21 - non è uno sbaglio

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Dopo più di due ore di conversazione, il pranzo ed esserci sistemati nelle nostre stanza, papà ci aveva lasciato un appartamento di due piani in un ala separata da quella del suo branco che in genere cedeva ad ospiti importanti, avevamo portato i bambini in esplorazione, la cosa era servita anche a tutti noi, a parte Dimitri nessun altro sapeva orientarsi in quel palazzo e raggiungere bagni e il giardino era una priorità assoluta, avevamo dei bambini piccoli con noi ed eravamo pur sempre lupi.
Ci riunimmo in una sala enorme, non era di certo grande come quella in cui si era svolto il ricevimento di cinque anni prima ma per essere una sala da pranzo che avrebbe solo ospitato la famiglia era immensa. Un lungo tavolo in legno massello troneggiva al centro della stanza non riuscendo comunque a riempirla, due immensi camini gemelli erano posiziona uno di fronte all'altro alle spalle dei due capotavola, ero abbastanza sicura che in ognuno di essi ci sarebbe stato comodamente un letto matrimoniale per quanto era grande la base ed ovviamente l'altezza era proporzionata. Eravamo in attesa che arrivassero gli ultimi partecipanti con in mano un bicchiere a parlare tranquillamente, c'erano molte più persone che nel pomeriggio, alcuni dei miei fratelli avevano portato compagne e figli altri erano venuti dai rispettivi branchi, dovevano essere poco più della metà, un paio di loro aveva portato come accompagnatore un uomo e, sebbene papà era sembrato sorpreso, li aveva accolti senza problemi. Dimitri mi aveva informato con un sussurro, per evitare di essere ascoltato da altri, che con ogni probabilità quei fratelli avevano scelto di presentargli i loro partner in questa specifica situazione perché tra di loro si era sparsa la convinzione che se io ero nei paraggi papà fosse più permissivo e più propenso all'accettazione. Ritenevo che non fosse assolutamente così, papà si era totalmente rassegnato al fatto che non ci fosse modo di farmi fare qualcosa da quella festa di cinque anni prima in cui lo avevo sputtanato davanti i suoi invitati, sapevo che aver detto pubblicamente che D non era suo figlio gli aveva creato una vagonata di problemi politici, per sua fortuna era figlio di due progenitori e sua figlia si era unita ad un terzo cosa che avrebbe reso me e il branco totalmente separati da qualsivoglia rivendicazione da parte di altri, papà compreso, accoppiarsi con un progenitore ti rendeva automaticamente una sua proprietà e ti sottraeva a qualsiasi influenza politica o familiare di capistipite e capibranco, in quanto compagna di un progenitore e in quanto branco di un progenitore non importava quali fossero le nostre stirpi di nascita, quanti figli avremmo avuto o se ne avremmo avuti, nessuno poteva mettere in dubbio che appartenevamo ad un progenitore e che ciò era permanente così come lo erano i nostri legami, in quanto lupi naturali la famiglia era al primo posto e papà era la mia famiglia, i due anni trascorsi nel nostro territorio parlavano chiaro, anche se mi ero arrabbiata con lui il mio compagno lo riteneva un alleato avendo permesso unicamente a lui la possibilità di stanziarsi nei suoi confini.
Vin, Vali e i due umani arrivarono circa dieci minuti dopo che la famiglia si radunasse. L'odore aveva preceduto i soggetti in questione e quando entrarono si trovarono davanti una marea di facce puntate sulla porta con espressioni attonite. Non avevo mai annusato prima un odore di morte così sovverchiante era assurdo che quel ragazzo di appena ventuno anni riuscisse ancora a respirare. Il giovane dai capelli di un biondo così scuro da sembrare castano era sostenuto interamente da Vali, con ogni probabilità non sarebbe riuscito a stare in piedi da solo, era magrissimo, nonostante i vestiti che lo coprivano era evidente che fosse sottopeso eppure aveva occhi, di un castano chiaro, vispi, curiosi che scrutavano con meraviglia e rapimento tutto cio che avevano occasione incontrare bevendolo con un sorriso di meraviglia e gioia ad abbellire quel volto scavato dalla malattia. Nonostante le sue condizioni era felice, entusiasta di poter vedere qualcosa di nuovo, di sperimentare anche solo un ambiente diverso per qualche ora, la forza d'animo che doveva avere non riuscivo ad immaginarla. Al contrario di lui la sorella di un anno più piccola era tutt'altra cosa. La ragazza aveva degnato appena uno sguardo alla stanza e a chi la occupava lanciava brevi occhiate a Vincent prima di riportare lo sguardo sul fratello, sembrava terrorizzata di vederlo collassare da un momento all'altro, prendendo brandelli di forza e speranza che ciò non accadesse dall'espressione rilassata del mio fratello che le stringeva la mano, stretta che sembrava l'unica cosa che la trattenesse dal correre ad accertarsi delle condizioni del fratello e che le dava abbastanza stabilità da non crollare sotto il peso della consapevolezza di star per perdere suo fratello. Non riuscivo a sentire alcun odore da loro, l'intera stanza era sommersa dal tanfo di morte che si portava dietro il giovane e non c'era modo di trovare altri odori oltre quello. Tolsi gli occhi dai nuovi arrivati e lasciai uno sguardo al mio compagno a D e infine a mio padre, tutti e tre avevano espressioni piuttosto serie in faccia ero quasi sicura che stessero pensando le mie stesse cose, lasciar morire quel ragazzo era a dir poco criminale, non lo meritava, un ragazzo che nonostante quanto stava soffrendo in quel momento, solo per stare in piedi, riusciva ancora ad avere quello sguardo estasiato e vivo per aver potuto sperimentare e vedere qualcosa di nuovo, e sua sorella non era da meno, era piuttosto chiaro che il suo istinto familiare fosse ipersviluppato, così come quello protettivo benché ormai il suo spirito fosse al limite dello spezzarsi. Morderli non sarebbe stato affatto uno sbaglio, che in futuro decideranno di restare o di andarsene per conto proprio non sarebbe stato affatto uno sbaglio.
"Siamo tornati" annunciò Vincent dopo quella manciata di secondi di silenzio che avevano accolto il loro arrivo "bentornati" li accolse papà con un sorriso "bevete qualcosa prima di cena?" Domandò già pronto ad avvisare un cameriere affinché provvedesse.

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