8.

114 8 0
                                    

'E così anche Jun abita qui' pensa Yerim mentre si prepara velocemente, realizzando di non avere gli abiti che le aveva indicato il capo. Non è un problema per quanto riguarda la camicia bianca, ma gli unici pantaloni scuri che si è portata in valigia sono dei jeans neri attillati.
'Dovrò comprarmi qualcosa di più adatto domani prima di iniziare il turno' constata, osservandosi allo specchio, poi esce dalla sua stanza.

"Signore?" lo cerca, senza ottenere risposta.
Prende la sua mascherina nera ed esce dall'appartamento, percorrendo le scale fino a raggiungere il retro del locale. Lì intravede la sagome del ragazzo, che sta indossando il solito cappellino nero, e lo raggiunge a sguardo basso, chiedendogli "Scusi signore, so che avrei dovuto indossare ciò che mi ha detto, ma questi sono gli unici pantaloni scuri che ho. Spero non sia un problema, rimedierò al più presto comprando qualcosa di adatto".

Lui si volta per guardarla, squadrandola da capo a piedi, e le risponde distrattamente "Va bene, si assicuri di non macchiarsi" prima di raggiungere il bancone per prendere un panno umido e iniziare a preparare i tavoli per l'apertura.
Lei lo segue e imita i suoi gesti, occupandosi dell'altro lato del locale, aprendo puntuali alle tre.

Un cliente fa il suo ingresso.

Yerim resta dietro alla cassa osservandolo avvicinarsi. Si direbbe essere un ragazzo giovane, indossa delle scarpe eleganti che però contrastano il look casual dato dai jeans chiari e il maglione nero. Il torace è attraversato da una borsa a tracolla nera, potrebbe essere uno studente.
Ma, come al solito, non va oltre e mantiene lo sguardo basso.

Lui le si avvicina e posa le mani bianche cadaveriche sul bancone. Le ricordano quelle di uno dei clienti della sera prima, ma il suo profumo dolce lo differenzia, azzarderebbe dire che si tratti di un'aroma floreale. Tuttavia hanno qualcosa in comune con quelle dell'altro cliente: un anello dalla maglia spessa gli circonda il mignolo.

"Un Holiday, per favore".

La voce del ragazzo la lascia ancora più sorpresa, è bassa, estremamente profonda, così grave da vibrarle nel petto.
Un timbro così distinto che è sicura riconoscerebbe fra mille.

Batte alla cassa il suo ordine e Joshua inizia a prepararlo, mentre il ragazzo paga e va a sedersi a un tavolino in attesa del suo ordine.
Yerim ne approfitta per voltarsi verso il suo capo e osservare cosa sta preparando, sgranando gli occhi quando realizza di cosa si tratta. Il ragazzo, dopo aver messo alcuni cubetti di ghiaccio in un bicchiere, vi aggiunge del succo d'uva verde e lo allunga con il soju, decorando la bevanda con qualche fogliolina di menta in superficie e un ombrellino blu, poi poggia il bicchiere su un vassoio affinché Yerim lo serva al tavolo.

Rimane sempre più stupita scoprendo i drink che si nascondono dietro a ognuno di quei nomi così particolari, non avendo ancora avuto tempo di memorizzarli, ma non dice nulla e prende il vassoio, incamminandosi verso il cliente. Nota che sta rovistando nella borsa, da cui estrae un computer che dispone sul tavolo e una custodia contenente degli occhiali dalla montatura rotonda che indossa, o almeno questo è quello che deduce visto che non lo può osservare in volto. Da quella distanza, nota un altro dettaglio che prima non aveva avuto modo di considerare: il collo del ragazzo è coperto da tatuaggi, apparentemente sembrerebbero essere delle rose, ma non si sofferma a studiarli più di tanto e si concentra sul non versare il vassoio mentre gli avvicina.
Commettere un errore durante il suo primo giorno ufficiale di lavoro sarebbe una tragedia, per di più considerando che non si sarebbe nemmeno dovuta permettere di deconcentrarsi per via dell'aspetto di un cliente visto che non potrebbe nemmeno guardarli.

Gli porge il suo ordine e, con un leggero inchino, si allontana per tornare alla cassa, sentendolo emettere un debole e profondo "Grazie".
Lei sorride senza interagire, come le è stato ordinato, e torna da Joshua ad accogliere gli altri clienti del pomeriggio, sforzandosi di ricordare per lo meno le preparazioni più semplici per poter aiutare il suo capo ed essere più autonoma.


Il pomeriggio procede e i clienti si susseguono, senza lasciare loro un attimo di pausa, e il primo cliente della giornata è anche l'ultimo a lasciare il locale.
Sistemano tutto, lasciando già i tavoli e il bancone in ordine per il turno serale, poi salgono nell'appartamento per cenare.
Vengono accolti da un invitante profumino e poco dopo compare Jun mentre porta la cena in tavola che esclama vedendoli "Giusto in tempo!"

Lo raggiungono velocemente e si siedono a tavolo, gustandosi la cena. Questa volta i ragazzi non restano in silenzio, ma anzi si confrontano su come sia andato il turno e mantengono una tranquilla conversazione che talvolta coinvolge anche Yerim, infatti Jun le chiede come si sia trovata e altre semplici domande che la fanno sentire piacevolmente inclusa. Non può ancora dire di sentirsi del tutto a suo agio, ma apprezza il fatto che i ragazzi stiano cercando di fare del loro meglio per coinvolgerla.
Joshua non riesce ancora ad abbassare la guardia, è titubante al pensiero di averla in casa, ma Jun per qualche ragione gli sembra tranquillo e questo lo aiuta a rilassarsi a sua volta.

Terminano di mangiare e sistemano tutto, tornando al piano di sotto per il turno. I clienti arrivano fin da subito e due in particolare colpiscono la sua attenzione. Sono fra i primi ad entrare, infatti il locale è ancora tranquillo al loro arrivo e le loro voci risuonano distintamente, di uno in particolare.

"Ma com'è possibile? Dopo tre ore?!" chiede uno dei due all'amico fra le risate, una risata spensierata e allegra.
"Non me lo spiego nemmeno io" sbuffa l'altro esasperato, iniziando a ridere sottovoce anche lui.

Yerim li studia mentre si avvicinano, analizzare i suoi clienti sta diventando istintivo visto che è l'unica cosa che gli è concessa per scoprire qualcosa su chi ha di fronte, eppure loro non sapranno mai nulla di lei, la sua figura non è altro che un'ombra che vive nella loro presenza, li può solo seguire con lo sguardo senza superare questo limite così semplice eppure essenziale.

Sono molto diversi quei due giovani.
Il primo ad entrare nel locale era stato un ragazzo con una voce squillante dall'allegria contagiosa, è vestito in modo sportivo, come se fosse appena uscito dalla palestra, lasciando intravedere la corporatura snella ma tonica. Il secondo invece è più basso dell'amico, ha una voce più delicata e il suo fisico che è visivamente più allenato rispetto a quello dell'amico. Nonostante i vestiti semplici ma curati, la sua muscolatura è messa in evidenza della maglietta a maniche corte che fascia i bicipiti fasciandoli alla perfezione e dai jeans stretti.

Arrivano al bancone e il primo le si rivolge "Ciao, vorrei un Hurricane... tu Woozi cosa vuoi?"
"Io un Simple, grazie".

Shadow • SVTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora