Riniziamo

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La nebbia rovente come una lama tagliata dai fari della vecchia auto di mia madre, bloccata nel terribile traffico della mattina.
Il suo sguardo si rivolse docile su di me, cercando di sondare il terreno del mio stato d' animo, alzò di poche linette il volume della radio, non ricevendo in cambio da parte mia nessuna reazione, il rumore del suo pesante respiro riecheggiò nell aria, e il rumore della marcia che scattava decisa mi costrinse a fare un lungo respiro nell attesa di un suo esito.

- se vuoi posso venire a prenderti dopo scuola

- non dovresti andare a lavoro

Dissi con un tono forse troppo aspro e tagliente, che lei sembrò non farci caso.

- ho il giorno libero e pensavo che magari potevamo....

- cosa mamma?

Quel suo modo di girare intorno a i concetti che voleva espormi, mi irritava particolarmente, ero impaziente e preferivo chi con me fosse diretto e arrivasse direttamente al punto.

- pensavo che saremmo potute passare a trovare papà.

Spalancai la bocca.... A quella parola... Papà... Le mani iniziarono a sudarmi a freddo, le sfregai ripetutamente contro il tessuto dei miei jeans e puntai il mio sguardo fuori dal finestrino, serrando la mascella, senza porgere una risposta.

- d'accordo.

Concluse, svoltando l'incrocio della strada e affiancandosi al marciapiede per permettermi di scendere.
Afferrai lo zaino in spalla e Spalancai la portiera.

- gine, è tuo padre...

Le rivolsi uno sguardo tagliente, duro e ferito, come se quelle parole avessero graffiato la mia pelle.

- mio padre? Io non ho un padre...

Il frastuono della portiera si richiuse dietro di me e a passo deciso mi incamminai verso l'ingresso della scuola.

L'adolescenza, tutti si chiedono cosa spinga a comportarci così, ma la realtà è che il periodo passa, e non si tratta di crescere o superarlo semplicemente lo si accetta, si accetta che tutto quello che ci accade, è un circolo vizioso che ci perseguita sempre, e automaticamente ci fai l' abitudine.
Un respiro, deglutisci e continui a camminare.
Gesti ormai spontanei e scontati.
Spesso mi domando quando finiranno questi tormenti, se andranno mai a svanire, ma la vera domanda è se sarebbero mai cessati.

Non ero parte della sua vita, non voleva che ne facessi parte, come io avevo chiesto a lui di tirarsi fuori dalla mia, lui lo aveva fatto, ma io non potevo permettere che anche io lo facessi, senza sarei stata persa.

- buongiorno dormigliona

Disse con un sorriso risposato a trentadue denti Chloe, stretta tra le braccia di Nick, che imbarazzato dalla mia presenza si ritrasse, facendo arrossire le guance rosee della mia amica.
Forzai un sorriso, cercando di risultare convincente, quanto potevo. Presi posto vicino a loro sul muretto delle aiuole che permetteva di poggiarsi appena.
Ascoltai i loro discorsi apparentemente, risultando assente.

- è veramente un miracolo che sia rimasto illeso

- di chi parlate?

Domandai incuriosita, anche se credevo di sapere chi fosse il soggetto dei loro discorsi, Chloe si gratto la nuca un po' a disagio.
Daniel... Ecco chi era l'illeso, lo stomaco mi si contorse e deglutii, poi afferrai la mela che stringeva tra le mani Chloe e le diedi un morso, cercando di far trasparire la mia indifferenza.

- come sta?

Esordii con il fiato spezzato, avevo tentato di risultare sicura e indifferente, ma qualcosa nel suono della mia voce mi tradì, lei mi rivolse uno sguardo indagatore con una nota di tristezza nella sua iride e rispose una ciocca dei miei capelli che ricade a di fronte al mio viso dietro l' orecchio.
Solo allora capii il suo comportamento apprensivo, sollevai lo sguardo...

- a.. A Quanto pare sta bene

Il suo sorriso smagliante rivolse uno sguardo gioioso ad Amelie, le sue mani arrotolate sulla sua vita solleticavano la sua pelle e il suo sguardo era fugace e ardente per lei.
Lei era tra le sue braccia e lo osservava come la più bella delle stelle, di tutte le costellazioni, le galassie, lo osservava con sguardo geloso che altre potessero anche solo posarci gli occhi, ma era impossibile, Daniel era un qualcosa di proibito, di angelico, ogni suo lineamento, causava tremidi nei cuori delle ragazze nei corridoi, tutte pendevano dalle sue labbra, quelle labbra che adoravo assaporare e quella sua fragranza che diventava una dipendenza.

- gine non è come credi

Cercò di consolarmi Chloe, ma declinai i suoi tentativi.

- davvero è tutto ok

- no non è tutto ok... Non è giusto... Lei non c'era quando lui stava male, non aveva neanche coraggio di mettere piede in ospedale, per quale assurda sua convinzione della cattiva immagine... tu sei stata al suo fianco senza lasciarlo mai solo, sei rimasta, indipendentemente, lo hai aspettato, gli hai parlato... La tua voce, la tua presenza... L' ha aiutato a tornare da noi.

- molte cose non sono giuste Chloe, ma è stato scritto che vadano così.

Rivolsi loro un espressione rassegnata e li salutai con un cenno della mano, lo sguardo di nick mi scrutò e mentre mi allontano mi rivolse parola.

- non permettergli di fuggire da te

-nick è troppo tardi

- non è mai troppo tardi, non puoi abbandonare un amore perché credi sia tardi, dovresti provarle tutte, e permettergli di darvi altre possibilità, non soffocarlo.

Lo osservai, dire tutto d'un fiato quelle parole, con Chloe che lo fissava con occhi sognanti e basiti, girai i tacchi e proseguii nella mia direzione.

Arrendermi? Non lo avevo mai fatto, ma ero stanca, lottare, a cosa aveva portato, se a lottare ero sempre io, che scopo aveva, cosa sarebbe cambiato, niente, probabilmente.
L' amore...lo credevo la migliore delle medicine, ma la realtà è che l' amore fa male, guarisce ciò che lui stesso ha distrutto, l'amore è masochista.

Spesso mi ero data la colpa di molte cose, di mio padre, dei suoi atteggiamenti, di aver rovinato la mia famiglia, di averlo mandato in prigione, di aver rovinato l'amore tra me e Daniel, quando la verità era che lui stesso aveva messo dei paletti e delle spine che impedivano noi di essere sinceri l' un l'altra, non sapevo neanche cosa significasse per lui... Cosa significassi io.
Mi davo la colpa credendo di essere sempre la colpevole... Mi soffermavo su quello che accadeva e sulle parole che taglienti minacciavano che quella sbagliata fossi io, che io non andassi bene, quella bambina tanto sola e tenuta all oscuro del mondo, e il mondo troppo grande la stava Inghiottendo.
La colpa era la mia che non sapevo come vivere, come imparare a farlo, come pormi, sempre tutto tornava alla mia persona.
I miei demoni criticavano ogni sostanza o particella che mi conformasse, ogni pensiero ogni emozione, denigrandomi rendendomi insicura, forse era vero, ero rotta, e non andavo bene, ma non era colpa mia, se a gli altri non andavo bene... C'era qualcuno che mi guardava con occhi diversi, diversi da quegli occhi che spesso mi giudicavano, mi guardava con occhi complici, bisognosi di legarsi ai miei, ma ora l' avevo perso, mi convinsi che non era colpa mia... Il destino.... Voleva che le cose andassero così... Non era colpa mia... Lui non voleva che io fossi al suo fianco, perché in realtà... non lo aveva mai voluto...

Sta Sera Non AndareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora