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ＣＡＰＩＴＯＬＯ ３６

ＭＡＴＴ

«Sai cos'è l'amore da un punto di vista scientifico?» Alissa mi guarda con gli occhi pieni di lacrime e mi parla con la voce rotta ed emozionata, mentre si aggrappa al mio collo con le sue braccia.

«No.» Anche la mia voce è titubante ed esprime una sensazione che non ho mai provato con nessuno, se non con lei.

«Come una dipendenza da stupefacenti. I neurotrasmettitori che vengono attivati dall'innamoramento e una droga sono gli stessi. Dopamina, noradrenalina...»

«Dio, come mi ecciti quando fai la saputella.» La afferro per il sedere e le premo il bacino contro il mio, mentre le sfugge una risatina. Ecco cos'è che mi è mancato più di tutto, in questo periodo che siamo stati separati. Vederla sorridere spensierata, osservare il rossore propagarsi sulle sue guance quando dico qualcosa che la mette in imbarazzo, perdermi in quegli occhi che mi guardano innamorati.

Lei.

Mi è mancata semplicemente lei.

«Sei tu la mia dipendenza, Matt...» Si morde il labbro e abbassa lo sguardo, a disagio, nonostante tutto quello che ci siamo detti, tutto quello che io le ho confessato.

«Quindi?» Le sue iridi cioccolato tornano nelle mie e le sue sopracciglia si corrugano. «Qual è la tua risposta? Vieni a vivere qui con me, o no?»

Il suo sorriso si spegne di colpo appena sente la mia domanda, e il mio entusiasmo muore completamente quando metto a fuoco la sua espressione.

«E tuo figlio?»

«Smettila di preoccuparti di questo. Credi che stare con te mi definisca come padre? Posso prendermi cura di lui e di te. Dammi solo la possibilità di dimostrartelo.»

«Non devi dimostrarmi niente, Matt, io mi fido di te.» Sorride e si appoggia con la guancia sul mio petto.

«È un sì? Dammi una cazzo di risposta, sto impazzendo.» Mi passo una mano tra i capelli, strattonandoli e lei alza di nuovo il viso per guardarmi.

«Certo che è un sì.» Si solleva sulle punte e preme la bocca sulla mia. Stringe le braccia attorno al mio collo per tenersi in equilibrio e la sua mano si infila nei miei capelli, scompigliandoli. Le sue dita mi spingono sempre di più il viso verso il basso, mentre le nostre labbra si schiudono per permettere alle nostre lingue di toccarsi. Le mie mani diventano subito impazienti e iniziano a girovagare sul suo corpo, come volessero imprimerselo sui palmi. Le palpo il sedere, risalgo sulla schiena e le spalle, poi scendo di nuovo ad accarezzarle i fianchi. Faccio qualche passo in avanti e lei indietreggia verso la porta. La chiudo con una spinta e ce la faccio aderire con la schiena.

Il nostro bacio diventa presto scoordinato e passionale. Alissa mi succhia il labbro inferiore e ansima, quando abbandono la sua bocca e scendo a baciarle il mento, poi il collo. Le sfilo il giubbotto e lo lascio cadere per terra, poi faccio fare la stessa fine al suo maglioncino nero. Rabbrividisce e il suo corpo si ricopre di pelle d'oca, forse per il freddo o per le mie mani che continuano a venerarla in ogni punto.

I suoi seni si muovono in sincrono con i suoi respiri affannati, ancora coperti da un semplice reggiseno nero. Mi abbasso a baciare la sua pelle morbida, proprio tra la piega dei due seni e i suoi ansiti si fanno più rumorosi. Scendo ancora di più, a baciarle l'addome, fino a ritrovarmi in ginocchio di fronte a lei. Le sfilo velocemente le scarpe da ginnastica e poi le sbottono i jeans. Continuo a baciarle la pelle sulla pancia piatta, mentre tiene la nuca appoggiata alla porta e gli occhi chiusi. La mia lingua è calda, in totale contrasto con la sua pelle fredda, a causa della bassa temperatura. Lo scopo di oggi era convincerla a venire a vivere con me, non di certo quella di spogliarla completamente, quindi non ho pensato ad accendere i riscaldamenti. Avrei dovuto tenere le mani al loro posto, lo so, ma io sto letteralmente scoppiando. Non è probabilmente la cosa più romantica da dire, ma il mio amichetto nei bassifondi sta scongiurando pietà. È una settimana che Alissa lo stuzzica e poi si tira indietro, perché a quanto pare a lei il ciclo le dura una fottuta eternità.