CAPITOLO 31.

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{{ hai finito di fare l'incazzato? }} chiesi roteando gli occhi scocciata dal suo comportamento infantile. Erano ormai le sette di sera, e visto che avevo detto a Zoe di passarmi a prendere alle nove, avevi già iniziato a prepararmi, mentre il moro mi guardava con sufficienza.

{{ non sono incazzato. }} sussurrò con voce roca e stufata. Sospirai e gli lanciai un'occhiataccia.

{{ sembri un fottuto bambino. }} ammisi facendo attenzione a non sbavare con il gloss.

{{ io? Ma fammi il piacere!- }} fece una piccola risatina amara.
{{ quella che si stava per far picchiare a sangue sei tu, non io. Frena la tua lingua con quelle come Rose o ti ritroverò in ospedale. }} sospirò serio passandosi una mano sul ciuffo corvino perennemente scompigliato.
{{ e non parlarmi in quel modo. }} concluse ripensando al modo con cui gli parlai, essere sgarbata era il minimo che potessi fare. Sembrava che il gatto gli avesse mangiato la lingua da tutto il giorno, nemmeno mi guardava in faccia.

{{ oh no signorino, ti parlo come mi pare e piace visto che è da tutta la giornata che non fai altro che evitarmi senza spiaccicare una singola parola! }} scoppiai puntandogli un dito contro. Un piccolo litigio di coppia, nulla di cui preoccuparsi, eravamo entrambi talmente testardi che sarebbero stati molti frequenti nella nostra relazione.

Schiusi le labbra alzando in alto il mento, impugnai lo scovolino del mascara e me lo passai sulle ciglia, facendo attenzione a non sbavare mentre mi specchiavo nel piccolo specchio poggiato sul tavolo. Intanto ascoltai il moro straparlare.

{{ io? Ma- }} si mise bruscamente seduto con il busto dritto - visto che poco prima era spiaggiato come una balena sul divano - e mi guardò tra l'indignato e l'incredulo.
{{ seria?! Sei tu che non mi hai rivolto parola da quando eravamo in macchina! }}

{{ ho provato a parlarti più volte! Ti chiesi la marmellata e tu me la passasti sbuffando irritato! }} mi alzai dalla sedia su cui ero comodamente seduta. Ormai era come se la baita fosse diventata casa nostra. Mi emozionava chiamarla così, ma sapevo non sarebbe stato possibile restare lì per chissà quanto altro tempo, era pur sempre della sua famiglia, e in montagna...mancavano molti confort - che eravamo abituati ad avere - della città.

{{ non ero...irritato! Semplicemente mi dava fastidio il fatto che mi parlassi solo per un favore. }} provò a giustificarsi mettendo in evidenza tutto il suo odioso orgoglio. Ero consapevole che non mi avrebbe mai chiesto scusa, e questa cosa mi infastidiva e snervava allo stesso tempo. Se non avessi fatto io il primo passo, saremmo rimasti litigati per chissà quanto altro tempo.

{{ ma almeno io ci ho provato ad approcciarmi con te. Tu nemmeno quello, sei stato sempre in un angolo a sbuffare! }} esclamai alzando gli occhi al cielo, esasperata da quella situazione sgradevole.

{{ mi descrivi come un bambino arrabbiato. }} fece una risatina amara.

{{ infatti non ho mai negato che lo fossi. }}

Lexy 1 - Dylan 0

Mi guardò indignato e quasi offeso da quella mia affermazione, tentai di non ridere, ma la sua espressione da pesce lesso mi fece scoppiare.

{{ ah adesso ridi anche? }} si alzò di scatto dal divano avvicinandosi a me quasi minacciosamente. Smisi subito di ridere e lo guardai corrugando la fronte, sulle sue labbra fu presto scolpito un sorrisetto furbo.

Posai sul tavolo la pochette argentata, contenente i trucchi, e cominciai ad indietreggiare con il cuore in gola.

{{ Dylan che vuoi fare? }} chiesi spaventata da cosa gli passasse per la testa in quel momento. Conoscevo Dylan, e qualsiasi cosa stesse scatenando quel suo ghigno beffardo, non era pura.
Sapevo non mi avrebbe fatto nulla, ma la sua malizia per me era davvero estrema.

𝕀𝕝 𝕗𝕣𝕦𝕥𝕥𝕠 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕡𝕖𝕣𝕧𝕖𝕣𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖 || D. O'. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora