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Joshua sospira pesantemente e guarda gli altri, in cerca di un parere su cosa dovrebbe dire, spiegando poi sia a lei che al ragazzo "Le persone che hanno preso i tuoi genitori Chan, sono le stesse che hanno preso i nostri".
A questo punto è Mingyu a prendere la parola "Appartengono a un'organizzazione criminale che si occupa dello spaccio di una droga molto richiesta in Cina e della vendita di organi nel mercato nero. All'inizio adescano persone povere, con seri problemi economici e abbandonate dalla società, che non abbiano alcun aggancio. Successivamente li convincono che se trasporteranno un certo quantitativo di ovuli di droga dalla Corea alla Cina, l'organizzazione si occuperà di ricompensarli adeguatamente e saldare i loro debiti. Infine, quando le persone hanno abboccato, le usano per un po' come corrieri della droga e, quando questi si stufano e iniziano a chiedere i soldi promessi, l'organizzazione si libera di loro e vende i loro organi, senza lasciare traccia di loro su questo pianeta. Lo stesso trattamento viene riservato ai figli, anche se quando sono piccoli finiscono direttamente al macello, mentre quando si tratta di ragazzi maggiorenni cercano di convincerli in ogni modo a prendere parte alla tratta della droga, dato che per loro è molto fruttuosa ed è un guadagno a lungo termine".

Spiega tutto con una scioltezza quasi inquietante, come se fosse un discorso preparato, ripetuto così tante volte da esserne indifferente, a differenza di Yerim, che si sente stordita da quello che ha appena sentito, e Chan, che sente un conato di vomito scuotergli lo stomaco e risalirgli fino in gola, riuscendo a trattenersi a fatica dal tirare su per il disgusto.

"Gyu un po' di sensibilità..." lo ammonisce Minghao, ma Wonwoo borbotta "Essere sensibili non servirebbe a nulla, indorare la pillola non cambierà le cose".
Chan scuote la mano "Non fa nulla, ditemi tutto. Voglio sapere" trattenendo a fatica quel senso di nausea che ormai gli sta rivoltando lo stomaco "Voglio sapere tutta la verità".

Seungcheol a quel punto prende la parola "Innanzitutto sappi che ora non potrai più andare in giro liberamente e presentarti con i tuoi documenti. Il signor Byun, il capo dell'organizzazione, ha agganci di ogni genere perciò non saresti al sicuro. Ti aiuteremo a procurarti una nuova identità e dei documenti in regola, lascia fare a noi. Per quanto riguarda il resto, al momento vivrai con qualcuno di noi e poi vedremo cosa fare, ma sappi che non sei solo in tutto questo, ci siamo passati tutti e anche tu ce la farai, non ti lasceremo indietro. Infine, quando ti sarai ripreso del tutto e saranno pronti i documenti, potrai decidere se riprendere a studiare oppure lavorare, ma per questo c'è ancora tempo, ora pensa solo a guarire".

Il ragazzo inizia a sentirsi molto più a suo agio, parlare con il maggiore gli ha fatto realizzare di non essere da solo, per la prima volta dopo mesi vede davvero una luce, e ancora non gli sembra vero. Jeonghan, vedendolo finalmente rilassato, propone "Ascolta, che ne dici di stare con me e Coups per il momento?"
Chan li guarda speranzoso e chiede "Davvero posso? Sicuri che non sarei di disturbo?" e Seungcheol si alza in piedi, avvicinandoglisi e poggiando una mano sul suo capo, scompigliandogli con delicatezza i capelli ancora umidi per la doccia "Certo ragazzino, te l'ho detto che non sei solo. D'ora in avanti ci saremo noi, okay?"

Dopo che i ragazzi sono finalmente tornati a casa, Yerim, Joshua e Jun restano da soli in salotto e Joshua li avverte "Vado a farmi una doccia" sentendosi ancora addosso l'odore della polvere da sparo, sperando di riuscire a lavarsi di dosso anche ciò che è successo quella sera. Prima di sparire all'interno del bagno, gli viene in mente un'ultima cosa "Ah Yerim, dammi pure del tu..." .
Yerim resta in cucina insieme all'altro ragazzo, stupita da quelle parole, stanno succedendo così tante cose nelle ultime ore e il suo capo continua a sorprenderla. Dopo un iniziale silenzio, chiede all'altro "Jun, posso farti alcune domande...? Ci sono alcune cose che proprio non capisco" pregando che lui non eviti l'argomento, ma il ragazzo si dimostra più disponibile di quanto immaginasse "Immagino di cosa tu voglia parlarmi, sarò lieto di risponderti. Ma non pensi che sarebbe meglio parlarne anche con Joshua?"
"Ho provato un paio di volte a chiedergli qualcosa, ma lui non ha mai risposto del tutto alle mie domande" spiega lei, afflitta dal comportamento del maggiore. Pensava che lui ormai fosse d'accordo con il farle sapere tutto, ma ancora quella sera aveva preferito non proferire parola e lasciare che fossero gli altri a spiegare al suo posto.

"Capisco... chiedi pure allora" continua Jun, rivolgendole un timido sorriso. Il primo sorriso che si scambiano dopo settimane.
Lei ricambia quel semplice gesto e azzarda "So che può sembrare una domanda stupida... ma ho notato che avete tutti quegli anelli. Sono solo curiosa, c'è un significato particolare?". Avrebbe molte altre domande più serie da porgli, ma quella le sembra perfetta per rompere il ghiaccio e superare la tensione che si stava creando fra di loro.
A Jun scappa una risatina, si guarda istintivamente l'anello e se lo sfila, porgendoglielo "Questo anello rappresenta chi siamo, rappresenta un nuovo inizio. Dentro ciascuno dei nostri anelli, è stato fatto incidere il nostro nome prima di cambiare identità, una mossa azzardata ma che ci ricorda che siamo uniti gli uni agli altri e che ci saremo sempre per aiutarci".

Yerim se lo passa fra le dita e lo osserva incuriosita "È davvero particolare, ma..." nota un dettaglio "Jun, non trovo il tuo nome. Sei sicuro che non si sia rovinata l'incisione?"
Il volto del ragazzo viene attraversato dalla malinconia, dalla nostalgia, ma cerca comunque si spiegarle "Certo nanerottola che ne sono sicuro, solo che io non avevo un nome diverso prima di essere salvato". A quel punto lei lo guarda confusa, così lui continua "Vengo da una famiglia povera, i miei non hanno mai registrato la mia nascita all'anagrafe perché i pochi soldi che avevano servivano per il cibo. Mi hanno sempre chiamato Junhui, ma non sono mai stato di fatto nessuno. Quando i miei genitori sono stati rapiti, gli uomini dell'organizzazione non sono riusciti a trovarmi perché non c'era traccia di me da nessuna parte e sono riuscito a salvarmi grazie a Bumzu".
"Bumzu?" chiede lei, sentendo questo nome per la prima volta.

"Esatto, è colui che si occupa di tracciare l'organizzazione. Cerca di aiutare le persone a mettersi in salvo e, quando questo non è possibile, si occupa di salvare i loro parenti dall'organizzazione prima che anche loro vengano presi. In quel periodo si stava sviluppando la tratta della droga verso la Cina, perciò era particolarmente attento con i controlli anche fra i popoli della Cina orientale, e per fortuna è riuscito a salvarmi appena in tempo" finisce di raccontare Jun "Quando mi ha portato qui avevo quattordici anni, non sapevo la lingua e non avevo nessuno, ma Joshua mi ha insegnato che si può comunicare in molti modi. All'inizio mi preparava da mangiare sforzandosi di preparare dei piatti cinesi, nonostante non sempre gli venissero, e si preparava delle frasi da chiedermi anche se poi non sapeva come rispondermi, intanto ho studiato il coreano insieme a lui e pian piano con la scuola serale ho preso il diploma, così da poter lavorare".

Yerim è senza parole, sentire quella storia le fa realizzare quanto poco li conosca, non che si aspettasse il contrario ma di certo non pensava che potessero nascondere delle storie così oscure e complesse, un passato tanto travagliato quanto inimmaginabile.

Shadow • SVTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora