"Le chiedo scusa per averla lasciata sola con loro due, spero non l'abbiano importunata" le ribadisce nuovamente Joshua a fine turno. Già, perché il suo capo finalmente ha un nome, o per lo meno ora è noto anche a lei. Non si era osata a chiederglielo fino a quel momento, dato che lui aveva evitato per primo di dirglielo, ma stava diventando strano non sapere nemmeno una cosa basilare come il suo nome.
"Non si preoccupi signore, sono lieta di non aver creato problemi" si limita a rispondere lei, trattenendo uno sbadiglio a fatica che per fortuna riesce a passare inosservato sotto alla mascherina.I due clienti sono rimasti fino a orario di chiusura, continuando a ordinare e chiacchierare seduti al bancone, mentre gli altri clienti entravano e rimanevano giusto il tempo di finire il loro ordine.
Hanno ordinato cocktail dal nome uno più strano dell'altro, per non parlare delle preparazioni.
Yerim inizia a chiedersi come faccia Joshua a ricordarsele ed eseguirle con una tale scioltezza, per non parlare delle acrobazie che compie ogni volta, anche se probabilmente è grazie all'esperienza, ciò che a lei manca.
Mentre lo osservava roteare in aria le bottiglie, lo sguardo viaggia involontariamente dalle sue mani, lungo le sue braccia allenate, fino al suo volto, riuscendo a scorgere i suoi occhi.Avrebbe potuto giurare che stava sorridendo.
I suoi occhi sembravano come brillare, seppur nascosti nell'ombra della visiera del cappellino, socchiusi al punto da essere a malapena aperti, con lo sguardo fisso sulle bottiglie che volteggiavano attorno a lui.
Non stava facendo nulla di entusiasmante, eppure quei semplici movimenti compiuti con tutta quella fluidità sembravano renderlo più felice di quanto lei si ricordi di essere mai stata."Per stasera abbiamo finito" annuncia lui, sistemando l'asciugamano al suo posto, chiedendole poi "Se la sente di parlare ora del contratto o preferisce rimandare a domani?"
Lei scuote la testa "No signore, posso restare" stirando le labbra in un sorriso, che rivela togliendosi finalmente la mascherina. Il ragazzo invece la tiene, facendola sentire leggermente a disagio, ma cerca di non farci caso e lo segue nella stanza dedicata al personale.Si accomodano al tavolo, dove Joshua ha già predisposto il contratto, e lo fa scorrere sulla superficie fino al suo posto dove c'è già una penna. Lei lo afferra e legge con attenzione, verificando che sia tutto riportato come nell'annuncio, senza aggiunta di clausole o simili.
"Mi sembra tutto in ordine" commenta, controllando le ultime righe del contratto e ponendo la firma, così lui precisa "Come avrà notato, ho specificato che le verrà fornito vitto e alloggio. Può trasferirsi già domani prima di iniziare".Lei annuisce e lui aggiunge "Per quanto riguarda la casa in cui risiederà, spero non sia un problema doverla condividere con qualcuno" studiando la sua reazione. La ragazza corruga le sopracciglia inizialmente perplessa e riflette, non aveva pensato a questa eventualità, ma la sua espressione si addolcisce al pensiero che quello è solo un piccolo prezzo da pagare se vuole iniziare a mettere dei soldi da parte, senza considerare che potrà finalmente fare amicizia con qualcuno nel migliore dei casi, così lo rassicura "No, affatto".
"Perfetto, allora si faccia trovare domani mattina qui al locale. Ci sarà Jun, fa il turno del mattino, ci penserà lui" riferisce Joshua, alzandosi dalla sedia "Per stasera direi che possiamo andare a casa, se l'è cavata bene per essere il suo primo giorno".
Lei sorride realizzando 'Mi ha appena fatto un complimento'. Non avrebbe mai pensato di potercela cavare in qualcosa di così nuovo e lontano dal suo mondo, dove tutto le era garantito senza il minimo sforzo, invece era riuscita a dimostrare non solo al suo capo ma anche a se stessa che forse può davvero cavarsela nonostante le sue preoccupazioni.Si alza a sua volta "Grazie signore, buonanotte".
Lui le sorride "Buonanotte".Yerim apre gli occhi, disturbata dalla luce del sole, e prende distrattamente il telefono per controllare che ore siano. La sera prima è rientrata poco prima delle tre ed era esausta, non si aspettava di ridursi in quelle condizioni dopo a malapena un giorno di lavoro, ma la verità è che ha sempre vissuto nella sua bolla di cristallo, senza mai fare nulla che potesse fare qualcun altro al posto suo. A Los Angeles aveva vissuto nello sfarzo, frequentando le migliori scuole sotto ordine di suo padre, rimasto in Corea per lavoro. Ora però era arrivato il momento di prendere in mano la sua vita, trovare la sua strada nel mondo vero, non nella bolla di perfezione in cui l'uomo l'aveva rilegata senza dare un minimo segno di interesse nei suoi confronti.
Le 7:34.
"Cazzo devo sbrigarmi" impreca, saltando fuori dalle coperte. Deve ancora raccogliere tutta la sua roba, non che se ne sia portata molta dall'America, e pagare la signora Min.
Si cambia e raccoglie velocemente le sue cose, gettandole alla rinfusa nella valigia che l'ha accompagnata oltreoceano. Si assicura di aver preso tutto, non che potesse dimenticarsi molto, ed esce di casa trascinandosi dietro la valigia. Scende al piano terra e bussa alla porta dell'appartamento dei proprietari, trovando la signora Min ad aprirle la porta come sempre "Buongiorno cara"."Buongiorno signora Min!" ricambia lei felice.
"È successo qualcosa? Mi sembri di buon umore oggi" le chiede l'anziana con il suo solito sorriso premuroso e gli occhi pieni d'amore.
'Cavolo, mi mancherà non poter guardare nessuno negli occhi' pensa Yerim, constatando che presto non le sarà più concesso, e intanto la signora si accorge che la ragazza nasconde dietro di sé una valigia "Stai andando da qualche parte?""Sono riuscita a trovare un posto in cui stare!" esclama la ragazza entusiasta "Perciò sono venuta a pagarla per il tempo in cui sono rimasta nel monolocale, porgendole una busta di carta contenente la paga del giorno prima, più tutti i suoi risparmi destinati all'affitto.
L'anziana donna le sorride con dolcezza e mette una mano sulla busta per rifiutarla, dicendole "Sono felice che le cose stiano migliorando, te l'ho detto che non devi perdere la speranza. Usa questi soldi per ricominciare da capo".
"Ma signora Min, cosa dirà suo marito?" chiede Yerim preoccupata, seppur apprezzando il gesto della donna, ma sa quanto il marito si arrabbierebbe se sapesse cosa sta facendo la moglie, lei però risponde "Non preoccuparti, quel vecchio rimbambito non si ricorderà nemmeno di te fra qualche giorno" ridacchiando all'unisono.
"E va bene, la ringrazio allora" la saluta la ragazza, abbracciandola prima di andarsene ufficialmente da quel posto così freddo e angusto, tenuto in vita solo dal calore e dalla premura della signora Min.Prende un taxi per raggiungere il locale, questa volta senza più difficoltà dopo la fatica del giorno prima per trovarlo, e scende dal veicolo con la sua valigia. Indossa una mascherina nera ed entra nel locale, notando che ci sono alcuni clienti seduti alle poltroncine che stanno facendo colazione, senza curarsi di lei. Scorge un ragazzo oltre il bancone voltato di spalle, è alto e snello, con i capelli castano chiaro che spuntano da sotto il cappellino scuro. Sta pulendo la macchinetta del caffè, perciò Yerim si avvicina al bancone e abbassa lo sguardo, schiarendosi la voce per attirare la sua attenzione "Salve, sono Yerim. Il capo mi ha detto che Jun mi avrebbe mostrato il posto in cui alloggerò".
Il ragazzo si volta per guardarla incuriosito, Joshua lo aveva messo al corrente del suo arrivo e un misto di pensieri contrastanti lo avevano assalito. Consapevole della sua identità, aveva provato speranza e un bagliore di felicità, ma allo stesso tempo era stato assalito dai dubbi, dalla preoccupazione, dal terrore che li avrebbe condotti alla morte.
Le rivolge un timido sorriso e le risponde "Salve, sono io Jun. Ti stavo aspettando".Ha una voce bassa, lievemente nasale, ma la cosa che incuriosisce di più Yerim è il suo lieve accento che non riesce a identificare. Le porge la mano e lei ricambia la stretta, notando la sua pelle leggermente più scura di quella di Joshua "Piacere mio", per poi venire risvegliata dai suoi pensieri "Seguimi pure".
La fa passare dietro al bancone ed entrano nella stanza dei dipendenti, il ragazzo scosta una tenda e rivela un'altra porta che lei non aveva notato il giorno prima, spiegandole velocemente "Sali le scale, terza porta a destra. Fai piano, Shua hyung sta dormendo".
Lei fissa la porta insicura, aveva capito di dover condividere la casa con qualcuno ma di certo non si aspettava con il suo capo. Il pensiero non la esalta, per quanto le fosse sembrato un ragazzo a modo era pur sempre un estraneo e per di più il suo datore di lavoro, una situazione abbastanza scomoda in cui dubita che riuscirà a sentirsi del tutto a suo agio.
Jun nota la sua incertezza e si scusa "Mi dispiace, ti accompagnerei ma non posso lasciare il locale incustodito".Lei scuote la testa "Non importa, non c'è problema, grazie lo stesso" avvicinandosi alla porta. La apre e si trova davanti a una ripida scalinata di legno, afferra la valigia e inizia a salire, sentendo il ragazzo dirle alle sue spalle "Ci vediamo per pranzo" prima di andarsene.
'Quindi anche lui starà con noi?'
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Shadow • SVT
Fanfiction"Non le è concesso guardare i clienti negli occhi". "Perché?" si lascia sfuggire Yerim. "Non le è concesso saperlo". Yerim si ritrova coinvolta in un mondo dove il sangue non è altro che un colore di cui ci si macchia le mani e l'alcol un codice d'i...