L'estate crudele aveva lasciato il passo a un autunno incerto, ma non del tutto negativo.
Per la prima volta, dall'inizio dell'anno, non mi sentivo in balia degli eventi, ma quasi al comando.
Quasi.
Soffiai forte sulla tazza di the caldo, nel bar Alanis Morissette, uscita direttamente dagli anni '90, cantava sull'ironia della vita e pensai che mai canzone potesse essere più appropriata.
Parliamone.
Ero mostruosamente incinta, avevo conosciuto l'uomo dei miei sogni che, però, aveva sposato un'altra, avevo perso il mio ragazzo, che ora - anche lui! - stava con un'altra, vivevo da sola in una grande città che aveva poco tempo per le mie pene di amor perdute, insegnavo danza con un pancione che mi rendeva poco credibile e l'unica persona che mi avesse mostrato un minimo di pietà era un collega conosciuto per caso al lavoro.
Aveva dimenticato le cuffiette del telefono, ecco perché ci eravamo conosciuti, non fosse stato per quello, con i nostri orari, non ci saremmo mai incontrati.
Quella era la nostra terza uscita insieme: tre tisane, un vassoio di deliziosi mignon, una cioccolata calda, un caffè, due bomboloni, un'acqua calda col limone, un toast vegetariano e una pizzetta che mi era rimasta sullo stomaco (e che avevo vomitato nel bagno del negozio), potevo dire che Nick era diventato una specie di amico. Niente a che vedere con Filippo, ma era comunque un inizio, un meglio di niente. Era un punto di partenza per ricostruire una vita infranta che mi aveva lasciato tra le dita solo polvere e detriti.
E per una come me che aveva inanellato una serie infinita di nuovi inizi, era solo l'ennesima nuova esperienza.
Era nuovo avere un'amicizia quasi adolescenziale: lui mi faceva ridere moltissimo e potevo starmene tranquilla, perché ero certa che non fosse attratto da me, né io da lui. Anzi, il mio gay radar mi faceva pensare che, con ogni probabilità, non potesse essere attratto da me, perché appartenevo al sesso che non lo avrebbe mai potuto attrarre.
Mi stava bene così, non avevo bisogno di un sostituto di Alessandro.
O di Diego.
Certo, era innegabilmente un bel ragazzo, ma ormai avevo passato quella fase in cui ero attratta solo da ciò che vedevo. Amare solo con gli occhi mi era costato carissimo e avevo pagato un prezzo spropositato rispetto allo sciocco errore adolescenziale che avevo commesso poco meno di un anno prima: mi ero innamorata di Alessandro perché era bellissimo, non perché il mio cuore lo aveva scelto.
Il mio cuore, col tempo, aveva capito di battere solo per Diego, aveva capito che il suo essere sfuggente, la profondità della sua anima, i suoi gesti misurati e, al tempo stesso, lo slancio appassionato che mi dimostrava quando si lasciava andare erano rivelatori del suo vero io. Diego aveva un animo delicato, timido, riservato, ma sapeva anche essere romantico come l'eroe di un romanzo d'amore. Avrei dovuto amare lui, fin dall'inizio, fin da quella primissima sera in cui ci eravamo scontrati per caso tra la nebbia, la mia macchina in panne e lui sbucato dal nulla come un antieroe post-moderno.
Purtroppo la vita mi aveva riservato qualcosa di diverso.
Tornando alla realtà, Nick era innegabilmente molto carino: alto, con i tratti scolpiti del viso, i profondi occhi blu, i lunghi capelli castani che amava acconciare in modi sempre diversi, il fisico atletico, era un ottimo ascoltatore, divertente, spiritoso e con la battuta sempre pronta sulla lingua.
Ma non mi importava, perché l'ultima cosa di cui avevo bisogno era un'altra avventura sbagliata.
Diego aveva cancellato ogni mia forza di volontà e, adesso, sarei stata ben attenta di chi mi sarei innamorata.
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SEGRETI SVELATI (Sequel di SEGRETO)
ChickLitRebecca si è lasciata alle spalle un passato, una vita, un amico del cuore e una storia tormentata. A Firenze dovrà trovare le forze per ricominciare da capo, ma il suo destino è quello di camminare da sola, iniziare un nuovo percorso o tornare tra...