CAPITOLO 42.

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Contemplai per un paio di minuti il distributore del caffè, pensando più agli ultimi avvenimenti traumatici successi che al tipo di caffeina avessi dovuto prendere per risvegliarmi un po'.

{{ pensi di restare qui ancora per molto? }} la risatina di Dylan mi fece sobbalzare leggermente per via della stanchezza. Ma non potei nascondere un piccolo sorriso, lui riusciva a farlo comparire sempre, anche se non ci si metteva d'impegno.

{{ beh si, almeno finché non capirò che caffè potrebbe farmi star meglio. }} distolsi lo sguardo dai suoi occhi color nocciola stanchi per riportarli davanti alla "lista" del distributore.

{{ uhm, chiaro. }} si poggiò con una spalla al muro vicino a me, osservandomi con un piccolo sorrisetto dolce.
{{ se devi berlo per svegliarti ti consiglio quello stretto, se invece devi prenderlo per gusto personale ti direi macchiato o cappuccino. Ti ci vedo di più. }} si riavvicinò a me da dietro questa volta, poggiandosi il mento sulla mia spalla e piegandosi leggermente in avanti per la differenza - non poco importante - di altezza.

{{ adesso la mia personalità ha anche un gusto personale di caffè? }} ridacchiai prendendo distrattamente una moneta dalla tasca.

{{ per me la tua personalità è più particolare di quello che lasci credere agli altri e perfino a te stessa. }} disse precedendo qualsiasi mia mossa. Ripose la mia mano dentro la tasca e con uno spicciolo - di cui non  avevo minimamente visto l'esistenza prima d'allora - mi prese un macchiato.

{{ Dylan...}} non gli risparmiai un'occhiata stufa e leggermente offesa, per quanto mi fosse possibile esserlo con lui.
{{ lo sai che non piace il fatto che tu paga sempre per me. Che sia un caffè o un intero pasto. }} gli dissi per poi poggiare la guancia sul suo petto comodo. I battiti del suo cuore  aumentarono così come ogni pulsazione del suo corpo. Le vene degli avambracci gli si gonfiarono e anche quelle delle sue mani non furono da meno, le mani con la quale mi stava accarezzando dolcemente il viso provocandomi mille brividi lungo la schiena.

{{ zitta bambolina, potrai dirmelo anche altre mille volte, sai che continuerò a farlo. }} adesso le sue mani si spostarono sulle mie spalle, massaggiandole e toccandole come solo un massaggiatore professionista sapeva fare.

{{ mhh...amore così mi fai venire ancora più sonno. }} ridacchiai riaprendo svogliatamente le palpebre pesanti. Presi il mio caffè e lo bevvi quasi tutto d'un sorso, incurante del fatto che non avesse lo zucchero.
{{ bleh...}} feci strane smorfie finché le mie papille gustative non si abituarono a quel amarognolo.

{{ dovresti andare a casa per riposare. }} disse con il fare protettivo di un padre.

{{ sto bene...e poi non lascerei mai sola Veronica. }} gli feci notare forzando un sorriso.

{{ Lexy non ci faranno entrare in camera per chissà quanto altro tempo, se ti fai un paio d'ore di dormita non potrai che star meglio. }} cercò di dissuadermi.

{{ quando potremo vedere Veronica dovrò essere io a dirle che sua madre è morta, Dylan. Neanche volendo riuscirei a dormire...}} sussurrai tristemente alla fine grattandomi fastidiosamente gli occhi.

{{ non devi dirglielo per forza subito...datti una tregua, e dalla anche a lei. Tanto fra qualche ora o giorno cosa le cambierà? Quella povera donna non resusciterà di certo. }} forse quello che mi stava dicendo aveva senso, o forse era solo il suo tono da convincitore seriale.

{{ vorrei pensarla come te, ma quella donna come la chiami tu, era come una madre per me e anche se non sembra sono devastata, non riuscirei a tenerle nascosta tale notizia per qualche ora figurati qualche giorno. }} mi incamminai nuovamente verso le sedie in sala d'attesa e buttai un occhio all'orologio  appeso al muro, non mi meravigliai di scoprire che fossimo lì già da tre ore piene. I miei piedi erano distrutti così come tutto il resto del mio corpo.

𝕀𝕝 𝕗𝕣𝕦𝕥𝕥𝕠 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕡𝕖𝕣𝕧𝕖𝕣𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖 || D. O'. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora