The Stolen Kiss 12.3

820 27 3
                                        

Jelena POV

"Spegnitela da solo, Asher," ribatto esasperata, senza nemmeno voltarmi, continuando a camminare verso il bagno.

"Sai che non lo farò," risponde lui con tono divertito e pigro, facendomi sospirare ancora più forte.

Mi cambio rapidamente, infilandomi una felpa oversize e un paio di pantaloni della tuta. Mi fermo davanti allo specchio, osservandomi per un istante. Cerco di raccogliere un po' di pazienza prima di tornare in camera. Perché continuo a discutere con lui? È come litigare con un muro, un muro dannatamente testardo.

Rientro in stanza trovandolo esattamente dove l'ho lasciato, con gli occhi chiusi e la faccia affondata nel mio cuscino. Sembra perfettamente a suo agio, come se quel letto fosse sempre stato suo.

"Asher, questa è casa mia, non un albergo," sbotto, spegnendo finalmente la luce, come aveva chiesto.

"Grazie, cerbiatto," mormora con un sorrisetto, senza nemmeno aprire gli occhi.

"Non chiamarmi così," ribatto secca, ma lui si limita a emettere un verso vago di approvazione.

Mi avvicino al letto, decisa a mandarlo via, ma appena mi chino per afferrargli un braccio e tirarlo su, lui mi sorprende. Con un movimento rapido, mi afferra per la vita e mi tira sul letto accanto a lui.

"Asher!" protesto, cercando di liberarmi, ma lui mi tiene stretta con una presa ferma.

"Dormi qui," ordina con la sua voce roca e autoritaria, che allo stesso tempo sembra voler rassicurare.

"Non puoi decidere tu dove devo dormire," rispondo, agitando inutilmente le gambe per liberarmi.

"Posso eccome," ribatte con un sorriso sornione che intravedo nella penombra.

Resto immobile per un attimo, combattuta tra il mandarlo al diavolo e il lasciarmi andare. Alla fine, la stanchezza e il calore della sua presenza hanno la meglio. Sbuffo e mi giro su un fianco, dandogli le spalle.

"Sei impossibile," mormoro sottovoce.

"Lo so," risponde ridendo piano, mentre il suo braccio si allunga e si posa sopra di me.

Non protesto più. Non ne ho la forza. E, forse, non voglio davvero che se ne vada.

"Non hai intenzione di dormire qui, vero?" domando, cercando di ritornare in me.

"Asher, mi rispondi?" continuo stizzita.

"Se non chiudi quella dannata bocca..." dice con tono minaccioso.

"Che fai?" lo provoco, e grazie alla poca luce che filtra nella stanza riesco a intravedere la sua espressione infastidita. Bingo.

L'ultima volta che ci siamo punzecchiati non è finita bene, ma sono sicura che il risultato non cambierà nemmeno questa volta. In un modo o nell'altro finiremo sempre per litigare, per poi evitarci nei giorni successivi.

"Ti uccido," risponde tranquillamente, ma la serietà nel suo sguardo mi fa irrigidire.

Non può essere serio.

"Stai scherzando, spero," mormoro, cercando una rassicurazione.

"No," replica secco, e la speranza che avevo fino a pochi secondi fa si sgretola.

"Non lo faresti mai," affermo, aggrappandomi all'ultimo spiraglio.

"Non ti illudere, Gigi. Tu non sai un cazzo di me," dice con una bruschezza che mi fa sussultare.

Vuole fare lo stronzo? Va bene. Asher Anderson, da oggi avrai ciò che semini.

"Asher, vattene subito," gli ordino, cercando di mantenere un tono fermo. Non gli darò l'ennesima soddisfazione. Mi ha già vista stare male troppe volte a causa sua.

BelieveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora