10 -chiarimenti

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"Papà" lo richiamai per l'ennesima volta. Eravamo in quella stanza, un salotto, da circa venti minuti e lui non aveva fatto altro che camminare avanti ed indietro senza dire una parola, a testa bassa e con la fronte aggrottata. Non avevo idea di cosa gli passasse in testa e non ero sicura di volerlo sapere, ma quel discorso andava fatto e lo avremmo fatto prima di andarcene a dormire. C'erano troppe cose che dovevamo chiarire e dirci, avevo fatto l'errore di tenermi tutto dentro e allontanare qualcuno a cui tenevo già una volta, con Seth erano stati informazioni celate e paure inespresse e accumulate in pochi giorni a mandare tutto all'aria, non volevo farlo di nuovo e rovinare il rapporto con mio padre.
Finalmente decise di girarsi e guardarmi in faccia, non riuscii a capire cosa provasse dalla sua espressione, non gliela avevo mai vista in viso prima, "come fai a metterti sempre in queste situazioni?" Sospirò prima di accasciarsi su un divano di fronte a me, non risposi, non solo non sapevo cosa dirgli, ma ero anche abbastanza sicura che non avesse bisogno di una risposta a quella domanda, infatti continuò subito "perché non mi hai detto nulla?" A quello avrei dovuto rispondere di sicuro "come avrei potuto farlo?" Mi ritrovai a chiedere "da quando sono qui non mi hai praticamente rivolto la parola" solo dopo quelle parole il suo sguardo si posò su di me "avevo paura" confessai "tu mi hai chiamata qui e mi hai trattata come fossi un oggetto da usare per il tuo tornaconto, come se non fossi il padre che conosco e che mi conosce" affermai "stavo cercando di sistemare le cose e aiutarti" sostenne e gli credevo "Hai cercato di aiutare una lupa che ha perso il suo compagno o tua figlia?" Sgranò gli occhi "non sono cresciuta tra i lupi, non sarò mai come le altre lupe, non accetterò mai imposizioni altrui, ordini, che qualcun altro scelga per me con chi stare o che i miei figli vengano usati in giochi di potere, tu questo lo sai, mi conosci, essere diventata lupa non mi ha resa diversa, solo più pericolosa" non controbatté conscio che avevo ragione. Mio padre era stato, per alcuni versi, il mio migliore amico per tutta la mia vita, le cose erano cambiate solo dopo che si era rifiutato di aiutarmi ad uccidere Benjamin. Ci eravamo allontanati, io avevo fatto un passo indietro, arrabbiata dalla sua mancanza di sostegno e dall'insinuazione che mi ero fatta prendere dalla fantasia, e lui aveva fatto altrettanto quando non si era presentato ai funerali delle vittime di quell'attacco, al funerale di mio figlio.
"Raccontami dall'inizio" chiese in un mormorio, stanco. Lo accontentati "ero distrutta, dopo il funerale. Non riuscivo a trovare pace ad accettare la perdita o anche solo a vivere il dolore che avevo dentro, riuscivo solo a pensare che quel bastardo era libero si godeva la vita e che nessuno avrebbe mai fatto nulla per punirlo per ciò che ci aveva fatto. Non sarei mai riuscita a passare sopra questa cosa, mai" ammisi. "È stato solo grazie a Vin e D che ho avuto la forza di cercare aiuto. È stato solo per il mio legame con D che lui ha accettato, si erano conosciuti molto tempo fa e lui lo voleva da allora, non che noi avessimo idea che potesse pensare una cosa simile, lui mi ha chiesto in cambio una vita, di chi essa fosse o cosa ne volesse fare non ne avevo idea e non mi importava" confessai lasciando papà a bocca aperta "è stato lui ad organizzare tutto, noi tre ci siamo limitati a presentarci dove ci aveva indicato e, una volta entrati, uccidere chi era ostile, non che la resistenza sia stata ingestibile. La servitù, le donne e i più giovani non hanno mosso dito, solo alcuni dei suoi figli e alcuni lupi di guardia all'interno ci sono venuti contro, mai più di tre o quattro per volta, è stato più semplice di quanto avessi mai potuto immaginare" ammisi "finito il lavoro ci siamo separati, D e Vin mi hanno trascinato alla baita che hanno chiesto in prestito a Marco, lui è andato per la sua strada" raccontai. "Vin è rimasto con noi un paio di mesi, poi è tornato, era lui che si teneva in contatto con D per avere mie notizie e darle al branco e a mamma ed Eli, lui si è occupato di tutto al posto mio, è stato fantastico" spiegai "lo è" convenne papà con un sorriso orgoglioso, in fin dei conti era suo figlio quello di cui avevo appena tessuto le lodi, del tutto meritate. "È successo quattro anni fa, è venuto a farci visita, è rimasto con noi per, circa sei mesi, credo, io ero ancora a pezzi, avevo passato l'anno su quella montagna in forma animale perché era l'unico modo che avevo trovato per non impazzire dal dolore, e lui non ha chiesto nulla, è semplicemente rimasto con noi. La sua presenza mi ha aiutato, lui non aveva legami con la mia vita di prima, non era un amico o un parente, non aveva legami con Seth, non mi conosceva ed è stato per questo, credo, che è riuscito a farmi risollevare, cominciando, semplicemente, nel farmi tornare umana. In quei mesi è riuscito a farmi metabolizzare il dolore della perdita e i sensi di colpa. Me li ha fatti accettare, così come è riuscito a farmi accettare il fatto che ci avrei dovuto convivere per sempre e che non avrei mai dimenticato, anche se fossi andata avanti." Spiegai a papà, che aveva una espressione impassibile che non mi permetteva di capire cosa provasse riguardo le mie parole. Io, d'altro canto, nel ricordare quei giorni e quello che avevo provato faticavo a non piangere. "Quando sono stata meglio si è deciso a vuotare il sacco" sospirai al ricordo, mi aveva fatto prendere una paura quel giorno, paura che mi avrebbe portato via la mia unica ancora di salvezza, Dimitri, la cui presenza mi aveva impedito di finire ancora più in basso in quell'anno di disperazione. "Mi ha confessato che amava Dimitri da davvero molto tempo, che non aveva mai osato avvicinarsi troppo a lui visto il legame che aveva con te, si era fatto da parte, consapevole che nessuno avrebbe mai accettato una loro eventuale relazione, non solo per politica ma anche perché sono entrambi maschi" raccontai "temevo volesse portarmelo via" ammisi "però, la vita che mi ha chiesto era la mia" papà sbiancò e mi fissò ad occhi sgranati "sapeva che Dimitri mi avrebbe seguito e sostenuto sempre e comunque, così come lo avrei fatto io per lui, se ci avesse divisi D non lo avrebbe mai perdonato, lo avrebbe odiato, senza contare il putiferio che avrebbero fatto gli altri lupi una volta che la notizia sarebbe venuta fuori. Avere me come compagna gli ha tolto qualsiasi impedimento al prendersi Dimitri, senza contare che io e lui siamo talmente simili di carattere, di gusti e di pensiero che siamo praticamente la stessa persona, l'unica differenza palese è che io sono femmina mentre D è un uomo. Siamo un due al prezzo di uno" spiegai ad un uomo sempre più basito, talmente sconcertato da aver abbandonato la sua maschera di freddezza. "Vi ha costretti?" Sapevo che se gli avessi risposto di sì, che fosse o meno un progenitore, papà avrebbe smosso mari e monti per sistemare la cosa. Benché non mi piacesse ammetterlo, sopratutto perché ero ancora arrabbiata, sapevo che il motivo principale per cui non avesse mosso dito contro Benjamin era il non voler scatenare una guerra che avrebbe di sicuro mietuto vittime, non solo tra i lupi dei branchi sotto la sua stirpe, ma soprattutto tra i suoi figli. Se io e D, però, fossimo stati in pericolo le cose sarebbero state diverse. "No. Dopo averci parlato ci ha lasciato tempo per decidere e, poi, ne ha lasciato a me, non mi ha mai fatto pressioni. Lo amo, così come lo ha amato in segreto D, ed ora lo ama ancora. Si prende molta cura di noi." Risposi "e tra te e Dimitri? Da quanto va avanti?" Volle sapere "è successo circa un anno dopo che ci siamo legati. Era successo più volte a me e D di essere presenti mentre lui era con l'altro e guardare, dormivamo tutti e tre assieme, anche in forma umana, poi una sera, era tornato da uno dei suoi lavori e ci ha voluti insieme, e cominciata così e lui ne sembra felice, gli piace questa piega" risposi in imbarazzo per l'argomento. Forse fu troppo da digerire in una sola volta perché decise di cambiare argomento. Mi diede velocemente qualche informazione sugli interlocutori con cui lo avevo beccato a parlare del mio territorio, erano vampiri, era la prima volta che mi venivano anche solo menzionati ragion per cui non ero stata sicura della loro esistenza fino a quel momento. Mi disse che non erano come i libri dicevano, ma non mi spiegò cosa ci fosse di vero e cosa fosse frutto di fantasia. Mi informò che quello su cui avevano preso accordi era nient'altro che una pace. Per qualche ragione avevano deciso di piazzarsi nella stessa città in cui risiedeva il mio branco, qualcuno li aveva indirizzati da lui, così aveva preso accordi, non spiegò quali. "I lupi che avevo scelto per te, avrebbero fatto come volevo, tu saresti stata protetta dalla loro presenza ma avrei fatto in modo che ti lasciassero vivere la tua vita come meglio credevi, e i vampiri non ti avrebbero dato noie" concluse. Lo capivo, davvero. "Se anche non fossi già stata legata non avrei mai potuto accettarli, loro non sarebbero mai stati in grado opporsi ad un lupo dominante, neanche per proteggere il branco e chi ne fa parte. Non voglio accanto a me qualcuno del genere" chiarii a papà.
"Un'ultima cosa" disse lui, era visibile quanto quella conversazione lo avesse sfinito e io non ero messa meglio "quanto manca?" Puntai i miei occhi nei suoi, la bocca schiusa dalla sorpresa, non sapevo neanche io per cosa "non so, di preciso, al massimo una settimana" sgranò gli occhi sconvolto "cosa?" Non nascose l'agitazione "eravamo in forma animale, per quasto non si vede, ma ormai non manca molto, con un pó di fortuna sarò alla baita per tempo" gli spiegai "Va a dormire Didi" quello mi fece capire che non avrebbe sopportato altro, più esplicito di così non sarebbe potuto essere, mi era stato spiegato che le gravidanze in forma animale non erano mal viste, alcune volte venivano cercate nella speranza di parti gemellari ma, tutto quello di cui avevamo parlato per lui era stato troppo, lo era anche per me, aggiungerci che ero in un momento così delicato della gravidanza non migliorava le cose. Mi alzai e raggiunsi la porta, la aprii e la varcai "ti vogliamo bene" si girò di scatto a fissarmi "non sarai suo padre di sangue, ma lo hai cresciuto come un figlio e lui ti ha sempre considerato suo padre e amato come tale e, per quanto io potrò mai arrabbiarmi con te, anche in futuro, continueremo sempre e comunque a volerti bene" chiusi la porta e me ne andai in camera mia, dove trovai quei due ancora nudi e sudati a riprendere fiato tra le lenzuola sgualcite. Chiusi la porta alle mie spalle "potevate almeno aprire il balcone per ariegiare, sapete che non tollero neanche l'odore" persino il pensiero del sesso dava fastidio alle femmine incinte, non ero un'eccezione. "Ogni tuo desiderio è un ordine" disse lui alzandosi e dirigendosi al balcone per far entrare aria fresca, mentre D mi aiutava a spogliarmi. Dopo quello che mi sembrava fin troppo tempo, finalmente, mi addormentai di nuovo tra le loro braccia, in pace.


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