CAPITOLO 32.

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{{ Lexy respira...}} la bionda mi prese le mani stringendole nelle sue, quasi mi piacque quel contatto con la sua pelle fresca, a differenza della mia, sempre più incandescente.

{{ i-io...io non r-riesco...}} balbettai con un filo di voce fin troppo roco e rovinato. La gola raschiata e secca non aiutava di certo.

Zoe cominciò a suonare il clacson con fare insistente. Le orecchie pulsarono sotto quel fastidioso boato, quasi pensai potessero scoppiare.

Rose prese la sua borsetta grigia, la aprii e ne uscii un pacco di fazzoletti. Prese la carta morbida e la tamponò sui miei palmi insanguinati dandomi un lieve piacere. Impresse sulla mia pelle c'erano le cicatrici delle mie unghia.

{{ che cazzo succede? }} un Dylan scorbutico scese dalla macchina
- che nemmeno sentii arrivare - andando verso il finestrino aperto della bionda.
{{ perché ti sei fermata Zoe? }} chiese infastidito e scocciato, mentre anche tutti gli altri ragazzi lo affiancarono. Non volevo che mi vedessero in quel modo, anzi, non volevo che mi vedesse lui.
Così scoperta, praticamente nuda e piena di insicurezze sotto il loro sguardo indagatore. Odiavo stare al centro dell'attenzione, e non avrebbe fatto che aumentare la mia ansia.

Strinsi improvvisamente la mano di Rose, ancora concentrata a ripulirmi la pelle, facendola sobbalzare.
Puntò i suoi occhi sgranati sui miei, cercando di capire in quel luccichio che li ricopriva, cosa non andasse. Negai lentamente con la testa, facendole capire che tutto volesdi tranne che farmi vedere in quelle condizioni dai miei amici e soprattutto dal mio ragazzo.

{{ r-ragazzi andate. }} sussurrò titubante e forse impaurita dalla troppa pressione con cui le stringevo le mani. Non volevo spaventarla, ma avevo bisogno di un appiglio.

{{ vi siete fermate come delle mongoplettiche in mezzo alla strada senza un fottuto motivo...e adesso ci dite di andarcene? Le canne ve le siete fatte dal naso? }} la sua acidità era inconfondibile. Chi se non Dylan.

{{ fermatevi di nuovo e andiamo in discoteca senza di voi. }} sbuffò sonoramente Matt roteando gli occhi al cielo. Rilasciai un sospiro tremante, quasi strozzato da un leggero singhiozzo.

{{ Lex...}} mi girai di scatto verso il moro, che sembrò accorgersi soltanto in quel momento dalla mia presenza, tutto fuorché tranquilla, come quella delle mie amiche.
Fece per aprire lo sportello inferiore, ma con uno scatto, Rose lo chiuse mettendo la sicura. Forzai un sorriso nella sua direzione, anche se fui sicura di non esserci riuscita, probabilmente sembrò più una smorfia dolorosa contornata dal mio labbro fin troppo roseo e martoriato.

{{ apri Lexy! Che succede? }} fuori era buio, si vedeva ben poco se non fosse stato per i fari delle auto.
Sembravamo in un campo di spighe, si vedevano soltanto quelle immerse nell'oscurità, lo avrei trovato abbastanza inquietante se non fosse stato per la situazione.

Gli occhi di Dylan scrutavano l'interno della macchina, cercando di visualizzare al meglio possibile la mia figura.
Avevo notato quanto in realtà, quel momento di spensieratezza, per me fosse un attacco di panico in piena regola.
Sembrò titubante, non sapeva con certezza cosa stesse succedendo, e il non poter controllare con i suoi stessi occhi, lo mandò in crisi.
{{ Zoe. }} i suoi occhi caddero sulla figura della bionda, e se gli sguardi avessero potuto incendiare, Zoe sarebbe già diventata cenere.

{{ non apriremo Dylan, tornate in macchina. Ce la caviamo da sole. }} fui sorpresa, e non poco, che quelle parole uscirono dalle labbra colorite di Rose. La sua presa non lasciò la mia nemmeno per un istante, nonostante fossi sicura le stessi facendo anche male. Lei non osava togliere le mani dalle mie, nemmeno si preoccupò del sangue con cui la stavo imbrattando involontariamente.

𝕀𝕝 𝕗𝕣𝕦𝕥𝕥𝕠 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕡𝕖𝕣𝕧𝕖𝕣𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖 || D. O'. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora