Alessandro

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Quando la vidi uscire dalla camera di Diego pensai subito a due cose.

La prima era che era bellissima: vestita da damigella per una sposa che appena conosceva, aveva una grazia e un'eleganza degna di una modella consumata. Mi ero innamorato di lei dal primo momento in cui i miei occhi si erano posati su di lei e gran parte del problema era proprio quello: l'amavo con gli occhi, ma il mio cuore ormai era altrove. Questo, però, non voleva dire che non tenessi a lei.

E questo mi portò direttamente al secondo pensiero.

Aveva pianto o, se proprio non lo aveva fatto, c'era un turbamento scritto sul tutto il suo viso che non aveva nulla a che fare con la normale commozione legata al matrimonio di un tuo semplice caro amico.

Perché, sì, Rebecca e Diego, dopo qualche iniziale settimana di freddezza, erano diventati molto amici. E adesso potevo dirlo: anche troppo amici.

Mi ero fidato di lui, perché quando l'avevamo conosciuta, gli avevo chiesto di lasciarmi spazio con lei, di non mettersi in mezzo. Mi ero fidato anche perché, prima di quel momento, Diego non mi aveva mai tradito, mentito o deluso.

Per me era stato facile accettare che fossero amici: non ci vedevo nulla di male.

Non ero uno di quei tipi che pretendono di tenere la propria ragazza al guinzaglio, d'altro canto, Rebecca non si sarebbe mai fatta mettere al guinzaglio, per cui non avevo intenzione di sprecare il mio tempo cercando di fare qualcosa che non sarei mai riuscito a portare a termine.

Poi, giorno dopo giorno, qualcosa era cambiato, perché avevano iniziato a frequentarsi troppo.

Dopotutto, lei era sempre la mia ragazza e lui, beh, era il mio migliore amico, giusto?

Sbagliato, perché dai loro sguardi era chiaro che tra di loro ci fosse qualcosa che andava oltre alla semplice amicizia. Fino a che punto ancora non lo sapevo, ma c'era quella sgradevole sensazione di essere, in qualche modo, stato lasciato indietro: quel loro modo di guardarsi, le battute che capivano solo loro, quell'energia elettrica che sembrava scorrere dall'uno all'altra non appena si sfioravano. Ecco, quelle erano tutte cose che, di solito, non succedevano tra amici.

E non era qualcosa a cui ero abituato.

Avrei voluto me l'avessero detto prima, un po' per risparmiarmi l'agonia di quel rapporto che pesava sulle mie spalle, un po' perché anche io mi sarei liberato di un rapporto che, ormai, era diventato più un peso che altro.

Non avevo idea di quanto si fossero spinti oltre, ma quando Rebecca si chiuse la porta della camera da letto di Diego e si accorse che ero lì, proprio a un metro da lei, non riuscì a trattenere un'espressione sorpresa. Poi scoppiò in un pianto disperato, che mi diceva molto più di quello che provava di mille parole.

Dopo la cerimonia, era evidente che fosse inevitabile affrontare l'enorme elefante nella stanza.

-Tutto bene? - le chiesi cercando il suo sguardo.

-Ale, noi due dobbiamo parlare - rispose osservando l'orizzonte davanti a sé.

Annuii, consapevole, sapendo benissimo ciò che stava per dirmi.

La nostra storia era finita non quel giorno, ma ormai da tanto tempo: con lei mi ero sentito sul tetto del mondo, ma anche molto solo e adesso quel senso di inadeguatezza e solitudine erano fortissimi e superavano qualsiasi altro sentimento. Avevo riallacciato i rapporti con Erica e le avevo già detto che ero sul punto di lasciarla: la mia storia con Rebecca non faceva altro che intralciarmi, era un peso che mi impediva di spiccare il volo, proprio ora che volevo volare alto nel cielo con quella che, in fondo, era sempre stata la donna giusta per me.

SEGRETI SVELATI (Sequel di SEGRETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora