12 - una colazione con sorpresa

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La sala dove facemmo colazione era il doppio di quella dove ci eravamo riuniti per la cena il giovedì precedente, anche i posti a tavola, tutti apparecchiati sembravano parecchio più numerosi.
Notai subito alcune cose, ad esempio che D non era l'unico in jeans e maglietta, c'era Rena seduta alla sinistra del capotavola che si accarezzava la pancia rotonda circondata da altre donne con cui chiacchierava tranquilla, c'erano una ventina di lupi maschi sparsi nella stanza a gruppetti, tutti miei fratelli, ne riconobbi alcuni, come Marco e Roa, Elia e Vin. Il mio branco era presente, compresi Michele e Adam. C'era il capostipite Andrew con la sua compagna, e mi sorpresi nel notare un paio di bambini correre in giro attorno al tavolo schivando gli adulti che parlavano.
Papà non appena mi notò mi disse subito di sedermi, i posti non erano assegnati ma decise che a me sarebbe toccato quello alla sua destra, ovvero di fronte a Rena, mi abbracciò e mi depositi un bacio tra i capelli, solo dopo essersi raccomandato affinché non mi affaticassi. Abbracciò Eli con lo stesso calore che aveva riservato a me, salutò la mamma con un bacio sulla guancia, non era insolito, e la lasciò andare a chiacchierare con Andrew, Eli si mise a spettegolare con Roa ed un altro paio di fratelli che non conoscevo, io finii a parlare con Rena, Gab, papà le altre donne, a quanto pare quelle erano le mie cognate e i due bambini che correvano in giro i miei nipoti più giovani, fui informata che nella sala c'è ne erano altri tre, ma non capii chi fossero. Dimitri lo avevo lasciato nella doccia, quindi ero a metà di una conversazione sull'arredamento quando la stanza piombò nel silenzio e tutti si girarono a guardarlo sulla soglia, incerti su cosa fare. Persino Dimitri lo era, quelli che sapevano la verità erano pochissimi, solo i quattro fratelli maggiori, lui, papà e la defunta Olga. Ovviamente la sapeva anche il mio compagno, era stato Dimitri stesso a raccontargliela, quel segreto era stato una specie di prova dei loro sentimenti reciproci, la fiducia che D aveva nei suoi confronti nel dirgli qualcosa di tanto delicato e la devozione di lui nel custodirla per tutto quel tempo. Fu papà a smuovere la situazione, si diresse verso il ragazzo sulla porta del gli si piazzò davanti, per un lungo istante non successe nulla, si fissarono e basta mentre i presenti trattenero il respiro, io non mi preoccupai, sangue o non sangue erano padre e figlio, nessuno avrebbe potuto togliergli gli anni passati assieme e l'affetto che li legava. Papà lo abbracciò lasciando tutti basiti, Dimitri per primo che rimase pietrificato dalla sorpresa per un lungo momento prima di ricambiare con incertezza. Papà con loro era diverso rispetto a come si comportava con me ed Eli, una volta diventati grandi, dopo la prima mutazione, aboliva qualunque forma di smanceria, niente abbracci, coccole o parole dolci, erano uomini e li trattava come tali, quindi non c'era da stupirsi che per loro fosse così strano che avesse abbracciato il biondo. "Su figliolo, non startene sulla porta" affermò girandosi e tornando dove era prima, borbottando un "dovrei farlo più spesso con loro" che sentirono tutti i lupi e li lasciò del tutto sconcertati.
Allungai una mano verso un interdetto Dimitri con un sorriso divertito in faccia "coccole" domandai aiutandolo a tornare in sé "subito" assicurò sedendosi accanto a me e circondandomi le spalle con un braccio mentre con l'altra mano mi massaggiava delicatamente le mie. Che mi viziasse era certo, lo aveva sempre fatto, regolandosi in base alle situazioni, il fatto che Eli e Roa decidessero di approfittare di quel momento per carpire informazioni fu un colpo basso. Stavo in paradiso, ero a tavola con tutta la famiglia, più o meno, e andavano d'accordo, la mia famiglia acquista, quella umana e quella mannara, quindi quando mia sorella mi si accostò alla schiena, mi abbracciò e poggiò il mento sulla mia testa, mentre Roa scompigliava i capelli a D, fu difficile rispondere in modo adeguato alla domanda che lei mi porse "Quindi tra voi come funziona?" Sostenuta dagli incitamenti di nostro fratello maggiore, fu difficile non spiattellare tutto e rispondere apertamente, ma proprio non era il caso.
Fu per quello che non feci caso agli ultimi arrivati, avevo notato con la coda dell'occhio papà allontanarsi dal tavolo ed uscire dal mio capo visivo. Avevo le spalle alla porta, così come mia sorella e, evidentemente, anche mia madre dato che non si accorse di nulla.
Papà ed il nuovo arrivato, dall'odore un vampiro, ma non me ne curai così come gli altri presenti, parlavano a voce abbastanza alta da essere uditi senza problemi anche da mamma ed Eli, si scambiavano dei convenevoli prima di avviarsi nella nostra direzione, si fermarono entrambi a capotavola e rimasero in piedi mentre papà presentava Rena e me. " Quindi è con voi che dovrò prendere accordi?" Domandò curioso l'uomo, aveva un aspetto giovanile, non dimostrava più di trent'anni ed era indubbiamente attraente ma di sicuro non quanto il mio attuale compagno o quello defunto. "Si, papà mi ha già spiegato la situazione, volete trasferirvi nella nostra città" riassunsi "esattamente e suppongo che a questo punto dovremmo aprire nuove trattative con il vostro compagno" dedusse "affatto" sia lui che papà mi fissarono allibiti "fin tanto che non sarete un pericolo per noi e la nostra famiglia e le vostre azioni non ci minacceranno in alcun modo o turberanno la quiete della nostra città potete fare un pó come vi pare, stando lontani dai boschi durante le lune piene, ovviamente" rimasero a bocca aperta per un attimo "tutto qui?" Domandò stranito "certo, non credo sia necessario spiegarvi che se la vostra presenza ci nuocerà o metterà in pericolo un nostro congiunto non abbiamo alcun problema nell'uccidervi tutti. Abbiamo massacrato un capostipite e il suo branco, uccidere voi per proteggere la mia famiglia non ci toglierà il sonno" aggiunsi. "Non siamo una minaccia" assicurò "ho lasciato la mia signora per stare con il mio tesoro e i miei seguaci obbediscono ai miei ordini. Non abbiamo interessi in voi o nei vostri congiunti e per quanto riguarda la tranquillità cittadina vorremmo preservarla quanto voi" spiegò "il suo tesoro?" Domandai incuriosita "vive lì gli piace la sua casa, la sua città, e se il mio tesoro è felice in quella città, in quell'ambiente io non glielo porterò via" affermò facendo correre lo sguardo su mia madre e mia sorella per poi tornare a guardarmi "ammetto di essere lieto di vedere degli umani qui, così avrà dei suoi simili con cui stare durante la nostra permanenza qui" affermò sorprendendomi ed avviando così una conversazione nell'attesa che il suo tesoro venisse accompagnato di sotto per la colazione da uno dei suoi servitori, anch'esso invitato a colazione con noi. Ci vollero cinque interminabili minuti, minuti che il mio stomaco non voleva aspettare. Era impressionante il cibo che in quel periodo riuscivo a mangiare, sopratutto al mattino avevo una voragine al posto dello stomaco e mi scocciava molto dover aspettare.
"Eccolo il mio tesoro" disse d'un tratto  prendendomi in contropiede. Inevitabilmente ci girammo tutti verso la porta per scorgere il nuovo arrivato e, non appena lo vidi, ebbi una gran voglia di sbattere la testa contro il muro.
Fu lui il primo a parlare, "Didi" esclamò esterrefatto "Ciao Andrea" lo salutai, quasi sospirando. Ma perché per una volta le cose non potevano filare liscie?

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