Niccolò

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Parliamo del mio raro talento.

Ero in grado di architettare il piano perfetto per poi rovinarlo con le mie stesse mani.

L'idea di proporre Mihaela come baby sitter per Beatrice mi era venuta quasi spontanea: sarebbe arrivata di lì a giorni in Italia per ricongiungersi col fidanzato, il mio amico Lapo, era bravissima coi bambini, aveva esperienza, era una ragazza adorabile e dolcissima (coi bambini, non con me che ero il capro espiatorio di tutte le sue innumerevoli fisime) e aveva circa la stessa età di Rebecca...

Era il piano perfetto per renderla felice, per alleviare il peso che si portava sulle spalle, per farmi vedere, da lei, come un cazzo di salvatore dell'ultimo minuto: qualcuno che arrivava, sistemava le cose e non chiedeva niente in cambio.

Lei, in effetti, era stata felicissima e sollevata nel sapere che c'era qualcuno che avrebbe potuto aiutarla: affrontare la maternità da sola doveva essere un pensiero terrificante. Sembrava essere stata alleviata dal sostenere un peso molto più grande di lei. Dopo tutte le prove e gli ostacoli che aveva dovuto superare completamente da sola, ero contento di aiutarla e vederla più serena.

Quindi, fino a quel momento, ero stato un grande.

Cosa poteva andare storto?

Io, ecco chi poteva andare storto: nel giro di qualche secondo, mi ero fatto prendere la mano e. mi ero trasformato nel più grande idiota sulla faccia della terra.

La battuta sulla pizza poteva starci. Mi era venuta spontanea e, tra di noi, era quasi diventato uno scherzo privato che ci legava. Era una cosa carina, insomma, io di lei volevo sapere tutto, quindi anche il suo gusto di pizza preferito e quel tira e molla mi intrigava e mi faceva ridere.

Ma chiederle di uscire?

Bel modo di rispettare le forme e i tempi!

Mi aveva guardato come se, all'improvviso, mi fossero spuntate due teste.

E ne aveva tutte le ragioni: il parto era alle porte, era occupata da mille pensieri, c'era quel cretino del suo ex che aleggiava di noi come un cazzo di fantasma...

Cosa avrei dovuto aspettarmi?

La verità era che non avevo saputo resistere.

Era bellissima senza un filo di trucco, con quella luce speciale che, mese dopo mese, le aveva donato la gravidanza, semplicissima al naturale, ma al tempo stesso con quel viso incantevole, i capelli che le ricadevano arruffati sulle spalle, la bocca carnosa e la voce roca per il sonno...

Ero attratto da lei in modo imbarazzante.

Ma dovevo stare calmo, accidenti!

Un vero gentiluomo non si comportava certo così: un vero gentiluomo, tanto per cominciare, non la ricattava con la richiesta di un appuntamento. Si sentiva in debito verso di me da sempre, quindi non avrebbe mai potuto rifiutare. Mi era uscito di getto, senza pensarci, avrei potuto giurarlo sulla mia stessa vita, senza alcun doppio fine e, con poche parole, avevo rovinato il mio piano di diventare il suo eroe senza macchia e senza paura.

Ero tornato a essere lo stalker che inventava scuse per vederla.

Ovviamente aveva detto di sì, ma si vedeva che era in imbarazzo e questa era l'ultima cosa che volevo: volevo che con me si sentisse a proprio agio, a casa, senza doversi controllare per paura di fare qualcosa di sbagliato.

Mentre controllavo la mia immagine a figura intera riflessa nello specchio, mi insultai un'ultima volta, tanto per stare sul sicuro.

Mi infilai il cappotto e presi le chiavi della macchina.

SEGRETI SVELATI (Sequel di SEGRETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora