37 - vi voglio bene qualunque cosa succeda

37 6 0
                                    

il mattino seguente fummo svegliati da un bussare alla porta e lo odiai. ero andata a dormire alle tre del mattino, orario approssimativo in cui il nostro incontro era terminato e ognuno di noi era tornato nella propria camera, o in quella di qualcun altro nel caso di Günter. io ero collassata praticamente subito sul letto. erano appena le sette quando una cameriera ci informò che eravamo invitati per una colazione privata con papà, il che si traduceva nel fatto che papà voleva che solo determinati soggetti fossero riuniti per quel pasto con lui perché si doveva parlare di qualcosa. tale invito non era opzionale quindi mi toccò alzarmi e prepararmi. arrivai nella sala della colazione praticamente in coma per quanto ero stanca, non che la sonnolenza durò molto. tutti i miei fratelli presenti a casa di papà erano riuniti, le compagne non erano state invitate così come i figli ma, erano presenti gli amanti di Franco e degli altri tre, Gin e Orien. tutti i fratelli presenti la sera prima erano decisamente agitati e D si unì a loro immediatamente cercando di capire cosa stesse succedendo. Derwin fissò il grosso naturale che confabulava con Roa per qualche istante incerto su cosa pensare o fare, di ciò che era accaduto la sera e notte precedente non avevamo ancora avuto modo di parlargliene io e D "Che succede?" mi chiese sottovoce con le labbra vicinissime all'orecchio "è per ieri sera, non preoccuparti per Orien, papà sa perché è qui" gli risposi con lo stesso tono basso che aveva usato lui "e per chi è qui?" non avevo fornito quel nome neanche a lui non sapendo bene come si sarebbero messe le cose "Secondo te?" domandai indicandogli la coppia, Roa sembrava essere piuttosto agitato mentre l'altro lo guardava parlare senza mai staccagli gli occhi di dosso e totalmente concentrato su ogni parola e gesto dell'interlocutore "Davvero?" fu tutto ciò che gli uscì di bocca "già" mi limitai a rispondere perché non mi sembrava il caso di dilungarmi troppo in quei discorsi in quell'ambiente pieno di orecchie dall'udito mannaro. era loro diritto decidere quando dire cosa e a chi, avevo interferito già più che abbastanza, mettermi a spettegolare me lo potevo evitare.

papà arrivò poco dopo e ci comunicò che potevamo sedere dove più ci aggradava, non so perché i fratelli dell'incontro della sera prima si sedettero tutti vicini e vollero che io mi accomodassi tra loro, fissavano papà in modo guardingo e me come se fossi la loro ancora di salvezza. quell'atteggiamento venne notato dagli altri commensali e la situazione mi mise a disagio, D lo notò e capì subito perché mi sentissi così "sei l'unica che abbia mai sfidato papà e dopo ieri sera è ovvio che sei dalla loro parte. hanno paura" mi sussurrò all'orecchio il biondo.

il pasto fu piuttosto silenzioso, le conversazioni erano svolte tutte in tono piuttosto basso e nel complesso risultava solo un accozzaglia di mormorii indistinguibili gli uni dagli altri fu solo a fine colazione che papà si decise a parlare "ieri, dopo cena, ho avuto una interessante conversazione con alcuni di voi" scese il silenzio "grazie ad essa ho compreso che quei miei figli hanno vissuto in una situazione di disagio a lungo, arrivando a fare cose che li ferivano, pur di mantenere un'apparenza adeguata per rispecchiare le aspettative che credete io abbia nei vostri confronti" nessun disse nulla "ammetto di essere piuttosto deluso di me stesso per non essere riuscito a notare i vostri disagi e di avervi messi in una posizione tale da arrivare a sacrificare la vostra felicità e il vostro equilibrio mentale nel tentativo di compiacermi" i presenti erano basiti, un discorso simile non se lo sarebbero mai aspettato "prima di essere un capostipite ed un capobranco sono vostro padre e prima di essere membri di un branco voi siete i miei figli, prima degli obblighi e dei doveri che i nostri ruoli ci impongono siamo una famiglia legata dall'affetto ed io desidero per ognuno di voi una vita serena e felice" spiegò "vorrei che vi sentiste liberi di parlarmi in caso aveste dei disagi, dei problemi o delle situazioni che vi creano paura o angoscia." spiegò loro "spero che sia chiaro ad ognuno di voi che le vostre inclinazioni, i vostri gusti, i vostri affetti ed interessi, di qualunque genere siano o in qualunque campo essi si estendano non pregiudicheranno mai la stima o, men che meno l'affetto che nutro nei vostri confronti che è immenso, nonostante non ve lo abbia dimostrato apertamente, un errore che mi rendo conto troppo tardi di aver fatto." concluse così il suo discorso nel silenzio generale. erano tutti troppo allibiti per rendersi conto di cosa avesse appena detto papà e gli ci vollero dei lunghi minuti prima che uno dei suoi figli riuscisse a chiedere "Ma cosa è successo ieri sera?" con voce fin troppo stranita. ci fu uno scambio di sguardi tra i coinvolti poi i loro sguardi si posarono su di me brevemente. capii che avrebbe parlato Roa subito, Orien gli aveva poggiato una mano sul braccio in segno di sostegno ed io ne ebbi una buona visuale dato che sedevo proprio di fronte a lui. cominciò dall'inizio, da quando li avevo beccati nel bosco e specificò anche che erano in tre, da come il naturale lo stesse stringendo era palese che uno dei due partner era lui. ammise di avermi trascinata in un salotto per implorarmi di star zitta e che alla fine aveva finito per crollare e confessarmi quanto fosse terrorizzato. a grandi linee raccontò cosa fosse successo dopo cena, non fece nomi, non mise in mezzo neanche Ambrois ma ammise che era talmente stanco e terrorizzato che quando io gli avevo fatto notare che non era una situazione sostenibile aveva deciso di farla finita "Diana ci ha offerto un posto dove stare in caso fosse andata male, quindi non avrei dovuto tagliare i ponti con tutti se mi avesse buttato fuori e gli altri hanno pensato alla stessa cosa perché quando è arrivato padre hanno voluto tutti parlare" concluse così il racconto della serata in un silenzio pesante "sei gay?" riuscì a dire alla fine qualcuno che non intravidi a causa della testa di D "no, sono innamorato" asserì il maggiore in tono lapidario "Chi...?" cominciò a chiedere un altro dei ragazzi presenti, sicuramente curioso di maggiori dettagli, per quel che riuscivo a vedere e, soprattutto, ad annusare, l'atmosfera generale era semplicemente curiosa, nessuno sembrava avere sentimenti negativi relativi a quanto era stato appena detto "Ho dei figli umani di cui nessuno sa nulla e che ho morso" fu con quelle parole che il ragazzo seduto alla sinistra di papà interruppe sul nascere qualsiasi domanda guadagnandosi l'attenzione generale "la prima volta lo ho fatto perché si era ammalato, non c'erano speranze di recupero, poi mi sono reso conto che non volevo vederli morire." di nuovo nessun commento, soprattutto perché la seconda confessione fu veloce ad arrivare "sette anni fa mi sono sposato, attualmente lei è in attesa nel nostre quinto figlio" purtroppo per la sanità mentale di papà quelle non furono altro che le prime confessioni di una lunga serie.

Branco È FamigliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora