CAPITOLO 33

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ALISSA

«Davvero non posso entrare nello spogliatoio con te?» Matt mi avvolge la vita da dietro e mi mordicchia il lobo dell'orecchio, mentre camminiamo verso gli spogliatoi del mio piano, per cambiarmi e andare a casa.

«Davvero.» Ridacchio e mi contorco quando inizia a farmi il solletico sul collo, riempiendolo di piccoli baci.

«Questa è una vera ingiustizia, zucchero. Dammi una buona ragione per cui dovrei rimanere fuori e perdermi lo spettacolo di un tuo spogliarello privato.»

«Ehm, forse perché lo spettacolo non sarebbe propriamente privato, dato che ci sono altre persone che devo cambiarsi.» Volto la testa per guardarlo da sopra la spalla e le sue labbra si buttano sulle mie. Matt cerca di forzarle con la lingua ad aprirsi, ma i miei sensi sono tutti all'erta e mi ricordano che è nell'ospedale in cui lavoro che ci troviamo. Anche se ormai è quasi un anno che sono stata assunta al St. Andrews, non credo che questo sia il miglior modo di farmi notare dai miei colleghi... e dal mio capo. Con una determinazione che non credo nemmeno mi appartenga, riesco ad allontanarmi dalla sua bocca, proprio quando arriviamo di fronte alla porta degli spogliatoi.

«Okay, faccio in cinque minuti.»

«Al sesto entro e ti porto via con la forza.» Mi morde la punta del naso, facendomi stringere gli occhi per il leggero dolore che mi provoca. Mi libero dalla sua presa e, proprio quando metto la mano sulla maniglia per aprire la porta, Ben ci raggiunge e si appresta a entrare insieme a me.

«Ehi, tu. Che diavolo credi di fare?» Gli domanda Matt. Ben lo guarda con un sopracciglio alzato e l'espressione perplessa.

«Cambiarmi e andare a casa? Hai fumato?» Risponde il mio amico, facendomi mordere le labbra per non ridere.

«Quindi mi stai dicendo che questo coso...» Indica lo spogliatoio. «è unisex?»

«Unisex sono solo i vestiti.» Ben alza gli occhi al cielo e Matt li socchiude, minacciosi. Il mio amico si volta verso di me con gli occhi spalancati e una smorfia allibita sul viso. «In che epoca vivi, Mr. Bigotto? Nel medioevo?»

«Matt, sono tutti medici e infermieri, conoscono il corpo di una donna.» Gli accarezzo una guancia e sparisco con Ben all'interno della stanza per cambiarmi.

«Quello lì ha dei seri problemi. Vuoi che gli prenoto una visita dallo psichiatra dell'ospedale?» Scoppio a ridere, ma il viso di Ben rimane serio.

«È solo che non è abituato.»

«Al ventunesimo secolo?»

«No, scemo, ad avere una relazione.» Ammetto. Matt non è cattivo, solo un po' malfidato nei confronti del genere umano. Ma alla fine, abbaia ma non morde... quasi mai.

«Quindi, state ufficialmente insieme adesso?» Mi domanda Ben, aprendo il suo armadietto.

«Non lo so, ma so che non ha mai provato dei sentimenti di gelosia nei confronti delle ragazze con cui è stato, quindi semplicemente non sa come gestirli. Ma imparerà.» Spero, vorrei aggiungere, ma lo tengo per me. Sono fermamente convinta che Matt capirà come fidarsi di me e come ci si comporta in una relazione, sempre che questo sia quello che vuole. Al momento non è ancora chiaro. Anche se dopo la sua piazzata un'ora fa, è difficile pensare che abbia veramente smesso di amarmi.

«Va bene, tesoro. Ma se ti dovesse far arrabbiare, chiamami e lo rimetto al suo posto.» Si avvicina e mi bacia la guancia per poi uscire. Mi levo velocemente la divisa e mi infilo il maglione di lana gigante e un paio di jeans, insieme alle Dr. Martens vegane. Non sono il massimo della sensualità, ma non mi aspettavo di ritrovarmi Matt in reparto, sinceramente.

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