Filippo

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-Nervoso? - Walter mi prese la mano e la strinse forte mentre il nostro treno entrava nella stazione di Firenze.

Ero nervoso?

A onor del vero, non sapevo bene neanche io come mi sentissi: avevo il cuore pieno di speranza all'idea di rivedere Rebecca, avevo paura di raccontarle ciò che dovevo dirle, ossia che Diego era venuto a chiederle di lei, ero curioso di sapere cosa avesse da rivelarmi. Qual era questo segreto misterioso che l'aveva portata via da me? Doveva essere qualcosa di grosso, considerato che aveva rischiato di rovinare la nostra amicizia.

Da quella prima telefonata, di sera, che l'aveva riportata da me, avevamo fatto passi da gigante: ora non ero più arrabbiato nei suoi confronti.

Mi aveva raccontato la portata di quello che l'aveva legata a Diego e, sì, adesso lo sapevo con certezza matematica: la loro non era stata una scappatella, un capriccio dettato da un'attrazione fisica, c'era molto di più. C'era il suo cuore, c'era stato un amore tormentato che aveva lottato per restare a galla, per soffocarsi, per scoppiare, ma che, alla fine, era rimasto su un fondale di inganni, parole non dette e perché senza risposta. Quello che li aveva uniti era qualcosa di importante, di profondo, qualcosa che, con ogni probabilità, meritava che le raccontasse il mio incontro con Diego. Rebecca meritava di sapere che era venuto a cercarla, meritava di conoscere quello che mi aveva detto e, in base a quello, prendere le proprie decisioni.

Non avevo idea di cosa sarebbe successo, ma sapevo che era una delle cose che non potevo non fare.

-Un po' - gli risposi, ricambiando la sua stretta, con la mano libera gli sistemai una ciocca di capelli sulla fronte e gli sorrisi - ma sai che c'è? In questi ultimi due anni, le nostre vite sono state cambiate e stravolte da una serie di segreti, di cose che non ci siamo detti per paura, ripicca o altro. Sono stanco di questi misteri, adesso ne parleremo a quattr'occhi e chiuderemo questo capitolo una volta per tutte.

-Come credi che prenderà la storia di Diego?

-Non ne ho la più vaga idea - ed ero sincero.

Avrei dovuto dirglielo prima?

Un po' agitato, insistetti per alzarmi per tempo, piazzandomi davanti alla porta per scendere ben prima che il treno si fermasse. Walter non perse l'occasione di farmelo notare, con quell'aria sorniona di chi avrebbe voluto prendermi in giro, ma si tratteneva solo per decenza.

Sulla banchina non avevo notato nessuno in particolare, di certo non lei.

Scesi come un pazzo, lasciando la mano di Walter che rimase indietro di qualche metro. Mai al mondo avrei potuto pensare di abbandonare la sua mano, eppure, Rebecca era in grado di farmi anche quello. Mi guardai intorno, prima a sinistra, poi a destra, ma in quel mare di persone non vedevo nessun volto familiare. Facce straniere, sconosciuti, anonimi volti che mi spintonavano e respingevano.

Col cuore in gola, mi feci mille domande: aveva cambiato idea?

Ero arrivato fin lì per ricevere un rifiuto?

Era lì o no?

-Filippo! - mi voltai di scatto al suono dell'unica voce che avrei riconosciuto tra mille, persino prima di quella del mio fidanzato.

Lei era lì, bella più che mai, avvolta da un cappotto che le stava alla perfezione, sembrava leggermente ingrassata ed era una favola: lei, la mia migliore amica, una parte integrante della mia anima, tutto ciò che mi era mancato in quei mesi. Mi prese a correre incontro, sbattendo contro le persone che venivano in senso contrario, ridendo, piangendo, travolta, come me, da una valanga di emozioni ormai fuori controllo.

Mi saltò al collo e la presi al volo, tutta profumata, fredda, gelata per il tempo inclemente, il viso nascosto nell'incavo del mio collo, i capelli che mi solleticavano, tutta bellissima, tutta carne, tutta sangue ed emozioni, tutta mia.

SEGRETI SVELATI (Sequel di SEGRETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora