25.

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"Signore, voglio davvero fare chiarezza, dopo ieri ho più domande di quante non ne avessi prima, ma le spiace se ne parliamo domani? Non penso di essere ancora pronta, e sono davvero esausta" spiega Yerim.
Per quanto vorrebbe avere tutte le risposte alle sue domande, sa che non reggerebbe un altro confronto, non riuscirebbe ad accettare altre informazioni in questo momento.
Joshua rispetta questa sua decisione e le rivolge un caldo sorriso, pur sapendo che lei non lo vedrà "Non c'è problema, ne parleremo quando sarà pronta. I ragazzi hanno detto di chiamare quando vorrà riprendere questa conversazione".
Lei annuisce e si congeda "Io vado in camera. Se non vi spiace, ho bisogno di stare un po' da sola...", Jun la rassicura "Non scusarti! Ci vediamo domani".

"Hyung, pensi che sia saggio aspettare?" chiede Jun appena è sicuro che la ragazza non possa più sentirli "Mi riferisco all'aspettare, sai meglio di me quanto sia precaria questa situazione".
Joshua si appoggia allo schienale della sedia passandosi una mano fra i capelli "Non lo so Jun, non possiamo obbligarla a parlarne per nostro tornaconto personale, come so bene che non possiamo nemmeno starcene con le mani in mano..."
I due si confrontano su cosa sia meglio fare insieme agli altri e concordano che possono aspettare qualche giorno, d'altronde è stato uno shock non indifferente per la ragazza e parlarne di nuovo adesso sarebbe solo controproducente, rischierebbero solo di farla chiudere a riccio.

Seungcheol:
'Va bene, ma per il momento state attenti'.
Li avvisa l'amico.

L'indomani Yerim riprende a lavorare, nonostante i due ragazzi abbiano insistito affinché si prendesse ancora un giorno di pausa.
"Stare a casa non potrà farmi bene" aveva risposto lei, imponendosi su di loro. Si era preparata ed era scesa nel locale per aprire nel pomeriggio.
Mentre si assicura che sia tutto in ordine alla cassa, sente una mano sulla sua spalla. Si irrigidisce immediatamente, richiamata alla realtà da quel gesto, ma si rilassa non appena sente la voce di Joshua ricordarle "Per qualunque cosa, non si faccia problemi a chiedermi una pausa".
Yerim sorride, grata per la sua comprensione, e lo ringrazia "Certo signore, lo farò".

I giorni passano e quella sera il primo cliente fa il suo ingresso nel locale, segnando l'inizio del turno.
I primi ordini sono abbastanza semplici, perfino alla portata di Yerim, ma Joshua insiste ancora nel farla restare alla cassa per non caricarla di un ulteriore stress inutile. Nonostante lei non ritenga necessarie tutte quelle accortezze, apprezza l'attenzione che i ragazzi stanno dimostrando nei suoi riguardi.
Durante il turno passa a trovarli anche uno degli amici dei ragazzi, ormai li riconosce anche lei grazie all'anello che portano al mignolo nonostante non ne capisca il senso, non le è chiaro se sia solo un accessorio o se nasconda un significato più profondo.

A fine serata, quando ormai ci sono solo più un paio di clienti, Joshua ne approfitta per rifornire gli scaffali con ciò che manca mentre Yerim resta a disposizione dei due uomini, quando lui all'improvviso si ricorda "Quasi dimenticavo! Domani passano a ritirare la spazzatura".
Nonostante il suo sia più un sussurro a se stesso, la ragazza riesce a sentirlo e lo anticipa "Posso farlo io signore!"
Joshua ci riflette, è ormai buio pesto perciò non se la sente di farla uscire da sola "Non si preoccupi, ci penso io. Lei resti con i clienti".
Yerim annuisce "Va bene", anche se avrebbe voluto rendersi utile in qualche modo, quella sera si è sentita pressoché superflua, eppure lo osserva uscire dal negozio di fretta mentre la rassicura "Torno subito!"

Fuori dal locale l'aria è gelida, l'inverno si sta avvicinando e un brivido gli corre lungo la schiena. Si sarebbe dovuto mettere una giacca, troppo tardi.

Yerim nel frattempo resta il silenzio dietro al bancone a sistemare le tazzine, quando uno dei due uomini la chiama "Ehi, puoi prepararci qualcosa?"
Lei si avvicina al loro tavolo e spiega "Sarò lieta di prepararle tutto ciò che è nelle mie capacità, ma sto ancora imparando quindi potrebbe dover aspettare che arrivi il mio capo per avere il suo ordine".
L'uomo le rivolge un ghigno, mentre l'altro continua "Non preoccuparti, noi vogliamo nulla di complicato... portaci due Boomboom".

Quella parola fa scattare qualcosa nella mente della ragazza.

È sicura di averla già sentita.

La sua mente torna al giorno in cui Joshua le ha illustrato le regole del locale e si ricorda nitidamente del bottone da premere al di sotto del bancone in caso un cliente avesse ordinato proprio quel cocktail.

Si sforza di mostrarsi a suo agio, senza far trapelare le sue emozioni, e annuisce "Certo, arrivano subito" cercando di allontanarsi il più velocemente possibile da quei due. Per qualche ragione, sente di essere in pericolo e sapere che quel bottone potrebbe essere la sua unica chance di cavarsela incolume la motiva a camminare a passo spedito in quella direzione, ma sente qualcuno afferrarle il polso e, prima ancora che posso voltarsi, qualcosa le copre  il volto, fin quasi a soffocarla, rendendo vani i suoi tentativi di urlare. Si sforza di liberarsi dal braccio che la stringe stretta contro il torace dell'uomo, ma riesce a malapena a inspirare dal naso, sente solo un forte odore, come di un prodotto chimico, e le forze venirle meno.

Subito dopo, il buio.

"Cavolo spero che Yerim se la stia cavando" si augura Joshua, constatando di averla lasciata sola insieme a quei due clienti che sembravano pronti ad andare avanti a ordinare come avevano fatto per il resto della sera, ma il suo augurio riceve una risposta nel momento in cui è quasi arrivato di fronte al locale. Intravede in lontananza i due uomini infilarsi velocemente a bordo di una macchina insieme alla ragazza. Partono senza perdere tempo e le gomme fischiano sull'asfalto non appena svoltano per immettersi sulla strada principale, e Joshua non esita a precipitarsi in strada.

Inizia a correre in direzione dell'auto, nonostante si stia allontanando velocemente, e grida con tutta l'aria che ha nei polmoni "Yerim!" senza smettere di correre, finché la macchina non è troppo lontana e lui non ha più fiato.
Gli occhi gli bruciano, non sa se per il freddo o per le lacrime che sta trattenendo, e si piega in avanti in cerca di ossigeno, sussurrando stremato il nome della ragazza. La rabbia gli fa tremare le mani, strette a pugno talmente forte da imprimere le unghie nella carne dei palmi.

Un solo pensiero gli occupa la mente: 'È tutta colpa mia, non avrei dovuto lasciarla sola'.

La sguardo è fisso nel punto in lontananza in cui ha perso di vista l'auto, ma non può permettersi di restare lì a perdere minuti preziosi.
Deve tornare indietro.
Deve chiamare gli altri.
Deve salvare Yerim.

Shadow • SVTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora