chiese se accettare, se fidarsi di quel mistero che lui sembrava custodire con tanto timore.

"Garrett..." sussurrò Ashley, la voce incrinata dall'ansia. L'idea di essere scoperta, di incrociare lo sguardo di uno dei suoi vecchi amici, la faceva tremare; era come una presa fredda e soffocante al petto.

Garrett, vedendo il panico nei suoi occhi, si mosse in fretta e le prese il viso tra le mani, con una delicatezza che sembrava paradossale rispetto alla sua urgenza. "Ashley," mormorò, i suoi occhi intensi, "non accadrà. Nessuno ti vedrà, nessuno ti troverà." Sfiorò le sue guance con i pollici, cercando di infonderle calma.

Ashley lo guardò, cercando di scorgere nei suoi occhi una sicurezza a cui aggrapparsi, un segno che tutto sarebbe andato bene. "E se qualcuno mi riconoscesse? Non so cosa direi, non saprei... Non posso rischiare."

Garrett scosse appena la testa, mantenendo il suo viso fermo tra le mani. "Ascolta. Io mi occuperò di tutto. Passeremo inosservati, te lo prometto. Voglio solo che tu ti affidi a me, anche solo per una volta." Fece una pausa, il suo sguardo diventando più dolce. "Non lascerò che accada nulla che tu non possa gestire. Siamo solo io e te."

Ashley abbassò lo sguardo per un attimo, cercando di placare il tumulto dentro di sé. Si fidava di Garrett, eppure la paura continuava a stringerla. Sollevò lentamente gli occhi verso di lui, cercando di ritrovare forza in quella vicinanza.

"Va bene," sussurrò infine, con un filo di voce. "Io...andiamo."

Garrett le sorrise, e per un attimo, sembrava che le tensioni e le paure si fossero dissolte nel silenzio, ma quando solo poche ore dopo, dopo aver saziato la loro sete in un vicolo di Londra abbandonato, che si scatenò contro Garrett.

"Ashley, aspetta!" gridò Garrett, cercando di raggiungerla, ma lei si voltò di scatto, afferrandolo e, con un gesto furioso e disperato, lo spinse contro il muro. Il colpo rimbombò, e lui rimase immobile per un istante, sorpreso dalla sua forza.

"Ashley, che diavolo stai facendo?" sussurrò incredulo, mentre lei si allontanava, la tensione che le scorreva nel corpo visibile nel tremore delle sue mani.

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