CAPITOLO 3.

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{{ papà, mamma sono arrivata a casa! }} urlai per farmi sentire. Anche se in realtà ero abbastanza sicura non ci fosse nessuno a casa, mio padre andava sempre a bere in qualche bar, mentre mia madre era sempre a lavoro.

{{ oh ciao tesoro! Come stai? A scuola è andato tutto bene? Oh si grazie mamma! E tu? tutto bene a lavoro? Si grazie cara. }} creai una finta conversazione ironica con me stessa. Una conversazione che mai si sarebbe potuta realizzare con mia madre.

Salii in camera mia, buttai lo zaino per terra e mi sdraiai sul letto.

{{ che vita di merda...}} sbuffai guardando il soffitto.

Sentii la porta di casa sbattere, segno che mio padre fosse appena rientrato a casa, e qualcosa mi diceva non fosse molto sobrio. Il modo in cui aveva sbattuto la porta era violento, sicuramente, pensai, fosse ubriaco.

{{ LEXY! }} mi chiamò dal piano di sotto e come volevasi dimostrare era ubriaco marcio già dal tono di voce.

{{ D-DIMMI...}} risposi titubante. La maggior parte delle volte che era ubriaco diventava violento anche con me, e non solo verbalmente...

{{ VIENI SUBITO QUI! }} mi si gelò il sangue nelle vene.

Mi alzai lentamente dal letto facendolo cigolare, avvicinai la mia mano tremolante alla porta e la aprii con una lentezza degna di film horror. Titubante scesi le scale, sfiorando con i polpastrelli il passamano.

{{ p-papà...devi dirmi qualcosa? }} chiesi con un filo di voce,

{{ dov'è quella Troia di tua madre?! }} chiese abbastanza incazzato.

{{ i-io non lo so...cioè penso sia a lavoro...p-perché? }}

{{ a lavoro?!! AHAHAHA sei così ingenua figlia mia! TU PENSI CHE TUA MADRE SIA A LAVORO?! }} urlò sbattendo il pugno sul tavolo.

{{ b-b-...beh penso d-di si...}} risposi con un filo di voce.

{{ mi dispiace rovinarti l'ipotesi ma non è così! Sai cosa ho scoperto? Che la tua adorata madre ha un'altra famiglia! UN'ALTRA FOTTUTISSIMA FAMIGLIA! CI HA LASCIATI A PUTTANE QUELLA TROIA! }} urlò ridendo istericamente.

{{ p-papà adesso calmati però...}} indietreggiai lentamente quando iniziò ad avanzare verso di me.

{{ STARE CALMO?! STARE CALMO! }} mi puntò il dito contro minaccioso.

{{ s-si...mi fai paura...}}

{{ e fai bene ad avercela...}} ridacchiò assottigliando gli occhi.

Quello che successe dopo non lo capii nemmeno, tutto troppo veloce o troppo lento, o semplicemente ero io che non riuscivo a vedere, pensare o parlare lucidamente.

Mi ritrovai attaccato al muro con scaglie di vetro sul viso, mi aveva tirato la bottiglia di birra addosso, ma mi mancò ed essa si frantumò sul muro, proprio accanto a me.

Singhiozzai qualche parola incomprensibile mentre la paura di essere ferita, di nuovo, si faceva sempre più pesante.

Come ho già detto, non era una novità che cominciasse ad essere violento dopo la sua solita sbronza giornaliera. E il più delle volte se la prendeva con me perché ero l'unica in casa e l'unica persona talmente impaurita da non riuscire a chiamare nemmeno la polizia. Non sapevo però se effettivamente fosse la paura a non farmi chiamare aiuto...forse ero solo io che, nonostante tutto, non volevo che mio padre venisse portato in carcere. Ma quella piccola parte da figlia che mi era rimasta, se ne stava andando pugno dopo pugno.

𝕀𝕝 𝕗𝕣𝕦𝕥𝕥𝕠 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕡𝕖𝕣𝕧𝕖𝕣𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖 || D. O'. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora