quella sera a cena indossai un abito elegante ma corto fino al ginocchio, nonostante la cameriera che era venuta a trovarmi mi avesse detto che era una cena informale. feci vestire elegantemente anche Eli e mamma, entrambe con un vestito con la gonna al ginocchio. fui l'unica delle tre che indossò un abito accollato, benché senza maniche, una trama di pizzo partiva dalla scollatura ricoprendo tutto il petto e arrivando a girarmi intorno al collo.
avevo avuto il problema di dovermi confrontare con papà quel pomeriggio. dopo il nostro ritiro nelle camere ci aveva messo poco ad essere informato su chi fossero le mie due ospiti e di certo non l'aveva presa bene. era stato così che me lo ero ritrovato in camera mentre mi rimproverava per il mio comportamento sconsiderato e del fatto che non avrei mai e poi mai dovuto portare delle umane nel mondo dei mannari, nel suo mondo. evitai di rispondergli che, quelle due ci erano entrate quando lui aveva sposato mamma e poi messo al mondo noi, senza contare che erano ormai anni che ci convivevano consciamente, ovvero da quando ero stata trasformata. rimasi zitta, fino a quando sembrò finire la sua sfuriata, non aveva salutato, non mi aveva chiesto come andava, non ci vedevamo da sei anni e quello era stato tutto, aprii la porta mentre per la prima volta gli rivolgevo la parola "Hai finito?" fu così sorpreso che boccheggiò mentre usciva in corridoio, automaticamente e non troppo consapevolmente, "Spero che avrai almeno la decenza di salutare loro due, al contrario di ciò che hai fatto con me" lo lasciai lì, impalato, a fissarmi stupefatto, mentre io gli chiusi la porta in facci e me ne andai a letto. mi stessi su quel comodo ed ampio materasso e me ne rimasi a rilassarmi fino a quando la cameriera che mi era stata assegnata non bussò alla porta per prepararmi alla cena.
Dovemmo scendere due piani di scale e percorrere un paio di lunghi corridoi prima di arrivare in una sala piena di persone che stavano tranquillamente bevendo un aperitivo prima della cena. Ci misi pochi secondi a rendermi conto di poche ma fondamentali cose, prima tra tutte la disparità di numeri tra maschi e femmine. Di donne dovevano essercene al massimo cinque o sei, senza contare me e le mie due accompagnatrici, gli uomini erano più di venti. Seconda cosa che notai fu che tutte le donne erano del branco di papà, così come lo erano una decina di presenti, tutti gli altri venivano da branchi diversi.
Nel momento in cui la nostra presenza fu notata ci mettemmo poco ad essere chiamate da papà, nel giro di due minuti eravamo accanto a lui, con un bicchiere in mano, che non toccai, a parlare con alcuni maschi estranei al branco che, man mano, mi si avvicinarono. Ci misi poco a capire cosa stava succedendo. Papà aveva scelto dei possibili candidati a diventare miei compagni. Ci voleva poco a capire che, ora che Seth era morto, mi considerava parte del suo branco e che doveva ritenere il mio territorio parte del suo. Voleva offucializzare la cosa trovandomi un compagno che lo avrebbe favorito e sostenuto politicamente e, con ogni probabilità, a lui fedele.
Non dissi una parola a riguardo. Non feci scenate e finsi di non capire ciò che stava accadendo. Mi sedetti dove mi era stato indicato, nel bel mezzo della tavolata, circondata da quegli sconosciuti, non prima di essermi assicurata di dove avessero piazzato mamma ed Eli. Papà le aveva fatte sedere alla sua destra e aveva messo Roa subito dopo di loro in modo da separarle dai lupi estranei al branco. Quella sistemazione mi fece rilassare non poco soprattutto quando mi accorsi che Roa ed Eli andavano parecchio d'accordo.
Non parlai molto. Non avevo idea di cosa dire a quegli estranei, rispondevo alle loro domande, non che me ne facessero molte, per lo più parlavano di se stessi con gli altri commensali, vantandosi, sottilmente, di questa cosa o quell'altra. Feci la brava, finsi alla perfezione di essere la classica lupa sottomessa ed obbediente, fatto che avrebbe dovuto insospettire papà, ma non si accorse di nulla. Fu a fine serata, quando ormai la cena era finita e i più sorseggiavano qualcosa nel salotto, di dimensioni considerevoli, dove ci eravamo spostati, che la mia pazienza giunse alla fine. Fu quel commento, da parte di uno dei lupi scelti da papà che mi fece imbestialire "quindi, cosa desiderate in un compagno" domandò qualcuno "sicuramente vorrei accanto una persona forte" mi fermai lì, se avessi aggiunto altro sarei stata offensiva e neanche poco. Non so chi lo disse, non si stava rivolgendo a me, ma lo sentii chiaramente come tutti gli altri presenti "... debole di Seth, morire a quel modo è stato vergognoso" se era stato un commento detto troppo ad alta voce o parte di una conversazione con qualcun altro non lo sapevo, ciò che sapevo era semplice. Negli anni successivi alla sua morte avevo avuto modo di pensare molto a lui e a come si erano messe le cose tra noi, a cosa fosse andato storto e avevo capito che di colpe ne avevamo entrambi, io più di lui, molte di più. Non solo non ero più arrabbiata nei suoi confronti, ma ero felice che fosse stato lui il lupo che avevo incontrato, che mi aveva aiutata e sostenuta e che mi aveva dato un figlio. "Quindi morire nel tentativo di salvare la mia vita e quella di nostro figlio non è abbastanza onorevole per voi?" La stanza ragelò, si girarono tutti, nessuno escluso a guardarmi in silenzio. Anche io rimasi zitta e a testa alta.
La situazione rimase immutata per un paio di lunghissimi minuti e nessuno sembrava intenzionato a dire o fare nulla, mi stufai in fretta e colsi la palla al balzo "se volete scusarmi vorrei ritirarmi nelle mie stanze, il viaggio per arrivare qui è stato lungo e sono molto stanca" non ci fu nessuno che non mi giustificare e augurasse buon riposo. Mamma ed Eli mi seguirono con la mia stessa scusa.
Prima di poter finalmente andare a letto, ero davvero sfinita da quella giornata, rimasi con le altre due a parlare delle loro impressioni per quasi un ora, non ebbi il coraggio di dire loro cosa credevo papà avesse in mente per me, solo a quel punto, dopo il mio ennesimo sbadiglio mi lasciarono tornare in camera mia.
Ero a letto da meno di mezz'ora quando sentii la porta socchiudersi e vidi lo spiraglio di luce entrare e poi sparire. Non alzai neanche la testa dal cuscino, riconoscendo subito il suo odore. Lo lasciai avvicinare e stendersi alle mie spalle dopo essersi svestito, appoggiò il suo petto contro la mia schiena e mi strinse a se in una morsa ferrea e calorosa, portò il suo viso tra i miei capelli e lo sentii annusare il mio odore prima di depormi un bacio sulla spalla. "Mi sei mancata" mormorò a voce bassissima contro il mio orecchio "e tu a me" controbattei con il suo stesso tono basso, beandomi del suo odore familiare che mi circondava e sapeva di casa "Dimitri?" Sentivo l'odore di D sulla sua pelle "lo hanno messo nell'alloggio più lontano dal tuo che c'è" mi informò "Non vogliono che vi incontriate" concluse "mi manca" lo informai "lo so" si limitò a commentare "sai di lui" gli feci notare "abbiamo avuto un pó di tempo durante la cena" non mi servì guardarlo per sapere che stava sorridendo maliziosamente, lo conoscevo alla perfezione ed ormai mi bastava ascoltare il tono delle sue parole per capire la sua espressione "voglio tornare a casa con voi" sospirai "ci torneremo presto" assicurò deponendomi un bacio sulla testa. Mi strinsi a lui e mi addormentai in pochissimo.