CAPITOLO 26

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MATT

È ufficiale. Sono veramente diventato un cazzo di coglione rammollito. Una cosa mi sono ripromesso durante questi tre mesi di vera merda: non perdonarla mai più. E cosa ho fatto? Le ho mandato un cazzo di biglietto per il suo compleanno, dove praticamente le ho fatto capire quanto in realtà io pensi ancora solo e soltanto a lei. E come se non bastasse, dopo averla rivista stanotte, il piano per la mia vendetta personale che prevedeva farla diventare verde di invidia e rossa di dolore, è durato meno di dodici ore. Perché ora lei è qui, nel mio appartamento, in piedi tra le mie gambe e con le braccia attorno al mio collo, mentre le mie le avvolgono la vita. I miei stupidi occhi, poi, non riescono a smettere di osservarle il viso. I capelli in una coda disordinata, gli occhi lucidi un po' per l'emozione e un po' per il raffreddore, il naso rosso e screpolato e le labbra pieni di taglietti e pellicine, che continua a torturarsi con i denti. Mi sento un po' in colpa per averle fatto prendere freddo ieri sera, ma dobbiamo anche ammettere che lei ha un cazzo di sistema immunitario di un ragazzino di due anni. Siamo rimasti fuori sì e no dieci minuti ed è riuscita a prendersi un'influenza.

«Hai fatto un tatuaggio.» Con l'indice, inizia a percorre i contorni della frase che mi sono fatto tatuare. Da Alex, oltretutto. Perché sì, sono un maledetto sadico che ha superato tutti i limiti, facendosi fare un tatuaggio da una ragazza che è innamorata di lui, che però è dedicato a un'altra. Perverso, vero? Ovviamente, sì. Quello che provo per Alissa è un tipo di amore malato. E io ne sono ben consapevole, peccato che non riesca a fare niente per scrollarmelo di dosso.

«E tu sei dimagrita parecchio.» Cambio argomento, lanciandole un'occhiata a tutto il corpo, anche se è coperto in gran parte dal maglione largo e che le arriva fin sotto il sedere. Nel giro di qualche ora è passata dall'indossare un mini abito attillato che la stringeva mettendo in mostra tutte le sue curve, a uno di quei maglioni di tre taglie più grandi che nemmeno sua nonna si metterebbe. È questo che mi fa impazzire di Alissa, non conosce le mezze misure. O va in giro senza intimo o come un sacco di patate per nascondersi dal mondo. Esattamente come la nostra relazione: o sono tutto per lei, o non può esserci nulla tra noi. Anche se sembra aver cambiato idea.

«Non così tanto...» Alza le spalle, ma abbassa gli occhi per sfuggire dai miei.

«Ah, no? Sento le tue ossa sotto le mie dita. Che cazzo stai combinando?» Le prendo il mento tra le dita e la costringo a guardarmi.

«Mi sto solo adattando ai canoni dettati dalla società!» Scherza, ma il sorriso non gli sfiora nemmeno minimamente gli occhi. Prendo mentalmente nota di parlare con qualcuno di questa situazione, perché lei forse la sta prendendo sottogamba, ma io assolutamente no. Mi chiedo perché Harper non mi abbia detto niente. Nemmeno un accenno. Ah, già. Lei ha smesso di parlarmi di Alissa circa due mesi e mezzo fa, cazzo.

«Non farmi incazzare.» La mia è una minaccia, ma sembra più una preghiera. Perché, come ho già detto, sono un coglione rammollito e non riesco a essere duro come vorrei con lei. Cioè, riesco a essere anche troppo duro con lei, ma in un altro senso.

«È stato solo un periodo difficile. Non preoccuparti, sto bene.» Mi rassicura e il sorriso dolce che mi regala, mi fa sciogliere come un cubetto di ghiaccio sotto il sole cocente del sud della Florida in pieno agosto. In poche parole? Da tre mesi a questa parte non è cambiato proprio un cazzo.

«Non mangi?»

«Certo che mangio, Matt.» Alza gli occhi al cielo, esasperata.

«Alissa, ti giuro che...»

«Te lo ha fatto lei?» Mi interrompe, ignorando il mio momento paternalistico e tornando a puntare gli occhi sul mio maledetto tatuaggio.

«Sì.» Inutile nasconderlo, soprattutto dal momento in cui ad Alex piace vantarsene, come se pensasse in qualche modo che possa essere riferito a lei. È solo un'effimera illusione.

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