Gita Particolare

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- ragazzi vi avverto niente guai, altrimenti in un batter occhio vi ritroverete sul pulmino di ritorno per scuola.

Mise in chiaro il professore, sperando che i nostri animi ribelli, non gli portassero problemi, una gita di soli tre giorni, cosa sarebbe potuto accadere? Di tutto...

La statura possente di Brian mi venne incontro sollevandomi, stringendomi in un caloroso abbraccio, il ritiro con la squadra di basket, aveva permesso ai suoi muscoli di definirsi e ora aveva una corporatura più robusta e apparentemente slanciata.

-Ei baby mi sei mancata

  un affetto sorprendente del quale non sapevo di avere bisogno, che fece sorridere il mio cuore.

- come è andato il torneo?

Chiesi con lieve imbarazzo non appena i miei piedi toccarono nuovamente il terreno.

- molto bene, li abbiamo stracciati, è stato formidabile scontrarsi con una squadra così variopinta e stimolante aggiungerei

Sorrisi contenta e compiaciuta ai suoi racconti, mentre osservavo gli altri montare le tende per la notte, in preda al panico, se un cappio non riusciva a legarsi con l'altro, e le continue istruzioni del professore, ripetute più volte con vani tentativi, per l'utilizzo corretto dei picchetti.

Quando la mia attenzione venne attirata, dall arrivo della sua figura così possente e singolare, il bagliore del sole che tramontava donava un contorno variopinto al suo profilo, rendendolo più affascinante del solito, trattenni il respiro per qualche secondo e Brian accanto a me se ne accorse, puntando lo sguardo nella mia stessa direzione.

- so che ultimamente  da quando sono andato via sono successe parecchie cose

-già...

Passai in rassegna le pellicine delle mie mani, torturandole nervosamente.

- voi due Basta chiacchiere venite a darci una mano

Annunciò il professore rimproverandoci per il nostro poco spirito di squadra. Così ci affrettammo a raggiungere gli altri e dare loro una mano e per quanto difficile e complicato fosse, devo dire che fu divertente vedere Peter il ragazzo strambo del nostro corso di anatomia impagliarsi all asta di acciaio della tenda e reclamare aiuto con gravi acuti.
Con l' aiuto di tutti accesimo il fuoco e preparammo un vero e proprio falò.
Amelie non fece che lamentarsi per le zanzare e come diceva lei per il poco gusto di questa disgustosa gita, rifugiandosi tra le braccia di Daniel ogni volta che qualcosa sfiorava la pelle scoperta delle sue gambe, erba o vento che sia.
Così I ragazzi passarono la serata a punzecchiarla, imitando i rumori di animali selvatici, per il gusto di spaventarla, per un momento li con i miei amici provai un attimo di pace di tranquillità che forse non riassaporavo da tempo, ma sapevo bene che fosse destinata a spegnersi non appena i miei occhi avrebbero incontrato i suoi e proprio come calamite accadde.
Boccheggiai alla ricerca d' aria, distaccando con la mano nervosamente il colletto della mia camicia dalla pelle del mio collo.

- è tutto ok?

Mi domandò Noah notando le mie mani sudate e la mia pelle diventare rosea e colorita.

- tutto ok, ho solo caldo, non trovate? Giornata molto afosa

I miei amici mi rivolsero sguardi confusi, ma non si spinsero a domandarmi oltre.
Radunati intorno a un falò, Nick ci porse una bottiglia di birra che rifiutai cordialmente, anche dopo le sue lievi insistenze.
Dopo l'ultima volta che avevo permesso all alcool di prendere il sopravvento, avevo deciso di non bere più, ma quella sera sembrò così giusto, così decisi di farlo ma lontano da occhi indiscreti, così magari anche se per poco tempo avrei potuto mettere a tacere, azzerare, solo per un momento quelle vocine che ronzavano nella mia testa.

- da quando è tornato dall' ospedale lei  non fa che starle appiccicata

Esordi seccato Alex, quelle frasi provocarono in me una fastidiosa irritazione, e con tutta la mia forza di volontà evitai di guardare Amelie che si strusciava sulle gambe di Daniel senza pudore.
Le mani mi formicolarono.
Noa notò la mia tensione e si limitò a porgermi uno sguardo comprensivo e confuso.

-odio come amelie cambia mio fratello

Esordì Chloe, senza pensarci troppo, e subito dopo che le parole le uscirono di bocca se ne penti, strattonai lentamente le maniche della mia felpa verso i miei posi, cercando di impiegare la mia concentrazione su altro, inutilmente, la loro immagine era come impressa nella mia testa e da lì non poteva andare via. 

- credo che andrò a fare una passeggiata

Annunciai nell orecchio di Chloe, che turbata mi osservò, ancora distratta dalla figura del ragazzo per il quale le sue labbra pendevano.

- è già buio gine, non credi sia pericoloso?

Le sorrisi debolmente e lei afferrò il mio bisogno di fuggire da lì anche per poco.

- sarò prudente, si tratta solo di pochi passi

Lei annui, tirai verso l' alto la zip della mia felpa e indossai il cappuccio, nel mentre aggiravo il gruppo di ragazzi radunati intorno all altro cumolo di legna che ardeva, mi sforzai di non guardare i suoi bellissimi occhi, e ci riuscì, per un istante però mi sembrò di sentire il suo sguardo pungente addosso seguire i miei movimenti.
Afferrai una birra dal cumulo sul quale erano disposte e stappandola la portai alle labbra e decisa e sicura mi avventurai nel bosco. Per quanto tenebroso e buio fosse, non mi avrebbe spaventato piu di tutto ciò che avevo visto dentro di me nell ultimo mese, con l'aiuto della torcia del mio telefono mi feci strada.

L'erba umida bagnava lievemente le mie caviglie, inumidendo il tessuto sottile dei leggings, scavalcai quella che mi sembrò una pietra calcare e camminai, camminai, senza sosta, senza direzione, sapendo di star andando in un punto di non ritorno e immaginando che fosse stato più difficile del previsto trovare la strada per tornare indietro da gli altri.
Gettai tutto il contenuto della bottiglia tra le mie mani nel mio stomaco, sentendo all istante un fuoco caldo farsi strada nel mio corpo, chiusi gli occhi, inspirando e quando li riapri, notai una nuvoletta bianca uscire dalla mia bocca, il mio respiro lento e pesante, che si poteva notare grazie alla luce della Luna, che tra tutto quel buio baciava la mia pelle, donandole un pallore celestiale, il freddo arrossì le mie guance e il naso, rendendo il mio volto innocuo e infantile più di quanto già lo fosse.
La testa girò, vorticando, una sensazione che mi diete benessere apparentemente, ma che subito dopo mi costrinse a poggiarmi al tronco di un albero, dal Busto umidiccio, per evitare che a causa di un capogiro, mi ritrovassi per terra, mi feci spazio tra i rovi seguendo disperatamente la luce della Luna, che come una calamita, mi attirava a se, ogni tanto qualche cespuglio spinato mi graffiava la pelle delle mani e delle caviglie, ma non mi importava, fu come se raggiungere quello specchio di luce, fosse la cosa di cui avessi più bisogno, con respiro affannato, mi trovai difronte uno spettacolo mai visto ai miei occhi.

Sta Sera Non AndareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora