Draco POV
L'odore della morte era un tanfo insopportabile, rimasi fermo a guardare mentre Voldemort cruciava e poi uccideva i suoi prigionieri, uno di loro era rimasto in un angolo a guardare con la paura negli occhi. Provai molteplici volte a non dare di stomaco, in fondo, avevo appena ucciso mio padre da poche ore, perché mi sentivo così?
Forse perché loro erano innocenti, non avevano commesso nessun crimine, per lo meno, non a me.
«Sai perché faccio questo, Draco?» Voldemort girò intorno al corpo senza vita di un uomo, con calma e coraggio lo guardai e risposi.
«No.» Voldemort spostò con il piede il viso della vittima.
«Fanno parte di un Ordine.» Disse dandomi le spalle e voltandosi verso l'unico sopravvissuto. «L'Ordine di Apollo, entrambi cerchiamo una persona per ucciderci a vicenda...» Continuò, l'uomo in catene aveva lo sguardo fisso su di me e sentii brividi di freddo attraversarmi il corpo. «Tuo padre aveva il compito di prendere questa persona e portarla da me ma purtroppo ha fallito, come suo solito.»
La porta dei sotterranei sbatté facendomi girare leggermente la testa di lato, la folta chioma di mia zia entrò nella mia visuale, lei si fermò accanto a me e osservò l'ambiente circostante.
«Posso esserle d'aiuto, mio signore?» Trovavo patetico il modo con cui Bellatrix si rivolgesse a Voldemort, condivideva tutti i suoi ideali da sembrarmi surreale che fosse la sorella di mia madre. Erano due donne completamente diverse.
«Non tu.» Rispose Voldemort voltandosi, i suoi occhi senz'anima si poggiarono su di me.
Perdonami, Cassandra.
«Draco, vieni.» Allungò la mano verso di me per farmi avanzare, presi un bel respiro e mi incamminai. «Adesso io farò delle domande al nostro prigioniero, se non dovesse piacermi la sua risposta, tu userai la Maledizione Cruciatus.» Non potevo più tornare indietro, non potevo mettere in pericolo mia madre, dovevo obbedire ai suoi ordini.
«Non è difficile, Draco.» Il tono divertito di Bellatrix mi dava sui nervi.
«È protetta da qualcuno?» Gli chiese Voldemort, l'uomo non rispose, teneva lo sguardo fisso su di me. Era un po' fastidioso, sembrava che volesse dire qualcosa. «Non sono il tipo che ripete due volte. Draco, inizia.» Fece qualche passo indietro lasciandomi solo proprio davanti a quell'uomo. Aveva gli occhi azzurri ma spenti ormai da un po', la barba abbastanza lunga da farmi capire che stava in quel posto da un bel po', guardai più attentamente i suoi tatuaggi ma riuscivo a vedere poco con tutta quella sporcizia che aveva addosso. «Draco.» Il Signore Oscuro disse il mio nome con un tono annoiato, mi voltai a guardarlo per poi appoggiare la mano sulla mia bacchetta e sfilarla.
«Crucio.» Dissi puntandola sul petto dell'uomo. Quest'ultimo cominciò ad urlare cercando di piegarsi, le catene si scontrarono tra di loro facendo rumore. Guardai il prigioniero cercando di pensare a qualcos'altro, se mi fossi tirato indietro sarei morto io.
«Ecco cosa succede a chi non collabora.» Voldemort si avvicinò di nuovo a me, l'uomo continuava ad emettere urla strazianti. «Provi dispiacere, Draco?» Sentii la presenza della sua mano sulla mia spalla, nonostante gli strati di vestiti percepivo la freddezza della sua pelle.
«Non provo nulla.» Risposi serrando la mascella. Ero sicuro di me, dopo la soddisfazione nel vedere mio padre morire, niente poteva interessarmi più, almeno non uno sconosciuto.
L'uomo dopo un paio di minuti smise di muoversi e urlare, aveva il respiro pesante e teneva la testa bassa.
«Allora, ti sei deciso a parlare?» Voldemort si avvicinò all'uomo, quest'ultimo alzò lentamente la testa e sul suo viso apparve un mezzo sorriso stanco.
«Non la troverai mai, tu non sai cosa ti aspetta.» L'uomo lo guardò dritto negli occhi. «Ti uccideranno, il tuo corpo sarà ridotto in cenere.» Il suo discorso fu interrotto da colpi di tosse. Voldemort ridacchiò divertito e sfiorò il viso di quello con la punta della sua bacchetta.
«Un po' di rispetto per chi decide della tua sorte.» Gli conficcò leggermente la bacchetta nel collo, mi obbligai a guardare; un rivolo di sangue scese lungo la sua pelle. «Ti do due ore per pensare alla cosa più giusta da fare dopodiché raggiungerai i tuoi compagni e manderò un pezzo del tuo corpo all'Ordine.» Voldemort aveva una smorfia divertita ma irritata allo stesso tempo. Non sapevo di chi parlassero, perché una ragazza avrebbe potuto aiutarlo nel suo intento? Era già un mago oscuro e molto forte.
Voldemort lanciò un'ultima occhiata al prigioniero prima di voltarsi e andarsene seguito da Bella. Tirai un sospiro di sollievo mentre lo guardavo andare via, con lui vicino l'aria sembrava più pesante, fredda.
Guardai l'uomo in catene che sembrava essere svenuto, quindi mi avviai anch'io per il piano di sopra, avevo bisogno di una doccia.«Tu chi sei?» La voce roca di quell'uomo mi fece fermare, avevo appena salito i primi tre gradini, mi voltai verso di lui. «Lo vedo che non sei come loro.» Tossì cercando di tirare su la testa.
«Tua impressione.» Risposi risalendo le sale.
«No, fermo.» Urlò per quanto gli fosse possibile, mi fermai di scatto e indietreggia di uno scalino. «Per favore, aiutami, devo mandare un messaggio al mio Ordine...» Era completamente sporco quindi da lontano riuscivo a vedere ben poco del suo viso. Mi aveva chiesto aiuto, era riuscito a trovare il coraggio perché mi aveva visto debole, diverso da mia zia o da Voldemort stesso. Non potevo farlo, avrei messo a rischio troppo: Mia madre, Cassandra.
«Morirai qui, che tu lo voglia o no.» Risposi, continuai a salire le scale lasciando alle spalle la mia umanità. Non potevo più essere me stesso, per il mio bene e quello di mia madre.
Risalii al piano superiore per poi raggiungere la mia stanza, una volta chiuso dentro, mi accorsi che aveva cominciato a piovere a dirotto, sentivo i tuoni rimbombare nella stanza. Mi avvicinai al mio letto e mi vidi la lettera di Cassandra sul mio comodino, la presi e la rigirai tra le mani.
Mi mancava lei, la tranquillità e le giornate passate insieme, la mia vita era cambiata nell'arco di un paio di giorni, non avrei mai pensato di ritrovarmi in casa con il mago più oscuro e potente di tutti i tempi, tanto meno di uccidere così facilmente mio padre.
Pensai di risponderle quindi presi carta e penna e mi sedetti alla scrivania. Dovevo dirle di starmi lontano, non potevo metterla in pericolo così. Non sarei mai riuscito a guardare mentre me la portavano via, era la cosa più bella che potesse capitarmi, solo che non era quello il momento giusto. Il mio comportamento l'aveva fatta stare malissimo, le avevo promesso che sarei tornato e che mi sarei dedicato a lei ma non potevo. Non con Voldemort nella mia vita, se fosse successo qualcosa, lei avrebbe pagato le conseguenze ed era un pericolo che non potevo correre. Cominciai, così, a scrivere:
Cassandra
Sto bene, avrei tante cose da dirti ma non posso, per favore, non scrivermi più, è stato un errore.
Sei stata, per me, un assaggio di libertà e serenità, mi hai migliorato le giornate e forse anche la vita.
Perdonami, Cassie.Scrissi parole semplici e veloci, se mi fossi soffermato a pensare a qualcosa di più particolare, non sarei riuscito a mettere un punto. Mi sentivo legato a lei, sentivo le sue emozioni, era come se ci appartenessimo ma non volevo rovinarle la vita, non a lei. Era troppo buona per questo mondo.
Lasciai il foglio sulla scrivania e mi alzai. Scriverle era stato difficile, avrei spedito la lettera il giorno dopo. Avevo bisogno di dormire e assimilare gli eventi di quei giorni.
Mi spogliai e indossai il pantalone del pigiama, poi mi misi a letto e guardai il soffitto. L'immagine del viso di Cassie si formò proprio davanti ai miei occhi, pensavo che con la morte di mio padre le cose sarebbero andate meglio, invece avevo solamente peggiorato la situazione.
Mi addormentai con il ricordo del profumo dei suoi capelli, ero un casino totale.
Spazio autrice
Perdonatemi, so che il capitolo è corto ma non volevo lasciarvi senza, sto avendo delle cose da fare e non ho trovato del tempo per scrivere qualcosa in più. Grazie per l'attesa.
Ig: HarryPottahpovss
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Heart Of Glass; Draco Malfoy
FanficCassandra incontrò lo sguardo di Draco, e per la prima volta capì che tutto quello a cui fosse destinata, non contava. Lui era ciò che lei voleva, il desiderio che viveva in loro era più forte di quel progetto che le famiglie avevano disegnato per e...