CAPITOLO 14.

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                                 ______
                             𝐋𝐄𝐗𝐘'𝐒 𝐏𝐎𝐕.

Ormai, grazie a tutte quelle sensazioni da me già conosciute, avevo capito di essere andata di nuovo in overdose.

La mia testa era vuota, completamente. Tutti i minimi rumori, anche quelli più impercettibili, nella mia mente facevano un baccano assordante, rumori fortissimi...cupi e ovattati.

Vedevo tutto nero, la sensazione di non potersi muovere, di non poter parlare, di non poter respirare senza macchinari ospedalieri, queste sensazioni erano devastanti e non mi erano mancate affatto.

Quando la luce che mi circondava diventava bianca significava che mi stavo avvicinando alla fine, sentivo un dolore lancinante e poi di nuovo nero. Dovevo morire ma era come se il mio corpo continuasse a combattere non so nemmeno io per cosa o...per chi, non avevo nulla per continuare a vivere ma intanto continuavo a resistere e non sapevo perché.

La stanza era vuota intorno a me, o almeno credevo. Poche sensazioni sentivo, poche ma devastanti nella loro leggerezza. Sentivo che il mio respiro era debole quanto il mio battito, ma qualcosa mi aiutava a restare in vita quindi pensai di essere un ospedale collegata a qualche macchina...come sempre.

Il ticchettio fastidioso nella mia testa mi ripeteva che stavo per morire, e nonostante io non volessi credergli, pensai fosse vero. Un ticchettio che mi dava il tempo rimanente in questo mondo ingiusto, un ticchettio acuto e fastidioso per le mie orecchie che captavano soltanto rumori freddi e ovattati.

I miei occhi sembravano muoversi e tremare nel buio delle mie palpebre, ma credevo fosse solo una sensazione causata dalle allucinazioni che andavano e venivano ogni due secondi facendomi uscire fuori di testa.

Sentii un rumore dentro la camera dove mi trovavo, una persona si era seduta accanto a me e mi aveva preso la mano nella sua. Una mano grande e calda di cui il contatto per me non era nuovo.

Ebbi la conferma che fosse lui non appena cominciò a parlare, forse pensava non lo sentissi, ma, per quanto potesse essere ovattata la sua voce, io riuscii a sentirlo forte e chiaro metabolizzando ogni sua singola parola.

                                ______
                           𝐃𝐘𝐋𝐀𝐍'𝐒 𝐏𝐎𝐕.

Mi avvicinai cauto a lei e vederla in quelle condizioni, piena di flebo e collegata a macchinari uno più complesso dell'altro...mi fece male.

Non sapevo nemmeno io perché mi fossi affezionato a lei, non sapevo neanche se fosse affetto o semplicemente un piccolo interesse. Non volevo che morisse perché era giovane...tutto qui, pensai, ma infondo sapevo che c'era qualcosa di più, anche se non volevo accettarlo.

Mi sedetti accanto a lei e presi la sua piccola mano fredda nella mia calda, la strinsi e cercai di trasmetterle il mio calore. Era pallida come un cadavere e fredda come in ghiaccio, sembrava morta, e a quel pensiero mi vennero i brividi.

Mi avvicinai il viso al suo e scrutai la sua bellezza semplice ma comunque particolare ai miei occhi. Le accarezzai una guancia e mi venne la pelle d'oca a quel minimo contatto impercettibile.

{{ hey...}} la salutai in un sussurro. Non sapevo perché ma vederla in quelle condizioni mi faceva sentire male, avrei voluto proteggerla da tutte quelle disgrazie, avrei dovuto proteggerla da se stessa ma avevo fatto solo lo stronzo come sempre.

Non ero affezionato a lei, e tanto meno la amavo, ma dentro di me avevo una sensazione strana quando la guardavo, quando la toccavo, piccoli brividi strani cospargevano il mio corpo abituato solo al sesso.

𝕀𝕝 𝕗𝕣𝕦𝕥𝕥𝕠 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕡𝕖𝕣𝕧𝕖𝕣𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖 || D. O'. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora