Era una freddissima notte di un inverno inclemente e disgraziato.
Una notte così fredda come non ricordavo da tempo, forse mai così fredda come quella, o forse era solo il mio stato d'animo a farmela percepire tale.
Sara era fuori, come sempre: questa volta era una cena di lavoro.
Ero quasi sicuro che avesse conosciuto qualcuno che la stava distraendo da tutti i problemi che le stavo causando, non sapevo il perché di quella mia certezza e non avevo alcun indizio in proposito, nemmeno l'avevo cercato, ma era una sensazione fortissima.
Quale cena di lavoro si protraeva fino a quell'ora?
Mi ero svegliato di soprassalto da un sonno incostante, mi ero alzato e avevo vagato di stanza in stanza, alla ricerca di qualcosa, di qualcuno che potesse darmi un minimo di rassicurazione, ma quel silenzio era così forte da assordare, da riempire tutto, da cancellare la vita che, fuori da quel freddo appartamento in cui il tempo sembrava essersi fermato.
In cucina, lanciai uno sguardo all'orologio fissato alla parete. Erano le due passate.
Quindi, il tempo scorreva, malgrado tutto.
Una parte di me si augurava che, almeno, Sara si stesse divertendo, perché immaginavo che la vita con me non fosse divertente affatto. Meritava di essere felice, meritava di ridere, di sentirsi leggera e di vivere con serenità la propria ancor giovane età. Io, in quel momento, non ci riuscivo, non ero felice e non riuscivo a rendere felice nessuna delle persone che mi circondavano.
E, così, anche quella sera si prospettava un dialogo silenzioso con me stesso e tutti i demoni che si dimenavano dentro al mio cervello: c'era chi mi rimproverava di essere stato ottuso, chi mi diceva che dovevo prendere una decisione definitiva, lasciare Sara e tornare a casa, chi, invece, da vero bastardo, mi sussurrava all'orecchio che, in fondo, per me non esisteva più nessuna casa.
Se fossi tornato al mio paese, chi mi avrebbe accolto a braccia aperte?
Non certo Alessandro, che mi mancava da morire e verso il quale nutrivo così tanti sentimenti contrastanti che facevo fatica a classificarli.
Tanto meno Filippo e Walter.
Non ci sarebbe stata Rebecca, perché viveva altrove.
Che casa sarebbe stata per me?
Un luogo ostile, dove nessuno mi avrebbe giustificato o capito: sapevo di aver sbagliato ed ero anche pronto ad ammettere ogni mia colpa, ma sapevo altrettanto bene che non avrei avuto nessun alleato dalla mia parte, nemmeno nella mia stessa famiglia.
Avrei dovuto fare i conti con loro, che difficilmente mi avrebbero perdonato una separazione da Sara, perché l' adoravano. D'altronde, come biasimarli? La conoscevano da una vita intera, l'avevano vista crescere, da ragazzina pelle e ossa, passando per giovane donna piena di obiettivi, fino a diventare la scaltra e versatile donna in carriera che affrontava senza alcuna paura consigli di amministrazione, viaggi all'estero e un'agenda lavorativa che avrebbe mandato in crisi anche un manager tra i più consumati. Lei riusciva in tutto quello che faceva, apparentemente senza il minimo sforzo, fosse stata una decisione cruciale per il marketing dell'azienda, una cena di lavoro con ospiti che parlavano quattro lingue diverse o un brunch formale con potenziali clienti da conquistare.
Sara era decisamente una vincente.
La mia famiglia amava Sara e non conosceva tutti i nostri problemi, quindi non avrebbe mai compreso un'eventuale separazione.
Non avevo nemmeno idea se sarei riuscito a riprendermi il mio vecchio lavoro.
Insomma, così su due piedi, sembrava proprio che fossi condannato a restare a Milano.
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SEGRETI SVELATI (Sequel di SEGRETO)
ChickLitRebecca si è lasciata alle spalle un passato, una vita, un amico del cuore e una storia tormentata. A Firenze dovrà trovare le forze per ricominciare da capo, ma il suo destino è quello di camminare da sola, iniziare un nuovo percorso o tornare tra...