Incontro Al Buio

808 28 0
                                    

All'uscita una macchina bianco perla, si fermò di fronte all'ingresso, l'auto di mia madre...significava solo una cosa, lui era tornato, potevo dire addio alla poca libertà che mi era stata concessa questi giorni. Con timore piegai la maniglia aprendo lo sportello, mi tranquillizzai solo quando notai il volto sorridente di mia madre ad accogliermi.

- come è andata la scuola?

- bene, turbolenta come sempre ma bene

- io alla tua età odiavo venire qui, lo studio e la disciplina non erano una delle mie attività preferite

Mi sorrise dolcemente, ma al contrario io mi rattristai.
Abbassai il volto giocando con le pellicine intorno alle dita minute.

- forse perché questo è il mio unico modo per fuggire da casa

Mia madre non aprì bocca, si limitò a premere il piede sull acceleratore e fissare la strada davanti a lei.

- lui è tornato vero?

- ha un nome, chiamalo papà ginevra

- adesso avrei un padre? Seriamente mamma? Lo chiami padre un uomo che ti picchia? Ho traumi continui da quando sono piccola per colpa tua e di papà e adesso mi vieni a dire di rispettare uno stupido nome al quale non lo assocerò mai.

Sarò stata un po' dura infondo, ma uscendo scoprendo il mondo, ho capito quanto mi avevano tolto, avevo perso tante esperienze ed emozioni importanti, non avevo mai dato un bacio, viaggiato, ne tanto meno relazionata con qualcuno, i miei migliore amici? questi segni viola,marchiati sulla mia pelle innocente, cosa avrei dovuto fare...
Frustrata non le rivolsi parola, sapevo che infondo anche lei era una vittima, ma le sue parole i suoi gesti sarebbero serviti, ora è tardi per rimediare.

Scesi velocemente dall'auto, percorrendo il vialetto.

- aspetta Ginevra

La voce di mia madre mi chiamava, ma continuavo ad ignorarla.

- Ginevra

- cosa vuoi? Sprecare altre inutili parole, non cambieranno il passato, non cambieranno...me

Delle lacrime minacciavano di scendere lungo le mie guance, ma cercai di ricacciarle indietro, stringendo i palmi delle mani, formando delle piccole cicatrici a segno di luna nel loro interno.
Mi voltai intenta ad andarmene quando vidi Il ragazzo dagli occhi color nocciola guardarmi dal balcone, fissai per qualche secondo i suoi  occhi scuri, mentre le sue labbra aspiravano una boccata di fumo dalla sua sigaretta, per poi correre all'interno di quella che era la mia fortezza.

- Ginevra è ubriaco!

Urlo mia madre dal cortile.
Non appena spalancai la porta una bottiglia di vetro volò contro la parete e i vetri rimbalzarono contro la mia pelle, mi coprii istintivamente il viso con le braccia, cadendo sul pavimento . Dei vetri appuntiti tagliarono la mia pelle, mia madre mi corse incontro afferrando con le mani a coppa il mio viso, ormai immobile.

- bene è tornata la troia della casa, credevi che te la saresti passata liscia? Io lavoro e te cosa fai vai a scuola e fai la troietta.

Si avvicinò minaccioso a me afferrandomi per il colletto della maglietta, trascinandomi via con sé, urlavo, e tra le urla potevo sentire la voce di mia madre che chiamava il mio nome.
Scaraventò il mio corpo contro il muro, dallo scontro con la superficie dura, mi rannicchiai su me stessa per il dolore.
Avevo sbattuto la testa e i pensieri iniziavano a farsi confusi, la vista offuscata e le mani tremolanti.

Riuscii a sentire solo il rumore di un campanello, poi una voce, come angelica, profonda e familiare.

- è successo qualcosa? Ho sentito delle urla

Sta Sera Non AndareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora