CAPITOLO 10.

786 47 372
                                    

Andai al giardino sul retro della scuola per restare un po' sola, ne avevo di bisogno.

Inutile dire quante paranoie mi passavano per la testa, una più di altre...Dylan? Dov'era?

Mi appoggiai al mio solito muretto bianco, chiusi gli occhi e feci grandi respiri profondi. Presi una sigaretta dal mio pacchetto e iniziai a fumarla come se fosse l'unica cosa buona della mia vita di merda.

Solo problemi, la mia vita era fatta solo di fottuti problemi. Forse ne ero io la causa, o semplicemente ero destinata a vivere una vita di schifo perché si. Io Lexy Evans...forse non meritavo una bella vita o perlomeno normale come quella degli altri. Ero "fortunata" sotto alcuni punti di vista, non vivevo sotto un ponte, avevo dei vestiti con cui stare al caldo, avevo un tetto dove stare, anche se quest'ultimo era tutto tranne che una casa confortevole, ma almeno l'avevo. Pensai, che le persone povere queste piccole cose non le potevano avere, e mi sentii una brutta persona a pensare che la mia vita facesse schifo...loro, loro avevano il diritto di dirlo non io...o forse anch'io?

Insomma...mio padre mi picchiava ed era un drogato alcolista, mia madre aveva un'altra famiglia e non la sentivo ormai da un bel po', soffrivo di tanti...troppi disturbi, avevo istinti omicida 23H su 24H, pensavo a come sarebbe bello scomparire da un mondo come questo. Un mondo creato per soffrire nella maggior parte del tempo, un mondo costruito da distruzione di massa, secondo il mio punto di vista.

Non ero felice, non avevo una vita felice ed ero da sola. Cosa avevo da perdere?...

No, Lexy pensa a quanto male faresti alle persone che ti vogliono bene. Pensai.

Nessuno mi vuole bene...quindi...a chi importerà? Pensai.

E se non fossi davvero così sbagliata come credi? E se magari anche tu, un giorno, troverai la felicità? Pensai.

Ormai cercavo di rimanere stabile mentalmente, ma ogni volta la mia sanità mentale andava sempre di più a puttane. Dovevo sempre auto convincermi di valere qualcosa, anche un minimo, solo per non togliermi la vita...una vista sprecata per me.

{{ Lexy ti ho cercata ovunque. }} sbuffò seccata con il fiato corto e si sedette accanto a me.

{{ che cazzo vuoi Veronica? }}

{{ devi farti aiutare...n-non puoi continuare così! }}

{{ così come? }} chiesi con una calma da far paura assottigliando anche gli occhi.

{{ stai morendo. Tu non lo vedi! Sei pallida, magra, apatica, hai sempre il respiro pesante e non so neanche come ancora tu sia in piedi. }}

{{ tu dici che sto morendo...e lo dici come se fosse una cosa negativa...Veronica, per me sarebbe un sollievo. }} ammisi rilasciando il fumo dal naso.

{{ ti senti quando parli! Lexy cazzo riprenditi. }}

{{ è troppo tardi. }} ridacchiai amaramente poggiando la testa sul muretto.

{{ p-per cosa? }}

{{ per tutto...}}

{{ c-c-cosa? Cosa vuoi dire?! }} chiese allarmata dalle mie parole.

{{ è troppo tardi per me, quindi, smettila di volermi salvare perché è una battaglia persa...}} indicai il cielo senza alcun motivo.

{{ non smetterò mai e adesso- }} si alzò in piedi davanti a me costringendomi a guardarla in faccia.
{{ -butta sto schifo e vieni a lezione. }} mi prese bruscamente la sigaretta dalle dita e la buttò per terra pestandola violentemente con il piede.

𝕀𝕝 𝕗𝕣𝕦𝕥𝕥𝕠 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕡𝕖𝕣𝕧𝕖𝕣𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖 || D. O'. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora