Diego

29 2 0
                                    

Adesso che le cose erano molto più chiare, c'era solo una cosa che dovevo fare: parlare con Sara.

Quando ci eravamo conosciuti, innamorarsi di lei era stato facilissimo: era bellissima, intelligente, aveva un mucchio di progetti e sapeva quello che voleva. Era stata la mia compagna di banco al liceo e, al quarto anno, ci eravamo messi insieme, la classica coppia vincente. Se fossimo stati negli Stati Uniti, lei sarebbe stata la capo-cheerleader e io il quarterback della squadra di football che avrebbero vinto il premio di re e reginetta del ballo di fine anno.

Un quadro idilliaco, la foto perfetta in cui entrambi davamo il meglio di noi.

Avevamo frequentato l'università nella stessa città, perché non credevamo entrambi nelle relazioni a distanza.

Era stato curioso che lei, appena laureata, si fosse trasferita a Milano per uno stage in una grossa azienda farmaceutica. A me era stato bene, perché credevo nel suo destino, sapevo quanto fosse in gamba e non volevo tarparle le ali. Era stato difficile starle lontano, ma mi ero adattato: avevo sempre Alessandro al mio fianco e, in ogni modo, mi aveva promesso che non appena avesse completato lo stage sarebbe tornata da me.

Non era andata così.

Aveva superato lo stage con un successo tale che l'azienda non si era sentita di lasciarla andare, ma le aveva proposto un'offerta di lavoro vantaggiosissima.

E lei, ovviamente, non aveva rifiutato.

L'avevo sostenuta, confortandola quando le prendevano i dubbi sul futuro del nostro rapporto. Dio solo sapeva quanto tempo avevamo passato a parlare del nostro futuro, di quello che poteva fare, di quello che volevo, della vita che volevamo avere insieme.

Le avevo detto che le sarei sempre stato accanto, anche da lontano. Avrei dovuto solo superare la mia refrattarietà ai rapporti a distanza.

Noi ce l'avremmo fatta, noi avremmo superato anche questo scoglio, perché noi insieme eravamo meglio di tutto.

Poi, Milano aveva preso il sopravvento, annientando la sua personalità e trasformandola in una donna che non conoscevo più. Look più androgino, tacchi mozzafiato, con lo stipendio che guadagnava poteva permettersi le marche più alla moda. Quando ritornava al paese, sembrava un pesce fuor d'acqua, una donna che aveva vissuto di più, meglio di tutti noi, che ne sapeva di più e ci guardava dall'alto in basso.

Frequentava i manager del suo reparto, parlava con un forte accento non suo, mi faceva continue pressioni perché la raggiungessi, nonostante non ne avessi la minima intenzione. Non erano questi i nostri patti all'inizio. Era subentrata la frustrazione, la gelosia, una serie di ripicche che ci avevano allontanati.

La ragazza dolce che mi faceva copiare le versioni di latino era svanita, sostituita da una donna che non sapeva più sognare, amare, comprendere.

Poi era arrivata Rebecca, un raggio di sole nel grigiore della mia vita.

La mia storia con Sara era terminata molto prima del suo arrivo, solo che non volevo ammetterlo, perché, in fondo, una parte di me era ancora innamorata della ragazzina del liceo che indossava magliette sbarazzine, fumava erba nei bagni di scuola e reggeva l'alcol meglio di me. Dove era finita quella parte di Sara che mi baciava sotto la pioggia scrosciante, che faceva sesso con me a ogni occasione possibile ed era campionessa dei videogiochi più violenti che conoscessimo?

Davanti al computer acceso, il suo viso di porcellana era illuminato dalla luce dello schermo.

Ora o mai più.

-Ehi - la chiamai e lei non mosse un muscolo.

-Che c'è? - domandò con voce monocorde.

-Possiamo parlare?

SEGRETI SVELATI (Sequel di SEGRETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora