Alessandro

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Cosa mi passava per la testa in quegli ultimi giorni?

Che ero dannatamente felice.

Dopo gli alti e bassi con Rebecca, finalmente ero felice.

Certo, ero stato bene con lei: era bellissima, divertente, molto dolce e brava a letto. Era una ragazza sensibile e intelligente, di ottima compagnia. Era socievole e aveva un fisico mozzafiato. Non ero uno di quei tipi che sputavano nel piatto dove avevano abbondantemente mangiato, non avrei mai detto una parola storta sul suo conto.

Rebecca era stata un fantastico giro sulle montagne russe che mi aveva lasciato stordito, eccitato e confuso.

Solo che, come in molte storie d'amore, perché, sì, per lei avevo provato qualcosa di molto simile all'amore, anche la nostra, dopo le prime idilliache settimane, aveva iniziato a mostrare delle crepe. Come una torta troppo dolce che diventava presto stomachevole, giorno dopo giorno, mi ero reso conto che con lei non stavo in Paradiso, ma in una sorta di limbo in cui entrambi eravamo convinti di cose che non esistevano, io non ero il suo uomo ideale e lei non era la donna perfetta.

Rebecca non aveva grandi aspirazioni: le bastava quel lavoretto da quattro soldi, la convivenza con l'amico gay (che, prima o poi, sarebbe diventato mio cognato e al quale, col tempo, avevo imparato a voler bene in modo del tutto inconsapevole e genuino) e quella macchina scassata che tendeva ad andare in panne nei momenti meno opportuni.

Non puntava alle stelle e questo era avvilente e mi faceva chiedere quali obiettivi si ponesse nella vita.

Era anche un po' infantile. Sì, so che avevo detto che non avrei parlato male di lei, ma erano constatazioni, non critiche.

Erano lati del suo carattere che a me non piacevano.

Ma non era tutto qui, perché avrei potuto passare sopra a molti suoi difetti, a quasi tutti, ma non a quello che era chiaro agli occhi di un attento osservatore.

Nel corso dei mesi si era allontanata da me, era più fredda, più scostante.

Si era spento quel calore selvaggio a letto, spesso trovava delle scuse per non fare l'amore con me e quello, dopo così pochi mesi, non era normale. Mi ero chiesto se non le piacessi più, se ci fosse qualcosa, in me, che non andava. Mi ero messo in dubbio ed ero diventato un po' triste, ci ero rimasto male, perché di solito io piacevo sempre a tutti. A dire la verità, non mi era mai successa una cosa del genere in passato: Rebecca era la prima donna che mi avesse detto di no. L'avevo lasciata più libera, le avevo dato degli spazi che, di solito, faticavo a concedere, perché mi piaceva avere il controllo della situazione. Avevo pensato che, se avessi fatto un passo indietro, si sarebbe resa conto che le mancavo e questo avrebbe riacceso il fuoco tra di noi.

Poi, un giorno, mi ero imbattuto in Erica al supermercato: una situazione normale per due persone che avevano un rapporto del tutto non normale. Avevamo litigato, ero arrivato a chiedere a Rebecca una pausa per concentrarmi su quella guerra dei Roses che aveva al centro nostro figlio, avevo finto di tornare da lei solo per calmarla, eppure... Eppure rivederla così, fragile e sola, con un carrello semi-vuoto e l'aria smarrita davanti ai cereali mi aveva intenerito.

Forte della mia altezza, mi ero proteso a prenderle ciò che le serviva dallo scaffale più alto e lo sguardo che mi aveva restituito aveva smosso qualcosa dentro di me.

I casi del destino: ci eravamo lasciati già da un po' ed eravamo in una tremenda lotta per la custodia di nostro figlio, chi avrebbe mai potuto immaginare che quell'incontro casuale avrebbe dato via a tutto? Rivederla per caso, lontano dai nostri avvocati, dalla guerra che ci stavamo facendo, me l'aveva fatta vedere sotto una luce diversa. Era ancora bella, anzi, no, bellissima. Anche lei mi aveva guardato in modo strano, non con la stessa rabbia con cui mi guardava sempre. Ci eravamo fissati per un po', poi le avevo chiesto se le andava di bere un caffè e, da lì, il nostro rapporto era del tutto cambiato.

SEGRETI SVELATI (Sequel di SEGRETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora