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Yerim rialza lo sguardo confusa da quell'ultima regola, ancora più strana delle precedenti, ma lo riabbassa appena i suoi occhi incontrano quelli taglienti del ragazzo, che le chiede "Le è tutto chiaro?" ricevendo un cenno di assenso.
"Perfetto. Se mi vuole seguire, le mostro meglio il locale e ciò di cui si dovrà occupare lei" propone J, alzandosi in piedi. Lei lo imita, mantenendo lo sguardo sul pavimento, facendolo sorridere per la tenerezza con cui si sforza di non guardarlo, Yerim tuttavia non riesce a capire una cosa "Signore, posso farle una domanda?"

Lui cammina a passo lento verso il bancone e acconsente, lei lo segue a debita distanza e gli domanda "Ha detto che non posso guardare negli occhi i clienti, ma allora perché devo fare lo stesso con lei?" sperando di non risultare scortese.
'Domanda più che lecita' pensa lui, che le risponde subito "Non voglio che lei si abitui a guardarmi negli occhi e possa dimenticarsene di fronte a un cliente". Quella scusa ha più che senso per Yerim, effettivamente potrebbe confondersi e sbagliare sul lavoro se non si dovesse abituare in fretta a questa nuova regola, perciò non indaga oltre.

Non sentendola aggiungere altro, J si arresta dietro al bancone con Yerim al suo fianco e le spiega "Per il momento il suo compito sarà solamente prendere gli ordini, portarli ai tavoli e aiutarmi qui dietro al bancone con le cose più semplici. Come avrà modo di notare, il nostro menù è piuttosto particolare, perciò per il momento si limiti ad osservarmi e memorizzare le ricette dei vari cocktail a partire da quelli più semplici" indicando con l'indice il gande menù appeso alle loro spalle. Consiste in una grande lastra di marmo color latte dalle venature rosa su cui è esposto il menù, scritto con delle lettere placate d'oro in bassorilievo. Yerim lo guarda di sfuggita, leggendo solamente alcuni degli strani nomi dei cocktail elencati, non trovando tuttavia il 'BoomBoom' di cui le aveva parlato J poco prima.

Lui prosegue verso la porta da cui era entrato poco prima e lei lo segue, osservandosi intorno. La stanza in cui entrano è grossa almeno quanto la metà del locale ed al centro vi è un grosso tavolo su cui sono appoggiate alcune borse della spesa e un borsone rigonfio. J illustra la stanza "Queste sono le cucine, lì infondo trova gli armadietti dove può lasciare le sue cose durante il turno di lavoro, se deve cambiarsi può usufruire del bagno" indicando la porta infondo a destra.

Lei annuisce, chiedendo poi "Va bene, per quanto riguarda la divisa è richiesto un dress code specifico?" notando la particolare eleganza del ragazzo, che annuisce "Dovrà indossare una camicia bianca oppure nera e dei pantaloni lisci neri, oltre alla mascherina nera".
Yerim si sforza di tenere tutto a mente, anche se quella regola è la più semplice di quelle che le ha esposto fino ad ora, poi J la richiama all'attenzione "Per oggi può tenere questi vestiti" osservando la sua camicetta rosa cipria e i pantaloni neri "Ma se decidesse di firmare, dovrà rispettare questa regola".

Detto ciò, lascia la sua borsa in uno degli armadietti liberi e segue il datore di lavoro, tornando dietro il bancone. Lui le porge una mascherina nera e la avvisa "Fra poco dovremo aprire, perciò si assicuri che sia tutto in ordine e stia pronta ad accogliere i clienti. Si ricordi: no contatto visivo e non faccia domande, risponda solo se interpellata".
Sono regole semplici, che però vanno contro tutto ciò che è stato insegnato a Yerim sulla gentile a e l'educazione, ma si limita a fare un inchino dopo aver ricevuto la mascherina e risponde con tono sicuro "Sì signore" andando poi a dare una passata ai tavoli e allineare i divanetti sotto lo sguardo attento di J, che pensa 'Spero di non aver commesso un errore'.


Il primo cliente arriva puntuale all'ora d'apertura e Yerim lo accoglie con un lieve inchino.
Il suo sguardo viaggia dalle snickers, ai jeans del ragazzo, risalendo lungo la giacca di pelle che copre la maglietta bianca, arrestandosi all'altezza del collo latteo.
Stava per guardarlo.
Chiude gli occhi per mezzo secondo e torna a tenere lo sguardo basso mentre lui si avvicina al bancone che lo separa dalla ragazza, chiedendo di sfuggita "Salve, mi può fare un triplo Highlight?"

Lei annuisce e batte l'ordine alla cassa, notando J già in azione al suo fianco che impugna un contenitore di vetro e ci versa all'interno quello che dal colore e dal profumo sembrerebbe caffè fino a raggiungere la terza tacca mentre commenta "Triplo? Ci vai giù pesante oggi" ridacchiando. Versa poi il tutto in un grosso bicchiere pieno di ghiaccio con l'aggiunta di un po' di latte.
'Un iced americano?' si chiede Yerim, ripensando a come lo aveva chiamato.
Il cliente sbuffa "Non me ne parlare, devo ancora terminare un articolo per la prima pagina di domani".

Torna a rivolgere l'attenzione al cliente davanti a lei da cui prende i soldi, soffermandosi sulle mani del ragazzo questa volta: sono piccole e pallide, in contrasto con il bancone scuro su cui poggiano, e un fine orologio cinge il suo polso. Nota di sfuggita un anello al mignolo abbastanza spesso, ma non riesce a notarne i dettagli dato che il ragazzo ritrae velocemente le mani.

"Ecco qui" afferma J porgendo l'ordine al ragazzo con compostezza, mostrando un'eleganza che ammalia Yerim, la quale può solo ammirare in silenzio i suoi gesti mentre il cliente ringrazia e va ad accomodarsi ad un tavolino poco lontano da loro dove poggia lo zaino ed estrae il computer, mettendosi a lavorare sorseggiando il suo triplo Highlight.

Yerim si avvicina a J con la testa bassa e gli chiede "Scusi signore, perciò l'Highlight consiste nell'iced americano?" ancora stranita, sentendosi stupida nel porre quella domanda.
Lui ghigna al di sotto della mascherina e afferma beffardo "Esatto, ma non creda che sarà sempre così semplice".

Shadow • SVTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora