36 - padre e figli

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mi accorsi che si era fatto tardi solo quando arrivai davanti la camera di papà, bussai alla porta solo perché dall'odore era chiaro che non stesse accadendo nulla di compromettente, non ancora per lo meno. papà aveva compagnia e, quando mi aprì la porta e mi informò che era passata la mezzanotte non mi feci intenerire "è importante, devi venire con me" lo avvisai "non può aspettare domani?" volle sapere, intravidi una Rena arruffata ma ancora vestita, proprio come lo era papà, da uno spiraglio della porta che guardava nella nostra direzione "no, non si può" negai. papà alzò gli occhi al cielo ma uscì dalla stanza e mi seguì. fu piuttosto sorpreso di dove stavamo andando e quando chiese spiegazioni, a metà strada, mi fermai un secondo per rispondergli "non so chi dirà cosa ma non urlare e sii delicato nelle risposte, qualunque cosa tu pensi o decida, sono fragili" lo lasciai a fissarmi preoccupato ed incerto mentre riprendevo a camminare e poco dopo riprese a seguirmi. bussai prima di entrare, Dorian era ancora lì, appoggiato con la schiena al muro poco distante dalla porta. quando entrammo mi bastò uno sguardo per capire che papà era consapevole che la situazione fosse seria, che quell'unico sguardo ai presenti gli era bastato per capire che i suoi figli erano terrorizzati e tesi fino all'inverosimile, che avessero pianto, chi più chi meno, e che la sua presenza lì li rendesse ancora più ansiosi di quanto già non fossero di loro.

erano raggruppati tutti vicini, alcuni addirittura abbracciati, chi seduto chi in piedi in un lato della stanza, sembravano dei cuccioli davanti ad un predatore, alcuni di loro neanche riuscivano a guardare in faccia papà. il più calmo di tutti era D, nonostante gli occhi lucidi stringeva con un braccio Zeno, seduto acanto a lui e l'altra mano sulla schiena di Roa, in un gesto di incoraggiamento. era ovvio che fosse il più calmo, in fin dei conti non avrebbe dovuto affrontare papà. papà dal canto suo aveva capito immediatamente che aria tirava, si era chiuso la porta alle spalle delicatamente, quasi non producendo suono e, lentamente si era seduto su una sedia di fronte ai figli. si era mosso con calma, in modo rilassato e con movimenti lenti, come se fosse davanti a degli animali pronti a saltargli alla gola per autodifesa, ero piuttosto sicura che fosse stato dettato tutto da puro istinto.

"se c'è un problema lo risolveremo, andrà tutto bene" assicurò papà con voce pacata e tono rassicurante, dopo un lungo silenzio. i miei fratelli si scambiarono uno sguardo incerto e spaventato ma, alla fine, fu Günter ad aprire bocca per primo "padre, io apprezzo la compagnia maschile oltre che femminile" confessò il mannaro, papà lo guardò un attimo incerto su cosa stesse cercando di dire quando aggiunse "a letto" specificò. papà sembrò sorpreso sul momento ma rimase calmo, lo era sinceramente e si vedeva "va bene, non vedo nulla di male in ciò" assicurò con sincerità, una reazione che mi aspettavo. Günter era stato bravo a parlare, aveva posto la questione con delicatezza e sapevo che papà non aveva pregiudizi a tal riguardo, avevamo spettegolato troppo sulla vita amorosa di Andrea, prima e dopo il morso, per dubitare della cosa, l'unica cosa che mi preoccupava era che la sua parte da capobranco, quella parte che doveva essere politica e che avrebbe dovuto mettere l'immagine e la rispettabilità del suo branco e della sua stirpe venisse fuori e prendesse il sopravvento, io quel lato di lui non lo conoscevo, non lo avevo mai vissuto e non potevo prevederlo.

"padre" richiamò l'attenzione Franco, uno dei quattro che era uscito allo scoperto "noi non lo abbiamo detto apertamente ma i maschi che ti abbiamo presentato all'arrivo di nostra sorella, noi li amiamo, abbiamo delle relazioni sentimentali con loro" annunciò l'uomo che si era fatto portavoce del gruppetto "lo avevo intuito, nonostante la vostra timidezza nell'esporre i vostri legami" li rassicurò, o almeno ci provò "noi siamo seri con loro, vorremmo poter passare più tempo con loro, liberamente, anche qui, a casa, e magari un giorno avere la possibilità di vivere insieme" fu con quelle parole che man mano andarono a farsi più incerte che papà capì. mi accorsi della sua reazione perché ero rimasta in piedi accanto a lui, si irrigidì, gli si spezzò il respiro e, benché provò ad evitarlo, schiuse leggermente bocca e occhi. papà aveva appena capito che i suoi figli erano terrorizzati da ciò che lui avrebbe potuto fare e che lo erano stati a lungo, capì che si erano spinti a farsi emotivamente del male per paura della sua reazione e, cosa che probabilmente lo aveva ferito di più, che lui non si era accorto di nulla "è del tutto normale che voi vogliate passare del tempo con le persone che amate e fintanto che siete felici e non vi fate del male siete liberi di comportarvi come più vi aggrada con loro e, se e quando arriverà il momento per voi di convivere con i vostri innamorati, parleremo della sistemazione che preferite" i ragazzi erano talmente tesi e stravolti dalla situazione che non si accorsero che la voce di papà aveva avuto un leggero tremito "Padre, io ho una relazione" finalmente Roa aveva trovato il coraggio di parlare e sapevo che tra le varie notizie che avrebbe potuto ricevere quella era la più delicata "sono innamorato di due uomini" ci fu silenzio per un lungo istante, era ovvio che i ragazzi fossero molto spaventati, ma papà la prese meglio di quanto credevo, sorrise "deve essere di famiglia impelagarsi in relazioni con più partner" scherzò riferendosi a me cosa che stemperò la tensione fino a quando non chiese "Li conosco?" fu allora che Roa rischiò un attacco di panico ma si fece forza, nonostante in quel momento sembrasse un cucciolo spaurito che si nascondeva dietro il corpo di Dimitri apri la bocca e diede a papà la risposta alla domanda che gli era stata posta "il naturale Orien figlio di Goran e Ambrois figlio di Andrew" l'intera stanza raggelò, persino i nostri fratelli lo fissarono stravolti, Dimitri compreso, non glieli avevo detti i nomi. papà sembrava una statua, non riuscivo neanche a capire se respirasse o no, Roa fissava il pavimento. se la mia situazione era strana e particolare non voleva dire che non fosse gestibile, lo era. Derwin era praticamente un solitario, non rispondeva a nessuno e faceva quello che gli pareva io e D, benché avessimo legami familiari con lui eravamo fuori dalla sua giurisdizione politica, tutto sommato la situazione era stata gestita in famiglia e gli altri avevano solo potuto spettegolare sulla faccenda. sebbene Orien avesse una posizione simile a quella di Derwin, sia in famiglia che nella società mannara poteva fare un po' come gli pareva, Ambrois era altra storia, era figlio di un capostipite di una dinastia separata, peggio ancora il suo erede, non era una situazione che si poteva gestire internamente, cosa fare con Andrew era una questione importante. "Da quando va avanti?" furono quelle le placide parole di papà che non commentò affatto quanto appreso "dal 1478" lo informò in un sussurro mortificato e terrorizzato. papà non commentò anzi, sembrò raggelato al solo pensiero di quanto tempo avesse tenuto quel segreto, io lo ero, non riuscivo ad immaginare neanche come avessero potuto gestire una relazione così a lungo e in quelle condizioni. "Sei d'accordo nell'approfondire l'argomento in un secondo momento, a mente lucida e lasciare che i tuoi fratelli che ancora non hanno parlato si confidino se lo vogliono?" domandò papà in modo garbato e dolce "voglio parlare con loro prima di approfondire" ammise Roa "Quando ti sentirai pronto sarò disponibile per te" nonostante lo shock papà non si era fatto prendere dalle emozioni e gliene ero grata.

la versione di Marco fu praticamente identica a quella che aveva dato a noi in precedenza e quando papà gli aveva chiesto se avesse bisogno che facesse qualcosa per aiutarlo Marco aveva rifiutato "in privato vorrei solo essere più libero nei rapporti con Gin" fu l'unica richiesta che fece e papà non glielo negò. Elia non ebbe molto da dire, non aveva relazioni confessò di essere gay e che di donne non voleva sentirne parlare, si scusò per questo e quando papà gli assicurò che non ci fosse nulla di sbagliato in lui e che andava bene così come era pianse. Zeno fu l'ultimo a parlare una volta aver ammesso il suo orientamento aveva cominciato a parlare come un fiume in piena, ammise di essere disgustato dalla cameriera che aveva messo incinta, di essere disgustato da se stesso per aver condiviso il letto con lei e che il solo pensare a cosa aveva fatto con lei gli rivoltava lo stomaco. "possiamo allontanarla, non è un problema" lo rassicurò papà "ma il bambino?" gli chiese "non sei costretto ad allevarlo, ce ne prenderemo cura noi se non te la senti di farlo" lo informò. Zeno abbassò lo sguardo per una manciata di secondi prima di prendere coraggio e guardare papà "non mi dispiacerebbe essere un padre single se non devo avere a che fare con lei" ammise. "non dovrai" assicurò papà prima di passare la seguente ora a rassicurare tutti i ragazzi presenti sul loro rapporto, persino Dimitri ebbe la sua fetta di attenzioni da parte di papà soprattutto quando venne fuori che lui e Der si erano innamorati quasi un secolo prima dell'inizio della relazione di Roa.

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