Avevo partorito verso metà di febbraio, non fu una sorpresa che fosse di Derwin, fu piuttosto inatteso il fatto che fosse una bambina dai capelli rosso scuro e gli occhi azzurri del padre. Avevo partorito da sola, al sentore delle prime contrazioni, poco dopo la fine del pranzo, avevo intercettato Boris, e me lo ero portato in camera, nessuno si era accorto di nulla fino ad ora di cena quando entrambi non ci facemmo vivi, fu solo a quel punto che un Dimitri agitato e del tutto consapevole di ciò che avevo fatto si era messo a bussare alla porta della mia camera in cerca di notizie. In risposta gli arrivò un grido strozzato, sia io che zio Boris avevamo un pó da fare e nessuno dei due lo calcolò nonostante toccò proprio a D tenere fuori dalla stanza mio padre Der e una Gabrielle in piena crisi che voleva tenermi la mano come io l'avevo tenuta a lei.
Avevo ammesso, senza vergogna, con D, mentre parlavamo del momento della nascita del piccolo durante la gravidanza, che il parto di Brian mi aveva un pó traumatizzato. Il dover partorire davanti a persone, alcune delle quale erano praticamente estranei, mi aveva molto segnato e, poco ma sicuro, non volevo ripetere l'esperienza. Gabrielle aveva avuto bisogno di qualcuno accanto, qualcuno che la sostenesse e che con la sua presenza la rassicurasse, io avevo bisogno di starmene per conto mio, di tenere quel momento per me e di non trasformarlo in un circo come allora.
Der riuscì ad entrare in stanza solo quando, già lavata e avvolta in un lenzuolino bianco la piccola era tra le mie braccia e Boris gli aprì e lo lasciò passare. Fu incredibile guardarlo prendere quel fagittino che gli porsi, la commozione era palese ma ne a me ne a D sfuggi il fatto che si stesse trattenendo al suo meglio per non scoppiare a piangere. Ci mise una decina buona di minuti per ricomporsi e lasciare la piccola tra le braccia di Dimitri, che nel mentre mi si era seduto accanto sul letto e fissava con sguardo tenero, identico al mio, Der con la piccola. Papà e il resto del branco entrarono una manciata di minuti dopo e trovarono Dimitri con la bambina in braccio seduto tra le gambe di Derwin che mi teneva un braccio intorno alla vita e con l'altro stringeva Dimitri. Inutile dire che fu impossibile far mollare al biondo la piccola o che il mio compagno accettasse che ciò accadesse, gli unici autorizzati a toccare la piccola Alida furono gli altri nostri figli che appena vennero portati in camera sciamarono sul letto e furono riempiti di coccole sia da me che dai due padri.Avevo avvisato papà che avremmo ricevuto visite, avevamo implorato tutti, mia madre ed Eli per prime, di non fiondarsi subito da papà per venirmi a trovare, ciò per mia mamma ed Eli era stata una benedizione perché avevano avuto modo di organizzarsi per bene ed erano riuscite non solo a prendersi due settimane di ferie ma a farle prendere anche a Rob e Dario, persino Giacomo, il figlio di Dario si era liberato per una settimana per venire a trovarmi. Tre giorni dopo il loro arrivo papà si trovò alla porta anche il nonno e Glauco, Derwin era stato costretto a minacciarli di non fargli vedere la piccola per tenerli lontano tutto quel tempo e affinché non ci portassero in regalo niente, dato che li avevo sentiti discutere a natale sul regalarci per la nascita del cucciolo un vigneto in francia o se fosse stato meglio una villa in riva al mare in grecia. Decisamente era meglio che non ci regalassero niente.
Fu il giorno dopo l'arrivo di nonno e Glauco che le cose cominciarono a farsi strane. Per prima cosa papà quasi fece scoppiare una rissa sulla soglia di casa sua perché si era trovato sulla porta un gruppetto piuttosto strano di lupi uno tra i quali lui sapeva chi era.
La verità era che non avevo minimamente pensato di informare dei dettagli papà. Sapeva che avevamo ammesso nel branco altra gente, era necessario dato i nostri progetti futuri, per gestire la proprietà in cui saremmo andati a vivere servivano parecchie persone, inoltre come era opportuno in ogni branco avevamo bisogno di lupi guerrieri che controllassero i confini del territorio e si occupassero della sicurezza, altri che lavorasse nella gestione dell'abitazione e, nel nostro specifico caso, che lavorassero per la nostra attività commerciale. Era stato solo dopo aver discussio a lungo con Der a tal proposito che avevo imparato che i branchi non erano strutturati così semplicistiche come Seth mi aveva mostrato. I branchi funzionali erano piuttosto ampi, composti da una coppia dominante con accanto i suoi favoriti, che fossero figli, parenti o amici, il loro compito principale era nel campo delle relazioni politiche e di gestione, poi c'erano tutti gli altri, quelli che un posto se lo guadagnavano con lavoro più fisico e lealtà, e di cui ci prendevamo cura allo stesso modo che degli altri.
Io a papà i nomi di quei lupi che avevamo preso con noi non glieli avevo fatti, non gli avevo neanche detto che molti di loro, se non tutti, erano stati a lungo solitari perché non si adattavano alle regole dei branchi, che era gente strana o che tra quella gente strana ci fosse pure lui, Thomas un ex capobranco europeo condannato all'esilio in america perché aveva fatto incazzare tutti i branchi e che non poteva rimettere piede nei territori dei lupi se non come membro sottomesso di un branco. Si, papà lo riconobbe subito e fu solo per miracolo che avevo sentito i ringhi e le grida provenire dalla porta di ingresso mentre mi dirigevo in cucina nel tentativo di sgraffignare qualcosa da mettere sotto i denti, perché papà nel vederlo alla sua porta circondato da una decina di lupi tutto pensò fuorchè bene.