Quella sera il mio abito spiccava per la sua semplicità. Al contrario delle altre presenti io avevo scelto un vestito stile impero, mi fasciata per bene il seno e poi si allargata morbidamente, le spalline erano abbastanza spesse da coprire le clavicole e, nonostante i capelli legati si intravedeva appena il collo. Non era scollato ma impreziosito nella parte alta da alcuni ricami floreali dorati, per il resto era verde foresta. Mi stava bene, non potevo negarlo, ma tra tutte quelle lupe agghindate, con abiti a volte troppo eccessivi, io sembravo quasi fuori posto.
Non mi divertii e non mi piacque la situazione. Non appena avevo messo piede nella sala ero praticamente stata circondata dal gruppo di lupi della sera prima, che non mi avevano mollata un attimo e non avevano fatto altro che blaterare cose che non mi ero presa la briga di ascoltare. Insistevano per mettermi in mano bicchieri colmi di liquori che non avevo chiesto o volevo, e che finivo per abbandonare intatti alla prima occasione, cercavano un contatto fisico con me, nonostante non ricordassi neanche i loro nomi, mi seguivano ovunque andassi e non mi permisero neanche di salutare quei pochi lupi che conoscevo o avvicinarmi a Vincent, Gabrielle e il resto del branco, men che meno a mia madre e mia sorella. Mi isolarono completamente. Nonostante tutto riuscii a guardarmi intorno e non potei non notare che di Dimitri non c'era traccia, non riuscii neanche a sentire il suo odore. Papà non gli aveva permesso di presentarsi.
Fu così che trascorsi quella serata fino alle tre del mattino, orario in cui mi fu permesso di tornare in camera per dormire. Papà era stato categorico, dovevo aspettare con gli altri suoi figli che fino all'ultimo degli ospiti se ne fosse andato.
Il giorno dopo mi svegliai che era passato ora di pranzo da un pezzo, scoprii che mamma ed Eli erano state portate nei bagni in stile terme romane, dove c'era una vasca enorme, quasi una piscina, dove rilassarsi a mollo nell'acqua con aggiunta di erbe e fiori profumati, la sauna e i lettini per i massaggi. Io invece mi feci accompagnare dalla cameriera in un salotto, dove mi venne servito un abbondante rinfresco pomeridiano, che divorai, insieme ad un buon thè. Fu durante il percorso verso quel salotto che incappati in quell'odore, era sconosciuto, totalmente. Non apparteneva semplicemente ad individui che non conoscevo, di quel genere il castello era pieno, c'era qualcosa di ancora più lontano, qualcosa che non apparteneva ad umano o mannaro e neanche a nient'altro avessi mai annusato, era un odore di qualcosa di diverso da qualsiasi creatura incontrata fino ad ora. Non avevo avuto modo di pensarci su molto, una volta visto il cibo mi ero concentrata su quello e quando avevo finito dalla porta fece capolinea Roa che si sedette di fronte a me e con cui intavolai una conversazione. Parlammo per un pó del più e del meno, almeno fino a quando non chiese "ti sei divertita ieri sera?" Non sapevo se fosse stato mandato da papà, ricordavo che Dimitri mi aveva detto che gli piaceva chiacchierare e anche spettegolare, che era un tipo piuttosto facile con cui parlare, anni prima non avrei dubitato, ma ora dubitavo di tutti, o quasi. Comunque risposi, sinceramente, su quello non avevo nulla da nascondere "no" ammisi "non ti piacciono queste feste?" Sembrava sinceramente curioso "è stata la seconda di questo genere, e la prima è stata quella in cui ci hanno bombardato, quindi non saprei dirti" spiegai "forse mi sarei divertita, ma c'è stato questo gruppo di lupi che non ha fatto altro che starmi addosso" raccontai "in che senso?" Domandò e di nuovo non mi feci problemi ad essere sincera "mi hanno praticamente circondata, non mi hanno permesso neanche di salutare altre persone, parlavano tra di loro senza neanche guardarmi e mi seguivano ogni volta che mi spostavo, hanno continuato a mettermi in mano bicchieri di liquore, senza neanche sapere se lo volessi o mi piacesse senza contare che non facevano altro che toccarmi, ho passato l'intera serata cercando di evitare le loro mani o togliendomele di dosso" sbuffai "e cosa ti ha infastidita di più?" Lo guardai per un secondo pensando "mi ha messa molto a disagio il fatto che mi abbiano circondata, mi sentivo imprigionata ma, peggio ancora è stato il fatto che mi mettessero le mani addosso, che mi toccassero, mi ha fatta sentire violata, io neanche ricordo i loro nomi, per me sono estranei e loro cercavano di accarezzarmi e toccarmi senza riguardo, come se non fossi una persona ma un oggetto" non mi rispose nulla e per un lungo momento rimase in silenzio "sai, mi sono sempre chiesto tra te e Seth come sia cominciata" lo guardai sorpreso per poi sorridere a quel ricordo "e stato lui a prendersi cura di me dopo che sono stata morsa, non doveva, non era compito suo anche se credevo di sì. Lui è stato sincero, mi ha detto le cose come stavano senza giri di parole e senza abbellirle, senza contare che rispettava ciò che gli dicevo, non ha mai agito contro il mio volere" dichiarai, perché era vero. Lui non mi aveva mai mentito, si era semplicemente limitato ad omettere o aveva sviato le mie domande con la scusa che non fossi pronta alle risposte, era una di quelle cose che, con il senno di poi, avevano da una parte aiutato e dall'altra danneggiato il nostro rapporto. "Ho saputo però che avevate litigato o qualcosa del genere, deve aver fatto qualcosa di grave, in questi giorni di permanenza mi sei sembrata molto accomodante" non riuscii a trattenere una risata "non dirlo mai a papà perché accomodante è l'ultimo modo in cui mi può descrivere chiunque." Affermai "per quanto riguarda Seth...." sospirai malinconica, quei ricordi facevano male "lui non era perfetto ed io sono stata orribile" confessai "dopo quella serata eravamo entrambi spaventati, lui temeva per il branco, io per il bambino e per le persone che ormai consideravo famiglia" cominciai ma venni interrotta "non è la stessa cosa?" Chiese incerto ed interessato, scossi il capo "il branco è un insieme di persone, salvaguardare un branco non significa salvaguardare tutti i suoi membri, se anche un paio di essi vengono meno il branco resiste, non cade, io volevo salvaguardare le persone, a discapito di politica o altro" spiegai "ho cominciato a temere che si sarebbe comportato come suo padre, così lo ho allontanato, gli ho detti di trovarsi altre femmine da ingravidare e lo ho lasciato solo a gestire tutto. Ha provato a fare del suo meglio da solo, con una me che gli remava contro e come unico esempio di leadership suo padre, inoltre quando ho visto che ciò che faceva non mi piaceva mi sono allontanata ancora di più, lo ho abbandonato e gli ho dato la colpa di tutto ciò che non andava, facendogli pesare ogni cosa, trattandolo come se fosse un essere disgustoso. Sono stata ingiusta e cattiva con lui. È colpa mia se tra di noi andava male." conclusi con quella dolorosa ammissione, lasciando la stanza in un silenzio meditabondo. Vi rimanemmo fino a quando qualcuno non lo venne a chiamare. Fu allora, dopo che se ne fu andato, che mi alzai e mi diressi in camera, in fin dei conti mancava poco all'inizio della festa di quella sera.