Rebecca

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Sembrava una buffa partita di scacchi.

Uno faceva una proposta.

L'altra rifiutava categoricamente, per rilanciare qualcosa che l'altro non avrebbe mai accettato.

Certo, avrei potuto dirgli che la madre ero io, che avrei deciso io, che l'ultima parola sarebbe stata mia, ma quel giochetto era divertente.

Ovviamente avrei deciso io, non c'erano dubbi al riguardo.

Niccolò era ostinato e non accettava un no senza ribattere.

E quella sua ridicola cocciutaggine sfacciata e scandalizzata mi faceva ridere.

Ridere era qualcosa che pensavo di aver dimenticato, tanto era il tempo che non lo facevo.

E, dovevo ammetterlo, il suono della mia risata era un'alternativa decisamente allettante, rispetto a quello delle mie lacrime.

-Okay, a questo punto non mi resta che prendere in mano il telefono e fare una ricerca - annunciò estraendo il telefono dalla tasca dei pantaloni. Digitò velocemente qualche parola sullo schermo ed elencò: - Perfetto, sono nella pagina "Nomi assurdi per bambine", vuoi qualche spunto? Vediamo se troviamo un compromesso.

-Ci sto - feci spallucce, pronta alla sfida.

Alzando un dito a ogni nome, scandì un nome dopo l'altro:

-Marita. Saudia. Ughetta. Rossanella. Zoia. Marilda. Fitnela. Tesla, ehi, questa si chiama come la macchina, che ne dici? - alzò un sopracciglio e mi fissò divertito.

-Te li stai inventando - sghignazzai scuotendo la testa.

-Affatto - rispose mostrandomi lo schermo del telefono.

-Non sono nomi comuni...

-No, sono nomi propri - roteai gli occhi e sbuffai.

-Che sarcasmo, rotolo dalle risate, credimi - feci impassibile.

-Arruda? Amela? Carminia?

-Ti prego - scossi la testa, indecisa se essere inorridita o ridere ancora.

-Vuoi andare sullo straniero?

-Anche no, grazie.

-Karline, Jerilee, aspetta, questo non riesco nemmeno a leggerlo... Qualcosa del tipo Klinka, ma non saprei essere preciso. Non ho idea di come si possa leggere, ma ha comunque una grafia accattivante.

-Lasciamo perdere - bevvi un sorso di tisana, mentre, fuori, calava la sera e il vento freddo dell'inverno alle porte scuoteva i rami degli alberi e perfino i miei leggerissimi vetri delle finestre.

-No, l'obiettivo di stasera è trovare un nome per la bambina - al mio sguardo indagatore, rispose senza perdere un colpo - Bisogna sempre prefissarsi degli obiettivi, giusto?

-Giusto - convenni appoggiando la tazza sul piattino e facendomi indietro sulla sedia, con la schiena rilassata sulla spalliera e le mani che mi accarezzavano il pancione.

-Allora - ripose il cellulare e mi fissò dritto negli occhi - facciamo i seri.

Avrei voluto dirgli che mi piaceva ridere e quell'atmosfera leggera sollevava molti teli pesanti che avevano gravato sulla mia vita negli ultimi tempi. Che avevo bisogno di quella leggerezza che mi faceva pensare di potercela fare. Con lui mi sentivo bene e questa non era una cosa da poco, per una ragazza incinta, sola, col cuore a pezzi e senza molte prospettive nella vita.

Eppure, mi ritrovai a essere d'accordo.

-Va bene, facciamo i seri. A me Azzurra non piace e dovresti iniziare a rassegnarti- affermai con convinzione, incrociando le braccia sopra alla mia pancia enorme.

SEGRETI SVELATI (Sequel di SEGRETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora