Yerim sale gradino dopo gradino e giunge di fronte all'ultima porta che la separa dalla sua nuova dimora. Abbassa la maniglia ed entra, ritrovandosi in un appartamento abbastanza ampio, dallo stile diametralmente opposto al locale al piano di sotto, illuminato dalle ampie finestre. Il parquet rende la casa confortevole e la mobilia è tutta in vecchio stile, ricordandole la casa di sua nonna nelle campagne di Busan, dove giocava quando era piccola, prima che sua madre morisse e suo padre decidesse di mandarla in America.
Al centro della stanza vi è un largo divano e subito dietro la cucina, mentre lungo la parete alla sua destra vi sono tre porte chiuse. Il silenzio in quella casa è quasi inquietante, pur essendo così vicini alle strade principali non si sente alcun rumore dall'esterno. Solleva la valigia e cerca di non far rumore mentre si avvicina alla terza porta, quella che Jun le ha detto essere la sua stanza, aprendola.
Entra e si guarda intorno, è grossa quanto il suo salotto nel monolocale, con un letto sulla sinistra e un armadio sulla destra, lasciando dello spazio al centro della stanza dove poggia la valigia. Si getta subito sul letto, un vero letto e non un divano pieno di polvere e macchie come quello su cui ha dormito nelle ultime settimane, e si rilassa per la prima volta dopo giorni.
Prende un respiro profondo e si abbandona alla morbidezza del materasso, pensando 'Solo cinque secondi' chiudendo gli occhi, troppo stanca per restare sveglia dopo le poche ore di sonno di quella notte.Toc toc
Yerim dischiude gli occhi, disturbata da un rumore, e si osserva intorno, intanto qualcuno da dietro la porta la avvisa "Il pranzo è pronto, esca prima che Jun si divori tutto".
"Hyung non è vero!" sente l'altro ragazzo ribattere in sottofondo.
Si risveglia di soprassalto, realizzando di essersi addormentata senza aver nemmeno sistemato le sue cose, e risponde velocemente "Arrivo subito!" come se non avesse passato le ultime ore a dormire.Si sistema velocemente i capelli arruffati raccogliendoli in una coda bassa ed esce dalla camera, andando verso il tavolo dove gli altri due ragazzi sono già seduti. Occupa il posto libero dove sono già stati apparecchiati piatto e posate e si serve da mangiare, attenta a non incontrare lo sguardo dei due coinquilini, accennando un timido "Grazie per aver pensato al pranzo". Mantenere quella 'distanza' è più complicata di quanto pensasse, il suo sguardo spesso li cerca involontariamente e si rimprovera ogni volta, non riuscendo ancora ad ignorarli come le è stato detto.
O per lo meno, sa che è così con Joshua, perciò immagina ch e lo stesso valga con l'altro ragazzo, Jun.Si mette a mangiare e nota con piacere che, chiunque abbia cucinato, è un ottimo cuoco. I ragazzi seduti vicini a lei non accennano a voler dire nulla, perciò lei si limita a sorridere e continuare a mangiare.
Finalmente sente di aver ottenuto quello che voleva: la libertà, l'indipendenza, una vita che può controllare lei. Ancora non le sembra vero e trattiene a stento un sorriso.
L'unica cosa che le manca è suo padre, vorrebbe poterlo vedere dato che sono passati anni dall'ultima volta in cui lo ha visto, ma sarebbe un gesto avventato dato che lui non sa che lei si trova in Corea. Lei ha appena trovato una sistemazione e un lavoro, vuole prima di tutto mettere da parte dei soldi o sa che lui potrebbe costringerla a tornare in America, infondo sono anni che lo supplicava di lasciarla tornare senza tuttavia ottenere risultati.La voce di Joshua la risveglia dai suoi pensieri "Era tutto di suo gradimento?" notando la velocità con cui la ragazza ha spazzolato il piatto. Lei annuisce con convinzione "Sì signore, era tutto ottimo!"
"Shua hyung è un ottimo cuoco" concorda Jun, iniziando a raccogliere diligentemente i piatti con l'aiuto di Yerim, che non si lascia sfuggire un dettaglio: Jun gli da molta confidenza.
Aveva usato fin da subito un linguaggio informale anche con lei mettendola a suo agio, ma evidentemente anche con il loro capo aveva un rapporto stretto, probabilmente sono amici oltre che colleghi."Non esagerare Jun, ho semplicemente dovuto imparare ad arrangiarmi" puntualizza il maggiore, confermando la teoria di Yerim, altrimenti non si spiega come mai lui usi un linguaggio informale con Jun, ma formale con lei.
La risposta di Jun però la colpisce, che replica sottovoce con un velo di malinconia "Abbiamo dovuto tutti...".'Tutti'.
Cosa intendeva dire?
Tutti i ragazzi della loro età? Beh sì, forse intendeva quello.
Allora perché aveva usato quel tono?"Jun" lo richiama Joshua con un tono di rimprovero, cambiando poi argomento "Noi ci dobbiamo preparare per il turno, ci pensi tu alla cena come al solito, giusto?"
"Certo hyung" risponde l'altro, cogliendo le intenzioni dell'amico, e li saluta prima di andare in camera "Buon lavoro ragazzi".Yerim non aveva visto i loro sguardi, ma se avesse potuto si sarebbe resa conto dell'espressione minacciosa di Joshua e di quella abbattuta di Jun.
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Shadow • SVT
أدب الهواة"Non le è concesso guardare i clienti negli occhi". "Perché?" si lascia sfuggire Yerim. "Non le è concesso saperlo". Yerim si ritrova coinvolta in un mondo dove il sangue non è altro che un colore di cui ci si macchia le mani e l'alcol un codice d'i...