9. Un grande amico

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Secondo giorno...

Carlotta


<< Dolcezza, ti ho cercata dappertutto. Ma dove diavolo eri finita?>>

E, prima ancora di vederlo, il mio corpo vibra, come sempre, al suono della sua voce.

Non posso controllare le sensazioni che il mio cuore sprigiona in sua presenza eppure qualcosa dentro, a me ancora sconosciuto, ha iniziato a metterlo in discussione.

Come se una piccola parte, mi spronasse a dubitare di lui.

È magnificamente perfetto, allora cosa mi frena?

<< Scusa>>, sussurro, senza però muovere un muscolo verso la sua direzione.

Cosa mi prende?

Non riesco a capire perché provo questo disagio. Non sono mai stata timida verso Filippo ma oggi mi sento come se, in qualche modo, gli avessi fatto un torto.

Mentre mi cingo la vita con le braccia, cercando di chiudermi come un riccio, sento una mano aggrapparsi ai miei fianchi. Mi volto verso Andrea, sorpresa da quel tocco, ma lui, ignaro del mio sguardo, continua a fissare minacciosamente il mio amico.

Non capisco il motivo ma, il suo gesto mi fa gettare un sospiro liberatore. Nemmeno mi ero accorta di stare respirando a malapena.

<< Andiamo, Carlotta. Ti porto in camera>>, mi dice Andrea spezzando il pesante silenzio che si è venuto a creare.

Le parole sono inutili. I loro sguardi di fuoco sembrano capirsi senza alcun bisogno di dare fiato alla bocca.

<< Ci penso io a lei. Vattene Bernardi.>>

Cosa diamine sta succedendo qui?

Sono confusa.
È come se stessero rivaleggiando una guerra silenziosa.
Come se volessero eliminarsi a vicenda.

Non mi piace come si stanno mettendo le cose. Non dovremmo creare scompiglio. Lo scopo del soggiorno è il divertimento non la guerra perciò devo fare qualcosa per riportare la pace tra i due Alpha.

Dunque, mi armo di pazienza e buon senso e, in modo calmo e pacato, spezzo il silenzio asfissiante: <<È stato lui a trovarmi, Filippo. Ho preso una storta ieri e...>>

<<Hai preso una storta? E quando pensavi di dirmelo?>> Frena il flusso delle mie parole senza darmi modo di terminare la frase.

Aggrotto le sopracciglia, dubbiosa.

"È da ieri che zoppichi. Voleva un telegramma inviato, o magari i segnali di fumo?"

Vabbè probabilmente sarà stato impegnato e non ci avrà fatto caso.

"Non ci credi nemmeno tu", mi sottolinea Dory. Ed è vero.

Continuo a passare oltre. Mi faccio forza sul fatto che sia impegnato ma il mio zoppicare non è passato inosservato a nessuno. Solo lui non se n'è accorto.

<< Non è che una stupida storta. Non occorreva che ti facessi preoccupare inutilmente>>, gli spiego, fingendo che il dolore, che ho provato e che sto attualmente provando, non sia nulla di grave e, visto che non controbatte, finisco il discorso che ha interrotto un attimo fa: <<Però oggi mi sono ritrovata a inciampare sulla radice di un albero e sono caduta malamente a terra. Non sono riuscita a raggiungere il nostro punto d'incontro e se Andrea non mi avesse trovata, probabilmente sarei ancora intrappolata lì>>, riassumo velocemente, prima che mi blocchi di nuovo.

10 Giorni per farla innamorareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora