Per i successivi venti minuti rimanemmo a chiacchierare in tranquillità, Vali mi affidò temporaneamente il suo umano, Carl, io e Gab ci mettemmo una per lato e lo scortammo in un giro nella sala con Günter come guida turistica che ci raccontava la storia degli affreschi o degli intarsi presenti, mentre Vali aveva seguito un cameriere in cucina per assicurarsi che ci fosse qualcosa da mangiare che lo stomaco del ragazzo potesse reggere. Avevo scorto più volte Vin bloccare Maria, la sorella di Carl, dal raggiungerci per controllare che trattassimo il fratello adeguatamente e non mi sfuggì la breve conversazione che ebbero quando, per la terza volta nel giorno di un minuto scarso, lei aveva insistito sul fatto che con me e Gab il fratello non fosse abbastanza assistito. Vin si era un pó alterato e le aveva detto che con me e con Gab Carl era al sicuro e che se avessimo percepito che stesse soffrendo o fosse affaticato io e Gabrielle lo avremmo fatto sedere, senza contare che, avendo accettato di farsi mordere doveva cominciare ad abituarsi alla gerarchia e che se avesse continuato a sminuire le mie capacità, essendo io la femmina dominante del branco, per quanta pazienza avessi e di quanta comprensione fossi fornita prima o poi un atteggiamento simile, di sfida alle mie capacità, mi avrebbe fatto infuriare tanto da attaccarla, attacco che poteva concludersi con una vittima, di certo suddetta vittima non sarei stata io, ero troppo potente e avevo avuto dieci anni per esercitarmi, cosa che avevo fatto con D e Der, per farmi mettere i piedi in testa da lei, quando a quelle parole la ragazza sembrò essere terrorizzata lui si affrettò ad assicurarle che non ero affatto un tipo aggressivo ma che, essendo la femmina dominante di un branco, il mio istinto era quello di proteggere e accudire i cuccioli e i membri del branco, asserire costantemente che non ne fossi capace non solo era un pesante insulto ma, a lungo andare, era anche una sfida alla mia autorità e la mia parte di lupo non lo avrebbe tollerato.
Vali era appena rientrato e si era riappropriato della vita del ragazzo mettendo da parte la sorella con un bacio di ringraziamento sulla guancia quando uno dei servitori della dimora entrò trafelato in sala attirando l'attenzione su di sé, non che fece in tempo a spiegare cosa stesse succedendo, appena riuscì a biascicare un "signore..." quando una figura dai lunghi capelli neri, vestita di azzurro e argento si scaraventò contro mio padre gridando "amoruccio mio" per poi stritolarlo in un abbraccio fin troppo stretto "cattivo non sei mai venuto a trovarci sono passati secoli" lo rimproverò lei. Che la ragazza avesse qualcosa di strano era palese, tanto per cominciare era alta quanto papà, aveva due braccia fin troppo massicce e anche, se la osservavi quando non aveva la faccia spiaccicata contro quella di mio padre, una ben curata ed estremamente corta barba. "Smettila" imploro papà cercando di farle staccare la faccia dalla sua, inutilmente, "mi stai punzecchiando la faccia" imprecò nella speranza che il soggetto la smettesse "e va bene ma" concesse facendo sospirare disperato papà, ben consapevole che ciò che stava per chiedere non era affatto di suo gradimento "foto" di nuovo mio padre sospirò sconfitto "fai sta foto esaltato" quel pover'uomo era evidentemente troppo scosso per riuscire a pensare lucidamente e sapevo che la cosa non sarebbe durata per molto "ehi, hai visto come sono vestito? Dammi della signora fratellino irrispettoso" lo rimproverò quello che ha tutti gli effetti era suo fratello, papà ebbe il coraggio di borbottare qualcosa di incomprensibile "Boris ti muovi? Hai promesso" incitò la zia lasciando papà esterrefatto "Boris?" Domandò, non ottenendo risposta, infatti il soggetto in questione si fece avanti seguito dallo sguardo esterrefatto di papà si accostò alla schiena della zia spingendosi abbastanza da coprire il corpo al centro e stringere le braccia, di malavoglia, anche intorno a papà. "Guardate papino e sorridete" solo a quel commento papà si rese conto che sulla porta, con in mano un telefono di ultima generazione c'era suo padre con stampato in faccia un sorriso che non prometteva nulla di buono "finalmente i miei bambini tutti insieme" dopo quello cominciò a scattare foto in diverse pose. "posso andare?" Era la terza volta che Boris lo chiedeva. Lui è papà erano stati usati come manichini per foto dalla zia e dal nonno sotto gli sguardi attoniti del branco di papà e alle risate malamente trattenute del mio che ormai da tre anni avevamo a che fare con loro e sapevamo fin troppo bene come erano fatti. "E va bene" concesse la zia, lasciando che Boris si allontanasse. Lui e papà non avevano un buon rapporto, a vederlo non si sarebbe mai detto dato che era un armadio di muscoli più alto di tutti i presenti e con un aspetto piuttosto intimidatorio ma in realtà era piuttosto timido, riservato e aveva un gran cuore, non per nulla era uno dei migliori curatori del villaggio dei naturali dove viveva anche il nonno e la zia. La colpa di quella distanza era di papà, era stato proprio lui durante una delle sue prime trasformazioni senza alcun controllo a morderlo, Boris era a caccia insieme ad altri uomini del villaggio in cui aveva vissuto, si era allontanato in cerca di tracce ed era finito con un lupo mannaro che quasi gli aveva staccato un braccio. Papà era andato nel panico, aveva preso in spalla in cacciatore privo di sensi e aveva fatto l'unica cosa che un ragazzino spaventato farebbe: chiedere aiuto ai genitori. Il nonno si era preso cura dello zio a lungo, insegnando al giovane tutto quello che necessitava sapere insieme a Glauco, il figlio dal genere fluido che aveva appena costretto i due fratelli ad una sessione di foto, papà invece non l'aveva presa bene, i sensi di colpa per aver quasi ucciso una persona non lo avevano mai abbandonato, non aveva accettato di essere stato debole e ogni volta che vedeva Boris stava male, lo aveva allontanato e Bors, seppur in parte capisse il perché fosse così chiuso verso di lui, si sentì rifiutato portandolo ad allontanarsi, i rapporti erano stati chiusi totalmente quando papà aveva conosciuto Olga e se ne era andato con lei a vivere una vita separata da quella della sua famiglia, Boris non solo si era arrabbiato per il fatto che papà avesse abbandonato i genitori e il resto dei familiari ma si era anche sentito responsabile di ciò consapevole che se quella volta non fosse stato morso i rapporti familiari di quella che era diventata anche la sua famiglia non ne avrebbero risentito. Tutto ciò aveva portato lo zio a terminare ogni tentativo di avvicinarsi a papà.
Boris venne nella mia direzione e mi salutò con un bacio sulla fronte prima di proseguire e dirigersi alle mie spalle
"Ora che abbiamo finito qui chi viene a salutarmi per primo?" Domandò nonno mettendo via il telefono e sorridendo ai presenti "io" mi prenotai correndogli incontro per poi abbracciarlo con forza, la stessa con cui lui stringeva me, decisamente era mio nonno, le coccole piacevano molto ad entrambi.