18 - insieme

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Aprii gli occhi in quello che, mi resi conto, era il soggiorno. Ero nuda e avvolta in una leggera coperta. Qualcuno aveva acceso il camino doveva essere stato proprio lo scoppiettante della legna a svegliarmi perché ero allungata sul divano proprio lì difronte, mi ci volle un attimo a rendermi conto che non avevo idea di come fossi finita lì e che avevo la testa poggiata sulla pelle delle gambe del mio compagno. Provai ad alzarmi ma una mano gentile me lo impedì, riconobbi immediatamente il suo tocco, che dalla spalla si spostò alla testa e cominciò a carezzarmi amorevolmente. Si, decisamente le parole non erano il suo forte ma una volta che imparavi a decifrare i suoi gesti capivi davvero che tipo di persona fosse, quanto meraviglioso fosse. Mi concesse di girarmi, stendendo sulla schiena e lasciandomi vedere uno dei più bei spettacoli che avrei mai potuto osservare. Sedeva nudo, con solo un paio di boxer attillati addosso, e uno dei suoi figli in braccio che veniva cullato lentamente, mi sorrise notando la mia espressione di pura beatitudine a quello spettacolo. "Dimitri sta mettendo Axel a dormire, scenderà con Lena per il biberon tra poco" mi informò "faccio io" protestai. Sapevo che lì avevano nutriti con il mio latte, ogni giorno ne tiravo via un pó in caso sarebbe potuto servire, ma preferivo comunque allattarli da me, ero fortunata in quello ne produceva abbastanza per tutti e tre e, stando a quanto mi aveva detto l'anziano Andrew quando si era presentato per una visita ai piccoli sotto richiesta di mio padre, per le lupe era normale, noi mannare non rischiavamo, come alcune donne umane, di rimanere a secco prima dello svezzamento.
"Riposati, ne hai bisogno" provò a convincermi "sto bene" gli sorrisi, mettendomi a sedere, stavolta non tentò di fermarmi, si limitò ad abbassare lo sguardo e puntare sulla pelle che si era scoperta quando la coperta mi era scivolata di dosso. Fui costretta a sistemarmela meglio e ciò gli diede la possibilità di vedermi completamente nuda prima che mi accoccolassi accanto a lui, poggiai la testa sulla sua spalla "quanto ho dormito?" Domandai con gli occhi socchiusi "poco, forse una mezz'ora" mi comunicò con lo stesso tono di voce basso con cui stavo parlando pure io "mi sei mancato" mormorai con le labbra che gli sfioravano il collo "non farlo" mi rimproverò "aspetta che gli altri vengano a prendersi i piccoli, vi voglio entrambi, per tutta la notte e se mi provochi non proverò neanche a trattenermi." Mi avvisò, strappandomi un sorriso. Gli vezzeggiai un pó il collo, sfiornandolo con il naso cosa che alla fine lo portò ad afferrarmi con una mano i capelli e tirarmeli per farmi spostare il viso da lui, mi depositò un bacio dolce sulle labbra "fa la brava rossa" si raccomandò "solo perché sei tu" concessi tornando a depositare la mia testa sulla sua spalla.
D scese dal piano di sopra cinque minuti dopo, aveva la figlia che gli si agitava tra le braccia, sicuramente in cerca di una fonte di cibo, mentre il padre avanzava a petto nudo e con un panno di lino su una spalla, allungai le braccia e mi ritrovai subito la piccola addosso, lasciai che le coperte mi cadessero intorno ignorate, mentre io sistemavo la piccola per permetterle di attaccarsi al seno. D mi piazzò un bacio in testa, prese Grigori dalle braccia dell'altro e lo portò via. Se Der aveva già contattato Gab e gli altri del branco allora con ogni probabilità li stava mettendo negli ovetti del passeggino così non ci sarebbe stato il rischio che si svegliasse quando li avrebbero presi per portarli nella casa accanto.
Con mia sorpresa arrivarono prima ancora che finissi di sfamare Lena, quando entrarono trovarono me, praticamente nuda con la piccola attaccata a seno il mio compagno seduto accanto con un braccio intorno alle spalle e D che dopo aver aperto la porta e aver sceso i due maschietti, averli sistemati nei passeggini e consegnati, era andato a preparare l'occorrente per tirarmi il latte.
Ci vollero buoni venti minuti per sistemare tutto prima di consegnare una addormentata Lena a Vin e lasciarli uscire, solo allora mi decisi ad attaccarmi il tiralatte e farmi mungere, avevo il sospetto che l'indomani non avrei avuto modo di allattare al mattino e se i biberon che avevamo dato a Gab non sarebbero bastati sapeva dove trovare quelli che stavo riempiendo. Fu solo a quel punto, quando fu tutto sistemato che ci fu addosso, letteralmente. Io avevo appena avuto il tempo di chiudere lo sportello del frigorifero e D quello di mettere a lavare il tiralatte quando mi ritrovai a terra con un dito infilato nella mia intimità e Der, che troneggia a su di me inginocchiato a terra che con la mano libera strattonava i pantaloni dell'altro maschio, non ci mise molto a far saltare i bottoni dei jeans, liberarsi della stoffa e infilarsi in bocca il pane a riposo di un sorpreso Dimitri. Se non fosse stato per quello che mi stava facendo nelle parti basse e il godimento che ciò mi provocava avrei sicuramente avuto da ridire sull'eserci saltato addosso in quel modo. Guardai la scena dal basso, godendo dell'espressione di puro godimento della mia anima gemella che sotto le attenzioni, della bocca e delle mani, del mio compagno era diventato duro e aveva quasi raggiunto il culmine, fu proprio prima che accadesse che si allontanò da entrambi. D si dovette sostenere contro il frigorifero per non ritrovarsi a terra io venni sollevata di peso e sbattuta di schiena sul tavolo "prendila" ordinò il capobranco con voce alterata dall'eccitazione, l'impazienza e una chiara nota di possessività. Dimitri non se lo fece ripetere mi si infilò tra le gambe, mi sollevò con un braccio una gamba e poi fu dentro. Fu un attimo mi stavo ancora riprendendo dalla sorpresa della penetrazione quando mi ritrovai il busto di D schiacciato contro il mio e poi la spinta che fece sprofondare ancora più profondamente il biondo in me. Fu Derwin a dettare il ritmo delle spinte, a decidere tutto, a ripetermi continuamente che gli appartenevamo. Fu lui, amplesso dopo amplesso a farci, infine raggiungere la camera da letto e rivendicare entrambi di nuovo in quel luogo, fu solo parecchie ore dopo la fine di quel delirio di passione e piacere, seguito da una dormita da sfinimento e una doccia di due ore a causa delle incursioni del capobranco, che finalmente capiamo il perché di quel comportamento così possessivo e brusco. Il suo viaggio non era andato bene per nulla. Alla fine era venuto fuori, ormai tutta la comunità mannara sapeva che era lui il mio compagno, che D era la persona che amava e, peggio ancora che fosse un progenitore. Aveva passato quei giorni passando da un branco all'altro ascoltando lupi elencare la loro genealogia e richiedere che lui o, almeno Dimitri, ingravidasse una delle loro femmine, altri invece avevano richiesto che fossi io a venir montata per produrre prole che poi sarebbe dovuta essere consegnata al branco paterno. Era furioso, imbestialito oltre ogni dire ad un passo dal fare del male a chi aveva avanzato tali proposte. L'unica cosa in quel momento che potemmo fare per lui era lasciargli noi stessi, lasciare rivendicarci fino a quando la calma proveniente dalla consapevolezza che noi eravamo suoi non lo invase e finalmente non si mise a dormire, lasciando noi liberi di sistemare il macello che avevamo fatto la sera prima in casa e portare nella casa accanto un bel pacco di pannolini e tutti i biberon di latte che mi ero tirata dopo che Derwin si era messo a dormire. Ci avremmo messo un pó a calmarlo.

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