14 - cuccioli

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Dovevano essere passate almeno sei ore, da quando avevo riadattato una tana di volpi abbandonata alle mie esigenze. Non potevo negare a me stessa che le cose, stavolta, erano andate molto meglio, era stato tutto più semplice. Avevo allargato la tana, mi ci ero infilata e avevo dato alla luce i miei cucciolo in santa pace e in silenzio. Ci era voluto un pó, ma dovevo aver passato almeno due ore a fissarli mentre, attaccati ai miei seni di lupa, bevevano avidamente.
I miei tre cuccioli erano bellissimi, come poteva essere altrimenti? Erano miei, li avrei adorati anche se fossero stati inguardabili. Tre piccoli lupetti due grigi ed uno bianco con la coda il musetto e le zampette nere. Nel buio non riuscivo a vederli bene, a cogliere le loro sfumature e particolarità, ma ne sentivo l'odore e lo memorizzavo come fosse il mio unico ossigeno, vedevo quelle zampettine così piccole e fragili agitarsi nel tentativo di avvicinarsi di più al mio ventre e non farsi fregare il posto da uno degli altri piccoli. Sentivo quei leggeri versetti di lamento che uscivano dalle loro bocche quando perdevano la presa e dovevano ritrovare la strada verso il cibo.
Li avevo leccati tutti per ripulirli e li avevo guardati sonnecchiare, sentiti piagnucolare affamati e ora li guardavo mangiare con tutta la mia concentrazione, fu quello il mio errore, non prestare attenzione a ciò che mi circondava perché quando mi ritrovai una mano nella tana, poco distante dalla faccia, mi venne un mezzo infarto e solo dopo un attimo di esitazione riuscii ad avere abbastanza lucidità di mente da azzannare l'arto che venne ritirato immediatamente. Solo quando il proprietario imprecò riconobbi la voce di Elia. Mi avevano trovato ma comunque non mi pentii del secondo morso che diedi, stavolta a mio padre, accompagnato da un ringhio di avvertimento. Nessuno avrebbe toccato i miei cuccioli, nessuno.
Quello che successe dopo mi sembrò accadere fin troppo velocemente. Papà continuava a ripetermi di uscire e tornare a casa sua, che avevo ancora tempo e che sarebbe stato molto meglio che tutto accadesse in un ambiente sicuro e controllato come casa sua. Capivo perché lo dicesse, per le lupe nella mia condizione, quelle che erano rimaste incinte in forma animale, le cose funzionavano in un certo modo. In forma umana la gravidanza non si notava e raggiunto il momento del parto il corpo si forzava a prendere aspetto animale almeno un paio di giorni prima del parto, era impossibile evitarlo, se restavi incinta in forma animale partorivi in forma animale dei piccoli anch'essi in forma animale, con lo sviluppo tipico di un cucciolo di lupo, ovvero non ancora così formato da aprire gli occhi. I piccoli, perché si, si parlava di più di un figlio alla volta, dovevano restare sotto sembianze animali fino a quando non erano abbastanza formati da permettergli una sopravvivenza sicura in forma umana. Ci sarebbe voluto all'incirca un mese prima che prendessero forma umana e a quel punto sarebbero stati dei normali bambini e poi ragazzi, fino alla loro prima mutazione. Anche quella variava, c'era chi mutava intorno ai sedici anni, chi verso i trenta, nonostante l'aspetto fisico rimanesse pressoché identico.
Papà voleva che il parto avvenisse in un posto sicuro, riparato e comodo, probabilmente avrei agito anche io come lui in altre circostanze. Sapevo che lì sarei stata al sicuro, ma non riuscivo lo stesso a vedere quella casa come un posto sicuro, non dopo Brian. Troppe persone intorno, avevo bisogno di solitudine. Avevo bisogno che se ne andassero, sopratutto perché io di tempo non ne avevo avuto, io i miei piccoli li avevo già messi al mondo, la mia parte umana aveva le sue paure, quella animale i suoi istinti, non sarebbe andata bene affatto, era quello che credevo, almeno fino a quando non sentii quella voce. Mi calmò all'istante "D, sono io" lui era l'unico che mi chiamava in quel modo, tutti, dal primo all'ultimo usavano Didi come diminutivo e a nessun altro avrei permesso altrimenti lui era il mio D e io la sua. Battei la coda a terra un paio di volte, nel vano tentativo di scodinzolare, guaii felice di saperlo lì e, quando vidi il suo occhio sbirciare in quella tana poco profonda e sgranati dalla sorpresa, avrei tanto voluto riuscire a raggiungerlo e leccargli la faccia. Ovviamente non feci nulla del genere. Rimasi ferma e lui si tirò indietro immediatamente dopo aver guardato "è meglio se andate" consigliò il maschio a papà e il resto del presenti, non che sapessi chi ci fosse lì fuori. "Dimitri, non ti ci mettere anche tu, non può restare la sotto, almeno uscisse per salutare la madre e la sorella che devono andarsene, anche se in forma animale può sempre farsi vedere" a quelle parole mi resi conto di essermene completamente dimenticata, mamma ed Eli avevano una vita, dei lavori a cui presentarsi l'indomani, e un compagno e un fidanzato con cui stare. Mi diedi della scema e, quando sentii mia sorella chiedere "che le succede?" Non riuscii ad evitare di spostarmi e uscire con il muso fuori dal buco. Papà con Rena e una decina dei miei fratelli, il mio branco, la mamma ed Eli, il capostipite Andrew con la compagna e Andrea con tre vampiri, tra cui il suo amante, erano di fronte a Dimitri che mi dava le spalle. La situazione non fece che peggiorare, si accorsero che avevo cacciato fuori il muso e mi fissarono in blocco, i cuccioli, disturbati nel loro pasto guairono e tutti, umani esclusi, li sentirono. Papà avanzò ordinando a Dimitri di spostarsi, io andai nel panico. Ululai. Mamma era nel panico più totale e non la smetteva di chiedere cosa stesse succedendo, aveva capito che qualcosa non andava ma non cosa, nessuno le dava spiegazioni e papà sembrava intenzionato a saltare addosso a Dimitri pur di raggiungermi. Finì tutto quando due zampe bianche si piantarono ai lati della mia faccia e un poderoso ringhio zittì i presenti. I progenitori erano almeno un palmo più grossi di un normale mannaro quando erano in forma animale, senza contare che sapevo che effetto faceva quando ringhiava incazzato. I suoi occhi erano di una strana tonalità,  il colore più simile che mi veniva in mente era un brillante terra di Siena, un castano tendente al rosso, facevano paura, sembravano ignettati di sangue e le zanne snudate non aiutavano.
"Per favore, non degeneriamo le cose" pregò Dimitri cercando di calmare la situazione. Mamma non ne volle sapere, ormai sull'orlo dell'isteria da preoccupazione ignorò i ringhi del lupo, le parole di Dimitri, il resto dei presenti e sorpassò papà, piazzandosi al centro, tra noi e papà. "Che qualcuno mi dica cosa sta succedendo a mia figlia immediatamente" imposse  quasi urlando. Persino papà si fece piccolo, come se fosse stato appena ripreso dalla mamma nel sentirla parlare ma la prima persona a riprendersi fu Gabrielle. "I cuccioli, ha avuto i cuccioli" era letteralmente in visibilio per la notizia. Se ne fregò altamente del progenitore, nonché suo capobranco, ringhiante, e si precipitò accanto a me, seguita a ruota da mamma ed Eli. Persino lui era basito dalla cosa, ma non fu minimamente aggressivo nei loro confronti e permise alle tre di farmi dei gattini sul muso.
"Per l'amor del cielo, torniamo a casa o volete che restino in quella buca?" Dimitri guardò prima me poi lui, era l'unico a poter parlare dei tre "non credo sia una buona idea" ammise quasi a forza "dopo quello che è successo lei ha paura e gli istinti di protezione della lupa non le permettono di tenere i piccoli accanto ad altre persone, per questo volevamo rimanere isolati fin dopo il parto" ammise sospirando "inoltre lui non si allontanerà da lei e non vuole che si sappia chi è, desidera poter uscire di casa senza essere additato come progenitore" spiegò a papà. "Potete chiudervi in camera, nessuno entrerà e se lui resta in forma animale nessuno vedrà la sua faccia e lo riconoscerà" era vero, per fortuna i progenitori, e anche gli esemplari più antichi, riuscivano a camuffare il proprio odore e non farsi riconoscere, D non ne era in grado, papà si.
Emisi un leggero abbaio per attirare l'attenzione. Ci misi poco a tirare fuori i due grigi e lasciare che D li prendesse, lì guardò e toccò come fossero di vetro e al contempo un tesoro inestimabile, sorrise volgendo il capo verso il lupo grigio "sono tuoi" lo erano e non solo per il colore del pelo, era come per i miei fratelli, per qualche ragione sapevo chi lo era e chi no, lo stesso fu per i piccoli. "Posso toccarli?" Chiese Eli con uno sguardo di adorazione verso quelle creaturine, a chi non piacciono i cuccioli? Dimitri glieli mise tutti e due tra le mani, facendoglieli reggere. Fu allora che arrivò l'infarto. Portai fuori il terzo. Dimitri si paralizzò. Prima di riuscire a prenderlo ci mise quella che mi sembrò una vita "è mio" era incredulo e sapevo perché, le possibilità che anche solo uno fosse suo erano davvero basse, in forma animale non lo avevamo fatto quasi mai e quando ero rimasta incinta avevamo dato per scontato che non avrei dato alla luce figli suoi biologici. Ci eravamo sbagliati. Lasciai che lo ammirarasse per alcuni secondi, poi con il muso girai il cucciolo a pancia all'aria, fu allora che capì. Scattò in piedi l'atteggiamento del tutto diverso "ce ne andiamo subito" affermò, lasciando che riprendessi il cucciolo in bocca, con delicatezza riprese anche gli altri due dalle mani di mia sorella. "Dimitri..." cominciò papà, ma lui lo interruppe prima che potesse dire qualcosa "no." Non lo avevo mai visto così prima "Vin, riportare voi Iris ed Elisabetta a casa, insieme alla nostra roba, noi andiamo via ora" nessuno osò ribattere, il suo tono faceva paura. Impiegammo meno di un quarto d'ora per tornare indietro prendere la macchina e andarcene con la promessa che avremmo chiamato appena possibile.

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