35.

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Joshua esce dal bagno e trova Yerim al tavolo con Jun, stanno parlando e lei ha visibilmente un'espressione turbata. Immagina di cosa stiano parlando e si avvicina, chiedendo "Posso unirmi a voi?"
I due annuiscono e Yerim prosegue "Quindi quando dite che Chan è uno di voi, intendete dire che avete tutti affrontato questo? L'abbandono, il dolore, le torture...?" ma i due ragazzi non riescono a emettere un fiato, sapendo quale domanda verrà a seguire, e infatti non si fa attendere "E mio padre cosa centra con tutto questo? Vi ho sentiti definirlo il capo dell'organizzazione, ma... lui non era così, non avrebbe mai preso parte a una cosa del genere. Cosa è successo?"
Yerim ormai ha capito che i ragazzi le stanno dicendo la verità, tutto quello che le hanno spiegato e che si rifiutava di credere è diventato realtà nel momento in cui lei è stata rapita per tornare a casa. Le guardie, i documenti, le frasi sospette... tutto torna, purtroppo.

Joshua allora spiega "Hai ragione, tuo padre non era così. Ci risulta che fino a diciotto anni fa fosse a capo di un'impresa, ma poi..."
"Poi la mamma si è ammalata" finisce lei la frase al suo posto.
"Esatto, ci risulta che lui quell'anno abbia compiuto delle cospicue transazioni, tutte a dei conti sospetti utilizzati da quella gente. Stava cercando di ottenere aiuto per tua madre, ma lei era troppo malata e non è riuscito a salvarla nemmeno così. Dopo la sua morte, ci sono stati disordini interni nell'organizzazione e il capo è stato assassinato, allora quegli uomini hanno assoldato tuo padre dato che ormai si trovava in rapporti di fiducia con loro e nutriva di una vasta disponibilità sia economica che di agganci politici che potevano giocare a loro favore" continua il maggiore, prestando attenzione ad ogni singola parola che pronuncia "All'inizio si trattava appunto di vendita di organi, poi alcuni anni dopo hanno esteso il loro business al traffico di stupefacenti e la questione si è fatta ancora più complicata. Probabilmente tuo padre ti ha mandata in America sia perché voleva fossi al sicuro, sia perché stando qui saresti stata solamente un punto debole per lui".

Yerim cerca di processare tutto quello che gli sta dicendo Joshua, ma non è semplice accettare che il padre possa davvero essere una persona così spregevole da arricchirsi sulla pelle degli altri, letteralmente. In tutti quegli anni si è sempre chiesta come potesse averla abbandonata in quel modo, perché mai le continuasse a impedire di tornare in Corea e investigare sulla morte della madre, ma ora le è tutto più chiaro.

Sente una lacrima sfuggire al suo controllo e solcarle la guancia, la asciuga velocemente e si affretta a guardare Joshua "Grazie".
"Per cosa?" chiede lui confuso, così lei gli sorride "Per avermi detto la verità". La ragazza inspira profondamente e gli spiega "Aspettavo queste risposte da così tanto tempo che iniziavo a temere di essere pazza, di stare esagerando, di vedere qualcosa che non c'era, delle bugie dove non c'era altro che sofferenza, ma grazie a voi questi anni di attesa sono stati ripagati con la verità finalmente".

I due ragazzi si sforzano di sorriderle, nessuno di loro in quel momento ha la forza di dire altro. Sentono solo un immenso dolore nel petto, seppure per motivi diversi, al quale cercano di non cedere. Quella serata li aveva portati ad affrontare faccia a faccia i loro demoni, e ne erano usciti miracolosamente interi, ma i demoni si aggirano ancora nell'ombra e spegnere le luci quella sera avrebbe fatto un po' più paura delle altre notti.

L'indomani vengono svegliati dal telefono di Joshua, dimenticato in salotto, la cui suoneria rimbomba nell'appartamento. Yerim si alza contro voglia per andarlo a spegnere, dato che nessuno sembra accennare ad alzarsi, ma quando mette piede fuori dalla stanza vede Joshua sfrecciare verso il tavolo per recuperarlo e rispondere con il tono più sveglio che riesce a fingere "Pronto?"
"Fatto le ore piccole?" scherza Seungcheol, notando la voce impastata dal sonno.
"Qualcosa del genere" risponde l'altro, smettendo di fingere e liberando uno sbadiglio che stava trattenendo a fatica.
"Anche noi... volevo solo aggiornarti, Chan adesso è finalmente crollato ma stanotte ha dormito poco. Continuava ad avere incubi e svegliarsi di soprassalto, penso che dovremo parlarne con Bumzu" spiega l'amico, senza mai distogliere lo sguardo dal ragazzino che sta dormendo di fronte a lui sul divano.
"Mi sembra una buona idea, parlane anche con Woozi allora" concorda Joshua, ma l'altro aggiunge "Era quello che volevo fare, te l'ho detto subito solo perché ieri Yerim mi è sembrata molto preoccupata e volevo farvi avere sue notizie nel caso chiedesse di lui".
"Oh... capisco" bofonchia Joshua, non si aspettava che fosse questa la ragione della chiamata, poi lo saluta "Allora ci aggiorniamo, fatemi sapere se ci sono novità".
"Certo, a presto".
"A presto".

"Signore... volevo dire, Joshua, è successo qualcosa?" domanda Yerim, incuriosita e allo stesso tempo spaventata, ma lui le sorride "No tutto tranquillo, Coups mi stava solo dicendo che Chan ha faticato a dormire, ma sta bene".
Gli sorride debolmente "Bene... ne sono felice" ma a Joshua non sfugge il tono malinconico di lei, perciò insiste "Tu stai bene?"
Lei ancora fatica a credere che stiano parlando con toni così informali, fino a qualche ora prima non si osava nemmeno guardarlo e ora le sta facendo quella domanda come se niente fosse "Non... non lo so, cioè sì, sto bene, ma... Chan sta così per colpa di mio padre, siete stati tutti così per colpa di mio padre" sentendo gli occhi farsi lucidi.
Quella risposta è più che esaustiva, Joshua capisce subito che piega stia prendendo quella conversazione, perciò la ferma e si dirige verso il divano, dove batte qualche debole colpo con la mano sulla superficie di tessuto "Yerim, vieni qui".

Lei lo guarda, un po' stranita da quel gesto, e lo segue contro voglia. Si siede di fianco a lui, guardando per terra nel tentativo di nascondere gli occhi lucidi, ma lui poggia una mano su quella di lei e le dice "Prendi un bel respiro insieme a me" inspirando a pieni polmoni, per poi espirare. Lei esita, ma si unisce a lui al suo secondo respiro, prendendo più aria possibile e rilasciandola solo quando sente Joshua fare altrettanto. Continuano così finché lei si volta verso di lui, non pensava sarebbe servito a qualcosa eppure è riuscita a calmarsi e a trattenere le lacrime. Lo guarda negli occhi sussurrandogli "Grazie" e lui le sorride debolmente "Quando senti di stare perdendo il controllo, ricordati che fare un respiro profondo può aiutare più di quanto credi. Questo però non significa che tu non possa piangere, esprimi le tue emozioni come meglio credi, trattenerti non servirà a nulla se non a farti perdere definitivamente il controllo prima o poi".

Yerim annuisce in silenzio, tornando a guardare le sue mani, ancora in parte avvolte da quella di Joshua, il quale se ne accorge e la ritrae subito mortificato "Scusa..." temendo che quel contatto improvviso e insolito l'abbia fatta sentire a disagio.
Lei scuote la testa tirando su con il naso, si asciuga gli angoli degli occhi e torna a guardarlo più serenamente "Ti andrebbe di parlarmi della tua storia?"

Shadow • SVTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora