Silenzio Tombale

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Il vento sfregolava contro le regole del tetto, la sua voce cigolava rimbalzando contro le vetrate e le tende si lasciavano cullare dal suo leggero respiro. Il cielo richiamava un colore grigio, spento, cupo, come lo era stato nell ultimo mese, il tempo mutava, lo fa sempre, sotto i nostri occhi, e scorre così velocemente, un uragano, spazza via tutto e non ti dà neanche il tempo di fermarti, devi continuare a rincorrerlo sempre, altrimenti ti lascia indietro.
I giorni trascorrevano, senza un tempo indefinito, non sapevo cosa accadesse intorno a me, era un mese ormai che preferivo rifugiarmi tra le coperte soffici del mio letto ed evitare qualsiasi persona provasse avvicinarsi a me, era stato facile all inizio, ma mi lasciarono stare, sparirono tutti... La mia bocca aveva pronunciato loro di stare lontani, ma non era ciò che desideravo, e ciò mi aveva cambiata... Credevo che stare sola fosse ciò di cui avevo bisogno, mi sbagliavo, ma a me stava bene così.

Chloe continuava a tartassarmi di chiamate ogni giorno, senza sosta, messaggi, e più volte ho udito il campanello suonare, ma nessuno ha aperto, sentivo la voce di mia madre che cordialmente la congedava, credo che la notizia si fosse sparsa, il più rapidamente di quanto credessi, ora avevo il telefono intasato di messaggi... Nessuno di quelli era vero, tutti che giuravano disponibilità, ma era solo circostanza, avevo letto alcuni messaggi, ma disgustata da tutta quella falsità e pietà buttai via anche la Sim, la distrussi in mille pezzi.

Daniel...
Ogni volta che tornavo dal tribunale, per uno dei tanti interrogatori ai quali mi sottoponevano, lui era lì... Nel vialetto di casa, ad attendermi, aspettava ogni volta, ma io potevo solo porgergli indifferenza... Nient altro, non riconoscenza, non gratitudine...
Così giorno dopo giorno non lo trovai più li, credo di essere stata cruda con lui, il mio sguardo era stato chiaro quella sera, lo odiavo, non sarebbe cambiato nulla.

Mio padre? Veramente volete sapere cosa sia successo a lui?
Beh accusato di maltrattamento, per di più di una minorenne, della moglie e della mancata presenza in famiglia
Uso eccessivo di alcool
Termini verbali contro le forze Dell ordine,
Opposizione...
Devo continuare?
Era stato allontanato all istante da noi... Io e mia madre eravamo tornate a casa, in un silenzio assordante, da far piangere le orecchie, non ci rivolsimo parola per giorni, e forse fu meglio così, forse non sapevamo cosa dire, o forse perché credevamo fosse giusto così.
Sapevo bene che mio padre aveva le sue colpe, lo avevo sempre saputo...ma in quel momento l'unico responsabile di quel casino per me era lui, Daniel Davis...

Prima di prendere sonno sentivo le sirene in lontananza risuonare come un fruscio ovattato, stringevo di più le coperte al petto e mi rannicchiavo su me stessa, lasciando che lacrime aspre bagnassero le fodere del mio cuscino, cercando di far uscire tutto il dolore che si nutriva dei miei organi dentro di me.
Passai giorni a domandarmi se fosse andata diversamente... Se sarebbe stato in grado di tornare tutto al suo posto, guardavo il soffitto, ispiravo,... Nessuna sensazione di sollievo, era come se l'aria si rifiutasse di entrare nei polmoni.
Chiudevo gli occhi e ripensavo alle mani di mio padre che accarezzavano le mie guance e spostavano una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio, sorrideva, la barba era stata appena fatta e qualche piccolo taglietto impreciso, spuntava sulla sua pelle liscia, le fossette al lato del suo sorriso si facevano più marcate e le sue braccia mi avvolsero completamente al petto, poi richiudevo nuovamente gli occhi e un buco si formava al centro del mio stomaco, dolori che sembravano ricorrenti, la sua mano che si scontrava sulla mia pelle, non erano più delle carezze, a volte variava, gli piaceva rendere le cose imprevedibili, qualche volta a volare era il mio corpo, contro qualche parete o oggetti che cercavo di schivare, evitando ulteriori segni violacei da nascondere.

Riaprivo gli occhi ogni volta e il mio respiro era accelerato, nascondevo il volto sul cuscino e cercavo di tranquillizzare i battiti lasciando che un pianto soffocato mi avvolgesse completamente.

I ricordi fanno male... Il passato è un arma a doppio taglio, si aggrappa a te, il dolore... Non ti abbandona mai, si cuce sulla tua pelle, come la tua ombra, è sempre con te, ovunque e quando spunta il sole, è lì il momento dove si fa più nitido.

Sollevai ulteriormente le coperte tentando di sigillare la mia testa da insinuosi pensieri che come lame si facevano spazio.

Il mio aspetto trasandato e le mie occhiaie marcate, non davano un ottimo riscontro del mio benessere, lo captai dal volto sconsolato di mia madre che faceva capoccella dalla mia porta, con le dita affusolate sul bordo del cornicione.

- dovresti uscire da quel letto... Ginevra... È da un mese che non esci di qui

Non ascoltai le sue parole e oscurai anche quel piccolo spiraglio che avevo creato per scrutare la sua figura, il suo tono era calmo e pacato, come se ogni cosa fosse tornata al suo posto, ma per me non era così, forse fingere per mia madre era diventato una routine, non per me, non riuscivo ad essere indifferente a tutto ciò, mio padre era in galera per colpa mia...

- d'accordo, allora non mi lasci scelta... Se non ascolterai me allora...

Sentii la sua voce allontanarsi, e un brusio dovuto a una conversazione proveniente dal corridoio.

Il mio cuore iniziò ad essere irregolare, come dopo aver percorso una corsa sotto la pioggia per ripararsi dal freddo e dal gelo, che non ti importa se ti bagni, ma l' obbiettivo è non fermarsi mai, altrimenti più acqua cade sul tuo corpo.

Rilassai il volto notando il viso pallido di Chloe e feci un grosso respiro di sollievo, nel vedere lei e non suo fratello.

- ei

Pronunciò lei debolmente, non mi mossi, la porta si richiuse, segno che mia madre ci aveva lasciate sole.

Il materasso si inclinò leggermente e le coperte si tesero, la sua mano si poso sulla mia caviglia e la lasciai fare, non avevo parole, né tanto meno le forze per oppormi.

- gine...so quello che stai passando ma...

- no Chloe, non lo sai

Dissi di getto, forse innervosita e stanca di tutte quelle assurde frasi che sicuramente non mi facevano stare di certo meglio.

-... Hai ragione... Non lo so, però so che ci manchi, che mi manchi... Anche a Daniel manchi, dopo ciò che ti è successo...

Scoprii rapidamente il mio volto dalla coperta con la quale tentavo di nascondermi con un movimento brusco, fissandola dritta negli occhi, occhi infuocati, rabbiosi..

- non parlare di lui! Se sei qui per conto suo puoi anche andartene

- credi veramente che io sia qui perché Daniel me lo ha detto? Sono qui perché ti voglio bene gone, è da un mese che cerco di chiamarti, vengo qui quasi tutti i giorni, parlo con tua madre, ti mando messaggi, cerco in tutti i modi di contattarti, ma tu respingi tutti... Sei distrutta lo capisco, ma non puoi allontanare tutti... Non me

Restai in silenzio, e anche se non volevo ammetterlo, sapevo che aveva ragione, ma cosa avrei dovuto dirle?
Posò la sua mano sulla mia spalla e istintivamente mi ritrassi, ma poi subito dopo la lasciai fare.

- hai bisogno di parlarne gine, siamo tutti preoccupati per te, anche se è difficile non mandarci via, permettimi di aiutarti, so che non potrò fare molto ma è mio compito tentare

Mi gettai tra le sue braccia e nascosi il mio viso nella sua spalla, mi strinse forte a sé , un abbraccio fraterno del quale avevo sicuramente bisogno, singhiozzai sulla spalla e finii per raccontarle tutto, mi ascoltò tutta la sera e resto lì con me, non lasciandomi mai sola.
Gliene fui grata, avevo bisogno di lei, di un amica, di una spalla.

Sta Sera Non AndareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora