CAPITOLO 21.

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                                 ______
                             𝐋𝐄𝐗𝐘'𝐒 𝐏𝐎𝐕.
                            
{{ i dottori hanno detto che tra circa tre o quattro giorni potrai uscire dall'ospedale. }} mi informò Dylan entrando in camera con un vassoio in mano.

{{ Dylan...te l'ho già detto mille volte, non ho fame...}} ripetei per la centesima volta con tono di rimprovero appena vidi del cibo sopra a quel vassoio bianco.

{{ e tutte quelle volte io ti ho risposto che non mi interessa perché devi mangiare. }} disse anche lui per la centesima volta. Mi morsi l'interno guancia cercando di reprimere il sorrisetto da ebete che stava per dipingere le mie labbra, ma, fu inutile perché solo vederlo mi fece sorridere a 32 denti.

{{ eh va bene...}} sospirai mettendomi meglio sul lettino, lui si sedette accanto a me e mi accarezzo gli zigomi con due dita.
{{ se fai così mi sa che mangio...}} sussurrai con un sorrisetto.

{{ allora continuo...}} sussurrò mettendosi dietro di me, mi fece poggiare la schiena sul suo petto mentre le sue braccia cingevano possessivamente la mia vita.
{{ così va bene? }} chiese al mio orecchio con voce roca. Annuii e iniziai a mangiare beandomi dei suoi grattini sulla nuca e dei suoi bacetti umidi e delicati sul collo.

{{ finito. }} dissi posando il vassoio sul comodino bianco.

{{ Lexy non hai praticamente toccato niente...}} disse dolcemente ma rimproverandomi con lo sguardo.

{{ ma io sono sazia...}} feci spallucce e serrai le labbra riducendole in due linee sottili.

{{ eh va bene...}} si arrese e mi fece stendere sopra di lui che continuò i suoi grattini rilassanti.

Era una bellissima sensazione, quella di essere sveglia e di averlo qui tutto per me, sperai solo che quel momento non fosse durato per poco, perché io avevo un disperato bisogno di lui nella mia vita, l'unica cosa bella era lui, la mia speranza. Infondo...io ero ancora viva solo grazie a lui.

{{ scusa...}} sussurrò frustrato dopo minuti interminabili di silenzio.

{{ mh cosa? }} chiesi confusa alzando il viso per guardarlo negli occhi.

{{ ti chiedo scusa perché so che, conoscendomi, ti farò soffrire ed io non voglio...mi dispiace che ti sia innamorata di uno come me. }} rispose tristemente e infastidito da sé stesso.
Non volendo rovinare il momento, cercai di alleviare la tensione con una "battuta".

{{ chi te l'ha detto che io sono innamorata di te? }} chiesi con un piccolo sorrisetto avvicinandomi al suo viso. Sulle sue labbra si formò un sorriso sghembo e assottigliò gli occhi mantenendo il nostro contatto visivo.

{{ ah quindi non mi ami? }} chiese facendo finta di essere offeso.

{{ non lo so...può essere...}} feci spallucce e ci pensai su guardando in alto. Lui si mise una mano sul cuore e spalancò la bocca teatralmente.

{{ sono profondamente offeso! Va bene va bene non mi ami posso anche andarmene. }} fece per alzarsi spostandomi da sopra di lui, ma, io feci un versetto in disaccordo e, una volta in piedi, lo ributtai sul lettino mettendolo accanto a me. Mi misi a cavalcioni su di lui e per un momento nel suo sguardo vidi una sottospecie di "panico".

{{ non voglio che te ne vada. }} dissi ad un centimetro dalle sua labbra.

{{ ok resto con te ma sono ancora offeso...}} disse guardando ovunque ma non me, mise le mani sui miei fianchi e mi strinse avvicinandomi, di scatto, ancora di più a sé.

𝕀𝕝 𝕗𝕣𝕦𝕥𝕥𝕠 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕡𝕖𝕣𝕧𝕖𝕣𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖 || D. O'. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora