Quella mattina faceva più freddo del solito: davanti alla scuola di danza, l'aspettavo con le mani ficcate nelle tasche, saltellando da un piede all'altro per riscaldarmi.
Ovviamente, ero in notevole anticipo, avremmo dovuto incontrarci alle nove, ma alle otto e mezzo ero già impalato davanti alla porta d'ingresso, le dita dei piedi congelate, il naso rosso e il cuore in gola.
Lei riusciva a farmi quell'effetto che, dopo Dayane, mi ero rassegnato a non provare mai più.
Quando mi aveva lasciato, credevo che non sarei mai più riuscito ad amare qualcuno - qualcuna, mi corressi nella mente, a scanso di equivoci - e, per diversi anni, era davvero andata così. Avevo avuto qualche storia di poca importanza, ero stato molto da solo a leccarmi le ferite, avevo lavorato moltissimo e non avevo permesso che una distrazione passeggera si intromettesse nel mio percorso lavorativo, perché era quella la mia priorità.
Poi era arrivata lei, che subito era diventata un'amica, poi, col tempo, qualcosa era cambiato e io non la guardavo più con gli stessi occhi di prima. Volevo stare sempre con lei, quando non c'era mi mancava, mi interessava la sua vita e volevo fosse felice, speravo di renderla felice.
Abbassare le difese era stato inevitabile, perché lei si era mostrata a me nel momento più vulnerabile della sua vita, quando, sola e insicura, si era improvvisata madre modello e donna indipendente senza averne i mezzi.
Mi ci era voluto un po' a capire che i miei sentimenti per lei erano più profondi di quanto avevo creduto. Non era stato facile accettarlo neanche per me, convinto com'ero che sarei stato eternamente un lupo solitario, non adatto a una relazione, incapace di amare di nuovo.
Sì, perché era ormai più che evidente che l'amavo: inutile girarci intorno, trovare dei sinonimi o negare un fatto ovvio. Si era lentamente insinuata nella mia vita e ora non sapevo più come fare a meno di lei, Rebecca creava dipendenza ed ero pronto a tutto, pur di starle vicino.
L'ombra di Diego, però, pendeva su di noi come una condanna a morte: se anche fossi mai riuscito a farla sciogliere - e non avevo idea di come farlo - lui poteva tornare nella sua vita da un momento all'altro e rovinare tutto, perché sapevo che sarebbero tornati insieme.
Avevano una figlia, c'era chiaramente ancora del sentimento, un passato forte che li legava.
Io non ero nessuno, in confronto, solo un ragazzo che, per un po', aveva passato del tempo divertente con lei.
Solo che non sapevo come avrei potuto vivere la mia vita, nel caso avessi dovuto rinunciare a lei: era parte integrante della mia vita, era, in pochissimo tempo, diventata importantissima, ero affezionato a Beatrice. Non ero nemmeno male come padre adottivo.
Avrei fatto il padre, il marito, il migliore amico, non avrebbe dovuto più aver bisogno di Diego, perché c'ero io.
Solo che, forse, io non bastavo.
-Ehi! - mi salutò da lontano, quasi correndomi incontro. I capelli le saltellavano sulle spalle in una cascata di ricci, gli occhi scintillanti, il sorriso aperto, tutto, in lei, contribuiva a scacciare via ogni pensiero negativo.
-Ehi, ciao! - risposi stringendomi nella giacca a vento.
-Sono in ritardo? - chiese guardando l'orologio.
-No, sono io che sono sempre in anticipo - presi le chiavi dalla tasca e le diedi le spalle per aprire la porta. Una volta dentro, disinserii l'allarme e ci dirigemmo negli spogliatoi.
Dovevo essere sincero con me stesso e ammettere che ero un po' emozionato: l'avevo vista ballare un milione di volte, ma non l'aveva mai fatto con me, conoscevo le sue linee, le sue qualità e i suoi punti di forza e, nei giorni precedenti, avevo montato una piccola coreografia che avremmo potuto fare insieme. L'idea di mettere in musica e ballo i miei sentimenti era qualcosa di terrificante, perché sarebbe stato come rivelare parte della mia anima a una persona che non sapevo quanto avrebbe potuto apprezzare.
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SEGRETI SVELATI (Sequel di SEGRETO)
Literatura FemininaRebecca si è lasciata alle spalle un passato, una vita, un amico del cuore e una storia tormentata. A Firenze dovrà trovare le forze per ricominciare da capo, ma il suo destino è quello di camminare da sola, iniziare un nuovo percorso o tornare tra...