Diego

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Tornare a casa non era stato semplice per un mucchio di motivi.

Non avevo ottenuto molto con la mia fuga, se non tre città enormi che avevano almeno tre negozi di quella catena di abbigliamento ciascuno. Avrei dovuto fare molte indagini e non ero sicuro di riuscire a cavare un ragno dal buco.

Era, comunque, sempre meglio di niente.

Ero tornato con la consapevolezza che Filippo mi detestava e che la mia amicizia con Alessandro era, forse, definitivamente finita. Di tutte le cose che avevo pensato, quella che terminasse proprio a causa di una donna era l'ultima al mondo. Era un motivo stupido, infantile e noi non eravamo più adolescenti da tantissimo tempo: sarebbe stato facile capirci e perdonarci, ma non ce l'avevamo fatta. In realtà, la semplice idea della fine della nostra amicizia era un pensiero così assurdo e inconcepibile che non l'avevo mai preso in seria considerazione. Faceva male, ma capivo il suo punto di vista: a parti inverse anche io avrei fatto la stessa cosa, non avevo nessun diritto di biasimarlo.

E poi dovevo affrontare Sara.

Non sapevo cosa aspettarmi.

Quando avevo girato la chiave nella toppa della porta, mi ero sentito tremare le ginocchia.

Anche in questo caso, dal suo punto di vista ero un mostro: ero semplicemente partito per tornare a quella che ancora, dopo mesi, mi ostinavo a chiamare casa. Le avevo detto che con lei non ero felice e che avevo dei dubbi sulla nostra relazione. Avevo lasciato le cose a metà e sapevo che non era colpa sua. Per mesi l'avevo accusata di essere un'egoista, di avermi imposto il suo stile di vita, di avermi tarpato le ali in mille occasioni, ma, a ben vedere, anche io non ero stato da meno. Se ci fossimo guardati in faccia, se avessimo svelato le nostre anime, ci saremmo scoperti molto più simili di quanto pensassimo.

In più, lei mi aveva dato una via di fuga, mi aveva proposto, mesi prima di accettare di sposarla, di prenderci una pausa per valutare le nostre scelte. Avrei dovuto dirle di sì, avrei dovuto prendere le distanze da lei e dalla nostra relazione. Forse, così facendo, avrei avuto il cuore più leggero con Rebecca, avrei vissuto meglio la nostra relazione e, magari, sarei riuscito a essere onesto con Alessandro.

Ma non l'avevo fatto.

Non volevo ferirla, non me l'ero sentita.

Ancora una volta, avevo avuto paura.

Mi ero fatto mille domande: voleva forse dire che non amavo abbastanza Rebecca? No, quello non era possibile, ma allora perché non le avevo semplicemente detto: "Sì, prendiamoci una pausa"? Dopo, lasciarla sarebbe stato più facile.

Mi era dispiaciuto per lei, perché aveva pianto tantissimo, facendomi capire l'intensità dell'amore che provava per me, perché una parte di me era legata a lei a prescindere da quello che mi succedeva o che decidevo di fare.

Perché avevo paura che la mia storia con Rebecca non sarebbe durata.

In fondo, fin dal primo momento in cui ci eravamo conosciuti, le cose tra di noi erano sempre state complicatissime, perché avrebbero dovuto migliorare semplicemente venendo allo scoperto?

Una parte di me era rimasta bruciata da ciò che le avevo sentito dire all'ospedale, subito dopo l'incidente di Alessandro che quasi l'aveva spedito a miglior vita.

-Resterò – aveva detto senza tentennamenti, strappandomi il cuore dal petto – resterò con te, te lo prometto.

Eravamo appena stati insieme per un lungo weekend, cazzo, avevamo fatto l'amore e ci eravamo detti che non ci saremmo mai più lasciati, che niente al mondo si sarebbe mai potuto mettere tra di noi. Mi aveva fatto credere che le cose erano cambiate una volta per tutte e lei, finalmente, aveva scelto me.

SEGRETI SVELATI (Sequel di SEGRETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora