CAPITOLO 5

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MATT

Scendo di corsa le scale, pronto a lasciare questa casa e andare a sfogare la mia rabbia con qualcun altro, mio padre per la precisione, ma Harper mi plana davanti, impedendomi di uscire.

«Me ne vado.» La informo, brusco, cercando di raggirarla. Ma mi si para di nuovo davanti, mettendomi le mani sul petto.

«Cosa? Aspetta. Che è successo?» Mi domanda, preoccupata.

«Niente. Non è successo proprio un cazzo di niente!» Sbraito, in preda alla collera che mi scorre nelle vene. Ed è proprio il fatto che non sia successo nulla che mi fa perdere il controllo. Lei non ha voluto baciarmi, mi ha rifiutato, ancora.

E io sono furioso.

Sento il mio intero corpo irrigidirsi, la mascella contrarsi e i pugni stringersi nelle mie tasche. Devo andarmene da qui, prima di dover ripagare qualcosa a Emma.

Rivedere Alissa è stato... non lo so com'è stato. Bello, brutto? Non riesco a capirlo. Certo, ogni parte del mio corpo, anche la più piccola cellula, ha sentito la sua mancanza in questi venti giorni, ma ora mi stavo quasi abituando alla sua assenza. Rivederla ha mandato all'aria tutti i progressi che avevo fatto e riaffiorare tutta la rabbia che avevo covato verso di lei da quando mi ha lasciato da solo in quella camera a Miami.

Appena l'ho vista, bella come sempre, il mio corpo si è risvegliato subito dalla specie di trance in cui era caduto dopo l'uscita di scena di Alissa dalla mia vita. La mia bocca era attratta dalla sua come una cosa del tutto naturale, come se baciarla fosse l'unico scopo della sua esistenza. Ma, a quanto pare, lei non la pensa così. No, cazzo!

«E perché sei così arrabbiato, allora?» Mi domanda Harper, non capendo a pieno il mio stato d'animo.

«Non sono arrabbiato, devo solo andarmene da qui, prima di fare fuori qualcosa... o qualcuno.» Ripenso a Ben e alla sua occhiataccia, mi guardava come si meriterebbe di essere guardato un criminale, un molestatore. Cosa credeva? Che una volta rimasto da solo con Alissa, mi sarei approfittato della sua condizione di debolezza per scoparmela contro la sua volontà? Che razza di idiota, porca puttana. Per chi diavolo mi ha preso? Non la toccherei nemmeno con un dito, ma lui, lui avrei voluto prenderlo a pugni sul serio.

«Qualcuno?» Harper sembra confusa, non crederà anche lei che mi riferisca a sua sorella, vero? Qualcuno ha capito che sono fottutamente innamorato di quella ragazza e che mi farei uccidere io stesso, piuttosto che vederla soffrire?

«Non guardarmi così, Dio santo!» Sbotto contro la mia migliore amica. «Sono incazzato nero con lei, ma non al punto di farle del male. Mi conosci, maledizione!» Sono sbalordito, sembra di ritrovarmi dentro un film dell'orrore.

«Oh, lo so benissimo. Quindi tu... tu stai parlando del povero Ben?» Mi guarda con ancora più rimprovero e con un sopracciglio alzato. «Cosa ti ha fatto quel poveretto? Lo odi solo perché è schietto e non ha timore a dirti le cose in faccia.»

«Esatto!» Esclamo, con la superbia che mi spinge a credere che sia più che giusto avercela con lui proprio per questo. «Quella bocca non la chiude proprio mai, ed è sempre in mezzo, oltretutto.»

Harper ride, di fronte al mio nervosismo. Sospiro e cerco di raggirarla di nuovo, senza successo.

«Okay, okay, scusa, non avrei dovuto ridere.» Si morde un labbro per evitare di scoppiare a ridermi in faccia di nuovo, mentre io aspetto pazientemente che il suo momento di ilarità passi, portandomi le mani sui fianchi.

Harper si schiarisce la gola e torna seria. «Ascolta Matt. So che è difficile, ma tra due giorni c'è l'appuntamento da Kleinfeld e che ti piaccia o meno, tu e Alissa dovrete convivere per qualche ora nello stesso spazio ristretto.»

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