Cinque anni. Quello fu il tempo che ci fu concesso di trascorrere tra gli umani, nella mia città natale. C'erano stati alti e bassi, inutile negarlo, dopo che si era venuto a sapere chi fosse Derwin per i successivi due anni era stato un continuo di proposte di accoppiamento da parte si altri branchi, in molti si erano presentati per portare al mio compagno le loro figlie da ingravidare, ricevendo reazioni tutt'altro che positive. Quel circo si era concluso quando Derwin era, infine, esploso, un capobranco si era presentato alla nostra porta con tre femmine e due maschi, gli aveva offerto in regalo le femmine ed uno dei maschi, per il suo piacere e per ingrandire la sua discendenza, poi aveva offerto l'ultimo dei maschi affinché in futuro potesse dare dei figli a Lena, figli che, si affrettò a chiarire, potevano rimanere con la madre e non sarebbero stati richiesti dal branco d'origine del padre, in cambio voleva l'appoggio del mio compagno, in quanto progenitore, contro un branco ostile. Derwin era esploso. Non lo biasimavo, nessuno fino ad ora si era spinto fino a mettere in mezzo i nostri figli e quando lo avevo visto saltare alla gola del capobranco sconosciuto non avevo fatto nulla per fermarlo. Ero rimasta ferma a guardare ed era stato solo l'intervento di Dimitri ad impedirgli di ucciderlo. Prima che gli altri lupi trascinassero via il corpo martoriato del loro capobranco Der li avvisò che non avrebbe più tollerato quel genere di comportamenti e che la prossima persona che avrebbe provato a infilare nel suo letto o nel letto di un membro della sua famiglia e del suo branco qualcuno per ottenere qualcosa, sopratutto se quel qualcosa era un figlio da usare come mezzo politico, avrebbe mosso contro il branco del lupo che lo aveva provocato. Nessuno osò scoprire fino a che punto si sarebbe spinto.
Le richieste non cessarono, diminuirono, di molto, venivano fatte da persone che avevano realmente bisogno di parlare con noi per qualche motivo serio ed in più di una occasione ci furono incontri.
Papà tornò a casa sua poco dopo il secondo compleanno di Harry, avevano chiamato così il fratellino, dopo che la storia dell'adozione di Dimitri era venuta fuori la sua stirpe aveva perso parte del lustro di cui si era potuto vantare per più di un millennio e assentarsi da casa per due anni non aveva risolto le cose, aveva smorzato lo shock iniziale tra le altre stirpi, ma mio padre avrebbe comunque dovuto rimettersi a lavoro, nonostante lo scivolone sociale avuto erano sempre una delle stirpi più importanti nel mondo mannaro.
Eli si era sposata poco prima che i miei figli compissero quattro anni, erano stati proprio loro tre a percorrere la navata davanti la sposa con le fedi su un cuscino. Inutile dire che vederli così mi aveva sciolto il cuore molto più del matrimonio in sé, come regalo di nozze, anche da parte di Dimitri, Derwin, dei bambini e del branco, intestati a mia sorella la casa che le avevo prestato ed in cui ancora abitavano.
Mamma e Dario erano andati a convivere circa un anno dopo il mio ritorno, spesso venivano a trovarci, sopratutto perché la loro scelta abitativa era ricaduta sulla casa della mamma, era di proprietà e molto più grande dell'appartamento nel quale alloggiava Dario, la mia stanza era stata trasformata in camera degli ospiti, era lì che dormiva il figlio di Dario quando veniva a trovare la sua famiglia, la cosa non mi turbò affatto, la mia casa erano D, Der e i bambini quindi quello che veniva fatto della mia vecchia camera non mi importava minimamente.
Andrea e Michele erano diventati più espansivi e maturi, non perdevano più il controllo e si tenevano per mano senza nascondersi, una eccezione i lupi estranei al branco. Gabrielle si era trovata un uomo, non era il suo compagno ma il fatto stesso che da ormai due anni avesse una vera relazione mi sembrava un miracolo visto il suo passato. Lei non era stata l'unica a trovarsi qualcuno, Vin si frequentava con qualcuno, ma non aveva voluto dirci chi fosse, non ci aveva detto neanche se fosse umano o meno, Vali era altrettanto riservato e nessuno sapeva niente sulla sua relazione. Morivo di curiosità verso quei due e le loro storie, non ero la sola, D aveva più volte cercato di cavare quale informazione da Vin senza mai avere successo, Gabrielle le aveva provate tutte con il fratello, una volta li avevo persino beccati a litigare perché lei voleva dare uno sguardo nei messaggi del pizzaiolo che aveva fatto appena in tempo a mettere al sicuro il telefono prima che la bionda lo acciuffasse. Per un periodo avevo sospettato di una tresca tra i due, spesso uscivano insieme e quando tornavano, in genere separatamente, odoravano di sesso, l'ipotesi era stata scartata ben presto, Vin aveva addosso quell'odore ogni volta che rincasava, Vali non era quasi mai abbastanza impregnato da quell'odore, come se per qualche ragione non arrivasse mai a conclusione del rapporto.
Alla fine mi ero arresa e avevo smesso di insistere troppo presa da altro. Ormai era troppo che stavamo in città, dimostravo dieci anni in meno e stando accanto a mia sorella era palese che qualcosa non andava, non se ero io la maggiore. Avevamo cominciato a parlare di trasferirci e andarcene poco dopo il quarto compleanno dei bambini, lo avevamo festeggiato a pranzo in un ristorante con il branco al completo, la mamma e Dario, suo figlio maggiore, Eli e Rob, c'erano persino lo zio Boris e il nonno, che dovemmo spacciare entrambi per fratelli di papà a Rob, Dario e il figlio.
Non avrei mai organizzato quella festicciola se avessi saputo chi lavorava lì, Maria, una delle mie compagne di classe della scuola, fu piacevole sapere che se la cavava bene, il ristorante era del padre di suo marito, aiutava come cameriera ad occorrenza ma in genere si occupava della contabilità, il marito della cucina, il piacere di rivederla scomparve presto, inutile dire che fu un brutto colpo quando del tutto seria mi chiese come avessi fatto a mantenermi così giovane. Ero raggelata e se non fosse stato per il nonno che mi aveva trascinata via non avevo idea di cosa avrei fatto. Solo un mese dopo, una sera dopo aver messo a letto i bambini ero entrata in camera trovando Derwin stravaccato sul letto completamente nudo e D che usciva dal bagno con un asciugamani con cui si tamponata i capelli umidi "Dobbiamo andarcene" ed un anno dopo lo avevamo fatto.