Diego

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La mia ricerca per ritrovare Rebecca era partita da lontano.

Ritenevo meno probabile che si fosse trasferita così lontano da arrivare fino a Cagliari, sarebbe stato uno stravolgimento di vita troppo estremo, perfino per una come lei. Certo, era una città di mare e lei adorava il mare, ma il viaggio era lungo e un trasloco così lontano non sarebbe stato possibile in tempi così rapidi.

Ci aveva messo solo un mese a impacchettare la propria vita e andarsene, da quello che avevo saputo in giro.

Come era riuscita a sradicarsi così tanto, senza guardarsi nemmeno alle spalle?

Sapevo che doveva essere colpa mia, per forza.

Se solo fossi stato una persona diversa, se solo avessi avuto abbastanza coraggio da cambiare anche la mia vita... Adesso saremmo stati insieme.

Invece, mi ritrovavo in una vita che non mi apparteneva, accanto a una donna che aveva incominciato ad aprire gli occhi sulla persona che aveva sposato. Sara era sempre più distaccata e diffidente dalla nostra ultima chiacchierata. Non potevo fargliene una colpa, perché non le davo nulla: ero un serpente privo di emozioni che si limitava a viverle accanto senza darle niente in cambio.

Al lavoro, tirava sempre più tardi.

Ogni scusa era buona per rientrare a casa quando ormai ero già a dormire. Parlavamo poco, di argomenti superficiali. Non mi cercava più e così, io non cercavo lei e, per certi versi, era meglio così, perché fare l'amore con lei pensando a un'altra era davvero un'azione spregevole.

Dove era finito tutto l'amore che mi aveva legato a lei?

Era finito davvero?

Ero davvero riuscito a rovinare tutto?

Poteva vivere senza di me?

Ormai ero convinto di sì.

Avevo sbagliato a mettere in crisi il nostro rapporto quando ancora non avevo la minima idea di come sarebbe finita con Rebecca?

Per quanto ne sapevo, Rebecca avrebbe potuto accettare le mie scuse e riprendermi con sé, come prendermi a ceffoni e ricoprirmi di insulti.

Entrambe le reazioni sarebbero state giustificate.

Sapevo di averla ferita e delusa.

Sapevo di averle detto cose che, sul momento, mi sembravano giuste, ma che avevano finito per rovinarci.

Sapevo che, a causa mia, aveva rinunciato alla propria vita, gli amici, gli affetti, il lavoro, perfino le radici.

Ma sapevo anche che la mia vita non poteva continuare senza Rebecca, non in questi termini, non a queste condizioni: quella che stavo vivendo non era un'esistenza degna di tal nome. Mi aggiravo per casa come un'anima in pena, al lavoro non riuscivo a combinare nulla, malgrado le scadenze e le incombenze.

Senza di lei, funzionavo a metà e non ero più disposto a lasciare nulla di intentato.

L'avrei trovata, sarei tornato da lei in ginocchio, pronto a espiare tutte le mie colpe, avrei provato fino al mio ultimo respiro, perché sapevo che il nostro amore lo meritava, lei lo meritava.

Quindi, armato di tutta la pazienza del mondo, mi ero messo all'opera.

Stranamente, o in modo del tutto inevitabile, avere di nuovo uno scopo nella vita mi aveva sentire meglio.

Avevo iniziato a lavorare su Cagliari per esclusione: era la città più improbabile perché più lontana di tutte e perché, al contrario delle altre due, aveva solo due negozi, uno in pieno centro e uno più in periferia. Dato che alle mie prime telefonate, nelle quali avevo chiesto se c'era una commessa che si chiamava Rebecca, mi era stato risposto che non erano informazioni che potevano rilasciare, mi ero fatto furbo. Avevo dovuto lasciare passare qualche giorno, poi avevo richiamato il negozio in periferia, chiedendo a colpo sicuro di Rebecca.

SEGRETI SVELATI (Sequel di SEGRETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora