CAPITOLO 46

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MATT

"Tornata a casa? Ti amo."

"Zucchero?"

"Chiamami appena leggi i messaggi."

Continuo a guardare i messaggi inviati ad Alissa durante tutto il pomeriggio, a cui ovviamente non ho ricevuto nessuna maledetta risposta. Spero che semplicemente si sia addormentata, ma sa che sono molto più sicuro quando mi scrive appena rientrata dal lavoro. Di solito, non sono a casa prima delle sei del pomeriggio e sapere che sta bene, mi fa affrontare la giornata lavorativa con più tranquillità. Forse si è solo dimentica di scrivermi, questa volta. Sono giorni che è un po' strana. Quando non è super eccitata e non vuole scoparmi in continuazione – cosa abbastanza particolare, dato che il più delle volte sono io che ho sempre voglia –, è stanchissima. Ha gli occhi cerchiati da delle bruttissime occhiaie nere, sbadiglia in continuazione e si addormenta su qualsiasi superficie glielo permetta. Le ho detto che sarebbe dovuta andare a fare le analisi perché, secondo me, c'è qualcosa che non va. Ma mi ha assicurato che oggi le avrebbe fatte per il lavoro, per cui, dovremmo sapere qualcosa al più presto. Sinceramente, sono un po' preoccupato, perché non l'ho mai vista così. Ed è per questo che il fatto che non risponda ai miei messaggi, e nemmeno alle chiamate, mi sta facendo impazzire.

"Amore, mi stai facendo preoccupare. Sto tornando a casa, spero di trovarti addormentata nel nostro letto."

Mentre guido per tornare a casa, continuo a guardare il cellulare, che ho lasciato sul sedile accanto a me, con la coda dell'occhio. Ma niente, questo non si illumina nemmeno. Faccio partire una chiamata a Steve, ma il telefono squilla a vuoto. Cerco di guidare il più velocemente possibile, ma questo è il fottuto orario di punta e tutti i Newyorkesi stanno tornando a casa, proprio come me. Quindi, vaffanculo Matt, porta pazienza e goditi il traffico.

Continuo a ripetermi che non le è successo niente e che probabilmente tirerò un grosso sospiro di sollievo, appena rientrerò a casa e la vedrò appallottolata sul divano con la tv accesa e gli occhi chiusi. Dopotutto, si è svegliata alle quattro e trenta questa mattina. Sì, probabilmente starà facendo un sonnellino. Uno che dura da circa tre ore, ma sì, sarà sicuramente così.

Quando parcheggio di fronte al nostro garage, mi precipito fuori dalla mia auto senza nemmeno mettermi la giacca. Il freddo mi entra dentro le ossa e qualche fiocco di neve mi cade sulla testa. Fantastico, sta iniziando a nevicare. Noto subito che la sua macchina non c'è. Merda, perché non c'è?

Corro dentro casa e, vedendo che non è in soggiorno, salgo velocemente le scale per andare in camera nostra, sperando che abbia preso un taxi per tornare a casa. Ma no. Bene, niente panico. Forse è andata a fare un giro con Ben. Ben. Cazzo, Ben. Lo chiamo, ma neanche lui risponde, per cui mando un messaggio.

"Ciao Ben, Alissa è con te?"

Sospiro e, mentre ripongo il telefono in tasca, sento degli strani rumori proveniente dalla stanza di Steve. Mi avvicino e i suoni si fanno molto più chiari. Gemiti, ansimi, pelle che sbatte contro pelle.

Il panico mi scorre nelle vene, sento la camicia attaccarsi alla mia pelle a causa del sudore freddo. Tremo, scosso da brividi, mentre prego che dentro non ci sia la mia Alissa.

Fa che non sia Alissa. Fa che non sia Alissa. Fa che non sia la mia fottuta Alissa.

Spalanco la porta, pronto a spaccare la faccia a lui e a sbattere fuori di casa lei. E la scena che mi ritrovo di fronte è raccapricciante, ma non perché ci sia la mia ragazza, bensì perché, che cazzo, non voglio avere nessun ricordo di Steve mentre si fa una sconosciuta.

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